Si distacca un po' dai due romanzi precedenti Il ladro di merendine, il terzo capitolo della saga di Montalbano. Prima di tutto Camilleri introduce la novità di un cliffhanger sul finale, lasciandoci con la curiosità di sapere cosa succederà tra il commissario e Livia (e ok, noi che abbiamo visto le fiction Rai già lo sappiamo, ma ammetto che il colpo di scena ha incuriosito anche me e non vedo l'ora di approdare alla quarta indagine); ma soprattutto conosciamo nuovi lati di Montalbano che si spoglia dell'aura che l'ha circondato fino ad adesso, mostrandosi per quello che è, un uomo di vizi e di virtù.
"Quando si deciderà a crescere, Montalbano?", la domanda del cavaliere Pintacuda è il sigillo sulle debolezze del commissario che, stavolta, nell'amara conclusione del libro, così in contrasto con l'umorismo dei primi capitoli, delude i suoi lettori per la sua vigliaccheria.
Ma andiamo con ordine. Siamo sempre a Vigata, un anno dopo l'indagine definita del Cane di terracotta e pochi anni dopo il primo caso che ci ha fatto conoscere Montalbano. Stretto tra il pensionamento del questore e l'odiata prospettiva di diventare vicequestore, come spesso succede Salvo si trova a sbrogliare due matasse apparentemente indipendenti: l'omicidio di un pensionato nell'ascensore del suo condominio e quello di un pescatore su di un'imbarcazione che avrebbe sconfinato in acque straniere. Sbolognata la seconda indagine con un pretesto di competenza, Montalbano si imbatte poi nel ladro di merendine che dà il nome al libro: un bambino che, per placare i morsi della fame, ruba la merenda agli allievi di una scuola elementare.
Questo terzo incontro, destinato a smuovere le acque del rapporto con Livia, sarà il fil rouge tra le tre vicende e toccherà a Montalbano usare tutta la sua abilità, ma soprattutto la strafottenza e il pelo sullo stomaco di cui è dotato, per venirne fuori sano, Salvo e con il massimo del guadagno per tutti.
Di più non si può dire, se non che questo capitolo getta luce su nuovi aspetti della vita del commissario, sulla sua infanzia, sul suo rapporto con Livia e, udite udite, sulla sua età. Insomma ne emerge un personaggio a tutto tondo, sempre più completo e complesso e di questo va dato il merito a Camilleri che si rivela, oltre a un abile tessitore di trame, esperto cesellatore di personaggi veri, e per questo amati dai lettori.
Il ladro di merendine, di Andrea Camilleri, Sellerio editore Palermo
Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma
"Quando si deciderà a crescere, Montalbano?", la domanda del cavaliere Pintacuda è il sigillo sulle debolezze del commissario che, stavolta, nell'amara conclusione del libro, così in contrasto con l'umorismo dei primi capitoli, delude i suoi lettori per la sua vigliaccheria.
Ma andiamo con ordine. Siamo sempre a Vigata, un anno dopo l'indagine definita del Cane di terracotta e pochi anni dopo il primo caso che ci ha fatto conoscere Montalbano. Stretto tra il pensionamento del questore e l'odiata prospettiva di diventare vicequestore, come spesso succede Salvo si trova a sbrogliare due matasse apparentemente indipendenti: l'omicidio di un pensionato nell'ascensore del suo condominio e quello di un pescatore su di un'imbarcazione che avrebbe sconfinato in acque straniere. Sbolognata la seconda indagine con un pretesto di competenza, Montalbano si imbatte poi nel ladro di merendine che dà il nome al libro: un bambino che, per placare i morsi della fame, ruba la merenda agli allievi di una scuola elementare.
Questo terzo incontro, destinato a smuovere le acque del rapporto con Livia, sarà il fil rouge tra le tre vicende e toccherà a Montalbano usare tutta la sua abilità, ma soprattutto la strafottenza e il pelo sullo stomaco di cui è dotato, per venirne fuori sano, Salvo e con il massimo del guadagno per tutti.
Di più non si può dire, se non che questo capitolo getta luce su nuovi aspetti della vita del commissario, sulla sua infanzia, sul suo rapporto con Livia e, udite udite, sulla sua età. Insomma ne emerge un personaggio a tutto tondo, sempre più completo e complesso e di questo va dato il merito a Camilleri che si rivela, oltre a un abile tessitore di trame, esperto cesellatore di personaggi veri, e per questo amati dai lettori.
Il ladro di merendine, di Andrea Camilleri, Sellerio editore Palermo
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