La settimana scorsa ho smontato il letto culla che ancora sostava in camera della Lolla. Da otto anni, da quando fu regalato a Ieie di appena cinque mesi, è rimasto a casa nostra ospitando, a turno, i miei figli. Ma da qualche mese ormai era solo un guscio vuoto e un po' a malincuore gli ho detto addio. Non è solo la fine di un periodo della nostra vita, è anche il saluto definitivo alla possibilità, un tempo accarezzata, di avere un terzo figlio.
Mi avvicino a stretto giro ai 40, sono troppo vecchia per pensare a quel numero tre che, da ragazza figlia unica, era il mio ideale. Per carità, so che c'è chi fa figli anche dopo i 40, ma io di bambini ne ho già due e ho una gravidanza complicata alle spalle e poi vorrei che i miei figli, tutti, arrivassero all'adolescenza con una madre, se non giovane, quantomeno non vicina all'età della pensione.
Eppure quando appena trentunenne affrontai la prima gravidanza, mi sentivo una giovane pioniera. Ero la prima delle mie amiche a diventare mamma (come gentilmente mi fece notare una di loro quando le comunicai la lieta notizia "lo sai che nessuna di noi ha ancora figli?" come a dire, guarda che rimarrai da sola con biberon e pannolini) come potevo essere vecchia? A farmi nutrire qualche dubbio fu quel primipara tardiva che la ginecologa appioppò alla mia cartella al momento della prima ecografia.
Ma come, avevo fatto tutto quello che mi avevano insegnato. Prima avevo pensato allo studio, a trovare Il Compagno giusto, a sistemarmi (ve be' eravamo entrambi precari, ma quantomeno sapevamo di poter sfamare il pargolo), ci eravamo anche goduti un po' la vita tra teatri, cinema, viaggi, ecc. come potevano definirmi tardiva?
Già. E' che non ce l'avevano detta tutta. Perché sì, oggi l'eta fertile della donne si è allungata (dicono), oggi la scienza ci aiuta più che in passato, ma la verità vera che nessuno mi aveva detto e che io invece non mi stanco di ripetere è che i figli è meglio farli da giovani. Per carità, non dico di procreare appena spenta la ventesima candelina, senza se e senza ma (e magari senza lavoro e compagno fisso), però prima di scegliere di aspettare bisogna avere alcune consapevolezze.
La prima è che, più passa il tempo, più perdiamo energie. A 31 riuscivo a tenere (più o meno) il passo con le notti di sonno perso, ma a 25 probabilmente l'avrei fatto anche meglio. Adesso a una notte persa segue una settimana di inviti ad andare a quel paese rivolti a chiunque mi capiti a tiro.
Questo è ancor più vero quando devi starci dietro, ai figli. Più sei giovane più hai voglia di fare vola vola, di cantare a loop il Coccodrillo come fa e di passare pomeriggi sul pavimento. Arriva un'età che questi passatempi ti distruggono. Per non parlare degli scricchiolii quando ti rialzi da terra.
La seconda è che non sempre a 35 anni procreare è semplice. Conosco un bel po' di coetanee che hanno avuto non poche difficoltà prima di diventare mamme. Qualcuna alla fine c'è riuscita, qualcun'altra è ricorsa, con successo, alla scienza, qualcuna non ha trovato, finora, la risposta al suo problema. Sarebbe cambiato qualcosa se non avessero oltrepassato i 30 anni? Non lo sapremo mai.
Di certo a loro, e a me, resta un po' di amarezza. Ho amiche che hanno sempre detto di volere un solo figlio. Poi, una volta diventate mamme, hanno cambiato idea: magari un altro... E' che poi non sempre questo desiderio puoi portarlo a compimento. Soprattutto se sei vicina ai 40 e la prima gravidanza ha richiesto anni e anni di tentativi.
Ecco, anche io mi sento così. Come una che, se avesse iniziato a fare figli prima, adesso forse ne avrebbe tre. E arriverebbe ai 40 pensando che tra qualche anno i più grandi andranno all'università e magari noi genitori troveremo il tempo di farci quei viaggi a cui abbiamo rinunciato in gioventù.
Vorrei solo che, oltre a tutto quello che mi avevano detto, mi avessero detto anche questo.