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giovedì 31 marzo 2016

La lista

C'è quello che ha detto alla sua mamma che lei ha i lineamenti gentili, ma non è gentile, poiché alla sua festa, sulla torta di compleanno, c'era Kung Fu Panda. Che poi è lo stesso che, a domanda, rispose che sì, lei gli piaceva.
C'è quello che all'uscita della scuola richiama gioioso la sua attenzione, e ci rimane male se lei non lo nota.
C'è quello a cui piacciono le bambine con gli stivali (sic) e vedendola stival-munita le aveva chiesto di sederlesi accanto, venendo rifiutato. "Ma perché, poverino?", le avevo chiesto dispiaciuta, "Ma mamma, glieli ho fatti vedere - gli stivali, of course - glieli ho fatti toccare, poi basta" (e come darle torto?). Che poi è lo stesso che, alla fine dell'ora di inglese, voleva che andasse con lui a vedere la fontana.
C'è quello che le ha chiesto di darle un bacino, ma poi non è venuto alla sua festa di compleanno perché doveva giocare a calcio.
E c'è quello che era il suo fidanzatino, ma ora sono buoni amici, però alla festa non è mancato.
Il tempo passa e la lista di...come definirli, fidanzatini, simpatie, spasimanti?, della Lolla si allunga. Considerando la ragazza timida che sono stata, timorosa di svelare i propri sentimenti e capace di scoraggiare quelli altrui, per niente interessata a qualcosa che fosse meno che Amore, guardo  le sue conquiste con un misto di stupore e curiosità.
Ma la verità vera è che mi sento improvvisamente sbalzata in secondo piano: il mondo non è più mio, è suo. E nella mia testa risuonano le parole della canzone degli Abba, Slipping through my fingers. Possibile che il futuro sia così vicino? Non sono ancora pronta a sentirmi vecchia e preoccupata.


mercoledì 30 marzo 2016

Il socio

Come mai Mitchell Mc Deere, giovane e brillante laureando in legge ad Harvard, viene contattato da uno studio legale che fa di tutto pur di averlo tra i suoi avvocati? Come può Bendini, Lambert&Locke, piccolo e sconosciuto gruppo di associati con sede a Memphis specializzato in questioni fiscali, offrire stipendi così allettanti ai suoi membri? Perché nessun socio ha mai lasciato lo studio?
Sono queste le domande che pervadono il lettore dopo le prima pagine di Il socio, il famoso legal-thriller di John Grisham che ispirò l'omonimo film di Sidney Pollack.
Senza troppi preamboli, il libro entra subito nel vivo e ci porta a frequentare con Mitch lo studio Bendini, Lambert&Locke. Ci fa ammirare la luci notturne di Memphis, tra ponti e vecchi edifici adibiti un tempo al commercio del cotone, ci introduce in un ambiente selezionato dove non sei nessuno se non fatturi almeno quaranta ore a settimana e ci fa sentire svuotati e sovraccarichi di faldoni da studiare proprio come Mitch, che per il troppo lavoro vede in pericolo il suo matrimonio con Abby.
Non c'è che dire, anche se non conoscevo Grisham, (e sì, me ne rammarico), il suo stile, il suo modo di reggere i fili del racconto, mi sono piaciuti subito. E sebbene la quarta di copertina sveli in maniera inopportuna molte delle risposte alle domande precedenti (perché, dico, perché lo fate, signori editori?), il romanzo non perde mai il suo appeal.
Non appena ti sembra di aver capito cosa c'è sotto e la tensione scema, subito Grisham la riattiva. Così, tra colpi di scena e misteriosi maneggi, ci porta anche in giro per gli States e i Caraibi. I cambi di ambientazione, tutti funzionali alla trama, hanno il vantaggio di trasportare il lettore in paradisi naturali come le isole Cayman, facendoci sognare di bianche spiagge dall'acqua trasparente, o in luoghi turistici come Panama city beach che tanto ricorda la costiera romagnola con le sue file ininterrotte di alberghi, porticcioli e ombrelloni.
Unico neo, a mio avviso, il finale, che mi ha leggermente delusa. Resta la sensazione che Mitch, pur così abile e intelligente, non esca vincitore, almeno non del tutto. Si tratta, però, di una considerazione personale e forse la bravura di Grisham, e il fascino del romanzo, sta proprio in questa capacità di spiazzare il lettore fino alla fine.

Il socio, di John Grisham, Oscar Mondadori, trad. di Roberta Rambelli


mercoledì 23 marzo 2016

Una bambina

E' la bambina dagli occhi a stella, i capelli di seta e il naso a punta.
E' la bambina ruffiana, che elargisce baci e abbracci sapendo di poterne chiedere, prima o poi, il conto.
E' la bambina sempre allegra, che quando ride coi grandi chiude gli occhi e incassa la testa tra le spalle, mentre in presenza di altri bambini spalanca occhi e bocca e prorompe in un "Aah".
E' la bambina che vive in un mondo di giochi, canzoni monostrofa e racconti improbabili. E che trascina in quei mondi le sue bambole, coricandole sui gradini, improvvisando per loro pic-nic e lezioni scolastiche.
E' la bambina che legge i libri "a memoria", rielaborando a modo suo ciò che ricorda.
E' la bambina che storpia le parole, arrota la r e scambia la t con c.
E' la bambina che riempie di disegni la casa.
E' la bambina che vuole essere considerata grande, ma ama fare la piccina.
E' la bambina testarda e capricciosa, che se le gira male è capace di piangere per ore per un nonnulla.
E' la bambina che sa mettere a dura prova la pazienza di un genitore.
E' la bambina convinta di essere una grande ballerina.
E' la bambina che confonde oggi con ieri e domani con tra poco. Che si sveglia al pomeriggio pensando sia già il giorno dopo.
E' la bambina che se ha sonno va a letto da sola.
E' la bambina che dorme ovunque, anche nel carrello della spesa.
E' la bambina che non ha paura di restare sola a casa.
E' la bambina per la quale tutto ciò che attiene alla conoscenza, è irrilevante. A meno che non debba competere col fratello.
E' la bambina che ha sentenziato che studiare inglese non le serve, perché da grande parlerà solo in italiano.
E' la bambina che passa le ore seduta sul wc, giocando.
E' la bambina che esamina con sospetto tutto ciò che riguarda il fratello, onde evitare che abbia un trattamento migliore del suo, ma che poi va raccontando in giro con orgoglio di avere un fratello maggiore.
E' la bambina che inizia le sue frasi con "Però".
E' la bambina alla quale non si riesce a togliere il dito dalla bocca, perché è l'unica occasione in cui non parla incessantemente.
E' la bambina che, quando la sentono chiacchierare, tutti si chiedono "Ma da chi avrà preso?".
E' la bambina che al paesello, dove viviamo solo da qualche anno, genitori, nonni e bambini salutano, ignorando beatamente la sua mamma e il suo papà.
E' la bambina che, in una mattina di sole, mi è stata messa in braccio e mi ha fatto innamorare.
E' la mia bambina e oggi ha cinque anni.