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venerdì 30 marzo 2018

I delitti della vedova rossa

In un'estate dei primi anni '90, quando avevo ***ici anni, nella casa del paesino trovai, tra i vecchi gialli Mondadori di mio zio, uno che catturò la mia attenzione. Si chiamava Il lago d'oro e recava nel tondo della copertina gialla, l'immagine di un cadavere accanto a un quadro. Al centro del mistero c'era appunto un dipinto, un tentativo di furto in una lussuosa villa e l'alone del sospetto che aleggiava fra i suoi facoltosi ospiti.
Non ricordo molto altro, se non che il libro mi prese molto, al punto da trascurare una mia amica ospite da me in quei giorni (e che comunque mi avrà perdonata se siamo ancora amiche).
Un po' di tempo è passato, mia madre ha fatto pulizia e i gialli Mondadori sono partiti per altri lidi, ma quel libro mi è rimasto in testa per anni finché, complice Google che oggi permette di dare corpo ai ricordi, sono andata a cercarne tracce. Al momento il titolo non è stato ristampato, tuttavia ho scoperto che il suo autore, John Dickson Carr, è stato un giallista assai prolifico del secolo scorso, tanto che, non potendo la sua case editrice dare alle stampe tutti i titoli che sfornava, usò lo pseudonimo Carter Dickson per pubblicare con la concorrenza.
Tutto questo per spiegare come sono approdata a I delitti della vedova rossa, un intricato giallo che si impernia sul tema della camera chiusa, argomento del quale pare che Carr fosse maestro.
La vicenda ruota attorno a una camera nell'antico palazzo di Lord Mantling, in una Londra degli anni '50, detta appunto della vedova rossa e sigillata da circa ottant'anni, dopo che varie persone vi avevano trovato la morte in circostanze misteriose, probabilmente avvelenate, dopo avervi passato una notte da soli.
Lord Mantling ed alcuni amici vogliono sfatare le voci sulla maledizione che graverebbe sulla camera e decidono di sfidare la sorte: chi pescherà la carta più alta passerà due ore chiuso nella stanza, mentre gli altri, fuori dall'unico accesso, si sincereranno della sua incolumità chiamandolo ogni mezz'ora.
Le carte scelgono l'artista Bender e la prova sembra filare liscia. Bender risponde a ogni chiamata e passate le due ore, quando la porta viene riaperta...è morto, avvelenato, probabilmente subito dopo essere entrato nella stanza.
Ma allora chi ha risposto? E chi gli ha iniettato il veleno mortale?
Ma, soprattutto, come mai la camera dopo essere stata chiusa per ottant'anni mostrava tracce di un recente accesso?
Per fortuna che tra gli ospiti di Lord Mantling c'è sir Henry Merrivale, famoso investigatore (va be', ok, io non lo conoscevo, ma nel libro ci sono parecchi accenni ai suoi precedenti successi investigativi). Sarà proprio lui a spiegare l'inspiegabile, in un giallo parecchio intricato, dove le congetture e le soluzioni (presunte) vanno e vengono con la velocità delle onde sulla sabbia.
Il libro è accattivante, per via dei suoi quesiti apparentemente insolubili, e questo trascina il lettore velocemente fino alla fine, tuttavia in alcuni passaggi ho avuto qualche difficoltà a seguirlo e la sensazione, confrontandolo con i gialli della Christie, è quella di un elaborato piatto di nouvelle cuisine a confronto con una semplice pasta e fagioli. Squisiti entrambi, ma manca quella linearità, quella semplicità, che ti fa percepire come tutto fosse così lapalissiano e ti fa contemporaneamente stupire di non esserci arrivato da solo.
Va dato atto a Dickson, comunque, della sua bravura nel creare "l'atmosfera", la nebbia di Londra e il vecchio palazzo hanno una forte impronta suggestiva e la storia alla base della camera della vedova rossa dà il giusto senso di malessere mescolando con sapienza fatti storici e di fantasia.
Il giudizio quindi, è positivo e non escludo di optare presto per un altro titolo a firma Dickson/Carr.

I delitti della vedova rossa di Carter Dickson, Polillo editore, traduzione di Giovanni Viganò

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

lunedì 26 marzo 2018

Pausa pranzo

Sono nove, affiatate, si conoscono da buona parte della loro vita. Sono giovani, qualcuna veste più sofisticata, qualcun'altra casual, ma tutte di tendenza, tant'è che indossano tutte delle polacchine.
Sedute nella luce diafana di questo marzo pazzerello, una finestra a illuminare il tavolo sul quale consumano il pranzo, chiacchierano. Di maschi. Di coppie che popolano altre stanze del posto in cui trascorrono quasi ogni mattina assieme.
"Giulio sta con Sara".
"Ma lui è più piccolo di lei".
"Già".
"E voi -  mi intrometto tra quei nomi per me sconosciuti - siete fidanzate?".
Qualcuna alza la mano, "Io sì" dice una sillabando un nome.
"No non so come fai a stare con lui - dice un'altra - io l'ho avuto vicino ed era insopportabile".
"Lascialo - sentenzia una terza - si scaccola!".
"Anche io ero fidanzata" mi rivela quella che riteneva insopportabile il fidanzato dell'amica "ma poi mi sono lasciata e ora sono single".
"Che significa single?", mi domanda la Lolla.

Sono nove, si conoscono da quando avevano più o meno tre anni e la più grande di loro sta per compierne otto. Hanno percorso già cinque anni assieme, crescendo e cambiando tra i banchi di scuola.
Sono le compagne della Lolla. Averle tutte a pranzo, e sentirle parlare, è un'esperienza indicibile. Sono piccole donne, sono la proiezione di quello che potranno e vorranno essere.

venerdì 23 marzo 2018

Sette anni

Alle volte ti guardo dormire, la sera, spersa nel grande letto e ammiro quel tuo sonno placido, spavaldo, che da sempre ti accompagna e ti permette di riposarti comunque e dovunque.
Alle volte ti guardo camminare e mi chiedo che donna sarai, un giorno. Se i tuoi capelli saranno ancora lisci, come li porterai. Se affronterai la vita con gli stessi sorrisi che oggi elargisci con generosità, accompagnati da quel ggh così bambinesco, rigurgitante felicità.
Ultimamente sembri timida quando incontri persone nuove. E' un lato insolito di te, forse perché stai cambiando e, nonostante ti consideri ancora la mia piccola, nonostante quel dito in bocca di cui proprio non riesci a fare a meno, nonostante ti piaccia essere la cucciola di casa, dovrò accettare di veder crescere la mia bambina.
Sei così diversa, tu. Non hai i miei timori a frenarti, affronti ogni cosa col sorriso sulle labbra e se qualcuno ti ferisce, ne parli, fino allo sfinimento. Magari versi qualche lacrima, ma consolarti è facile. Vuoi bene a tutti, ma a volte mi sembra che non ti leghi a nessuno se dimenticare chi ti ha fatto del male è così facile. Ti bastano pochi punti fermi. E via.
Sei sicura di te e anche quando non lo sei, sai venderti bene.
A volte ti guardo camminare e mi chiedo che donna sarai. E già ti ammiro, per essere così diversa da me, nonostante me.
Mi chiedo se conserverai quei lati così capricciosi del tuo carattere che si scatenano ai primi accenni di stanchezza. Quel tuo impuntarti per un nonnulla, quei pianti a dirotto che si concludono a volte con un abbandono rancoroso al sonno. Poveretto chi ti piglia, penso in questi casi.
Ma per fortuna è ancora presto. E mentre le tue amichette cambiano e scambiano fidanzatini, tu guardi con distacco ai problemi di cuore e ne parli ridendo. "F mi ha detto che M mi ama", mi hai raccontato l'altro giorno. Chissà se tra qualche anno sarò ancora la tua confidente.
Per adesso ti osservo dormire, la notte. Guardo quel corpicino che si è allungato tanto nell'ultimo anno e che non riesco più a portare in braccio e penso che va tutto bene. Che va bene come sei, anche se magari ogni tanto mi dimentico di dirtelo.
Tanti auguri, figli mia.

giovedì 22 marzo 2018

Scambio equo

"Lolla, quest'anno saltiamo il tuo compleanno. Facciamo che avrai sei anni ancora per un anno, va bene?".
La Lolla, offesissima "E allora tu papà rimarrai per sempre a quarant'anni!".
Affare fatto!

venerdì 16 marzo 2018

Padri e figli

Il giovane Arkàdij, fresco di laurea, torna dopo un'assenza prolungata nella tenuta del padre portando con sé il compagno di studi Bazàrov. Nonostante l'enorme gioia suscitata dal ritorno del ragazzo, sin da subito si delineano le differenze nel modo di pensare di giovani e vecchi. Arkàdij, trascinato dall'esempio del carismatico amico, fa parte dei nichilisti, coloro che non credono e non rispettano niente e si scontra con l'attaccamento alle tradizioni del buon padre e, ancor di più, dello zio Pàvel, soldato in pensione, rigoroso conservatore, per il quale senza principi "non si può muovere un passo, non si può nemmeno respirare".
Per sfuggire al clima teso venutosi a creare a Mar'ìno, i due amici decidono di andare a trovare i genitori di Bazàrov, ma prima di arrivare, per una serie di circostanze si ritrovano ospiti della giovane vedova Odincòva che metterà in crisi lo sprezzante Bazàrov. Infatti, in barba a tutte le sue filosofie in base alle quali un uomo che punta la sua vita sull'amore "non è più uomo, ma solo un essere di sesso maschile", il ragazzo si ritrova inspiegabilmente innamorato di lei. Rifiutato dalla bella vedova, torna dai genitori dove cercherà di riprendere studi e riflessioni, con un senso di inutilità ad opprimerlo.
Padri e figli è, se non erro, il romanzo più famoso di Ivan Turgenev e mette in scena il tema del conflitto generazionale visto, ovviamente, all'epoca dello scrittore, ovvero a metà dell'Ottocento.
Come molti romanzi russi racconta vicende lontane da noi sia per epoca che per trazioni, essendo la cultura russa diversa sotto molti aspetti da quella dell'Europa Occidentale. Tuttavia la grandezza della letteratura russa sta, a mio avviso, nella capacità dei suoi scrittori di trattare temi senza tempo, riuscendo a colpire la sensibilità del lettore contemporaneo.
Se non si è capito, insomma, amo molto gli scrittori russi, nel mondo rurale che raccontano, segnato vistosamente dalle stagioni e dalla natura, aleggia un'anima antica capace di parlare anche a noi. Tuttavia Padri e figli, per quanto tratti di un tema che si ripropone sempre, ovvero il conflitto generazionale, mi è sembrato al di sotto di tanti altri capolavori della letteratura russa. I due giovani protagonisti non risultano simpatici: inesperto e ingenuo Arkàdij, che si fa trascinare dall'amico, superbo e parolaio Bazàrov, che non si capisce, alla fin fine, dove voglia andare a parare.
Sicuramente i quasi due secoli passati influiscono sulla resa, ma la sensazione è che ci sia qualcosa di incompiuto.
Restano, comunque, le meravigliose descrizioni dei personaggi e degli ambienti e la capacità di Turgenev di fondare il romanzo prevalentemente su dialoghi in grado di delineare con precisione chirurgica i protagonisti.
Insomma, non resterà tra i miei russi preferiti, ma alla fine, se vi piace il genere, ne vale sempre la pena.

Padri e figli di Ivan S. Turgenev, Crescere edizioni, traduzione di Franco Romanini

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

lunedì 12 marzo 2018

Potenza dei social

Non sono una persona molto social, uno dei pochissimi strumenti che utilizzo è Whatsapp, per il resto se per esempio oggi Facebook implodesse a livello globale, perdendo tutti i dati contenuti, la mia vita non cambierebbe di una virgola.
La scorsa settimana scorrevo le chat di Whatsapp alla ricerca di un contatto quando, leggendo un nome, ho avuto un tuffo al cuore. La persona con cui avevo chattato, otto giorni prima, era morta da poco e proprio quel giorno ero stata al suo funerale. E' stata una sensazione stranissima, rendersi conto che quelle erano le ultime parole che ci eravamo scambiate, la nostra ultima conversazione impressa per sempre sul telefono.
Ancor più strano, forse agghiacciante, pensare che quel nome sarebbe rimasto nella mia rubrica, muto. Da quel numero non sarebbe arrivato più alcun messaggio. Una sorta di trampolino proteso verso il silenzio.
Per un istante ho pensato di rileggere le nostre vecchie conversazioni. Un'idea fugata subito dalla consapevolezza che un gesto simile non avrebbe apportato alcun beneficio.
Potenza dei social, che ti permettono di sentire vicino chi è lontano, ma che lasciano una scia di conseguenze emotive ancora tutte da scoprire.

venerdì 2 marzo 2018

Franken - Meme di Nocturnia 2017

Qualche giorno fa Maris, autrice del blog Cara Lilli, mi ha fatto la piacevole sorpresa di nominarmi per una categoria del Franken-Meme di Nocturnia, un'iniziativa del blog di Nick Paris per indicare i blog simbolo dell'anno appena trascorso.
Così ringraziando la cara Maris per avermi scelta per la categoria Meritevoli di emergere, mi accingo, in quanto nominata, a partecipare a mia volta, stilando la mia personalissima lista, con i blog che a mio parere hanno più di tutti caratterizzato il 2017.


MUST!

Tra i blog che vado subito a leggere non appena c'è un nuovo post, non posso non nominare la Vita secondo la Puff, perché lo stile graffiante e caustico con cui analizza la vita quotidiana è un vero toccasana.

MENZIONE D'ONORE

La menzione d'onore va a le parole verranno, il blog di Francesca su libri, viaggi, scrittura, arte che mi piace molto per la precisione chirurgica con cui riesce a sviscerare le sue riflessioni. E poi, non so perché, ma le sue pagine mi infondono tanta serenità.

NEW ENTRY!

Quest'anno appena trascorso ho imparato a conoscere Priscilla di DATEMI UNA "M". Mamma, lavoratrice e multitasking come molte donne, Priscilla è uno spirito allegro che analizza la vita con umorismo e sdrammatizza i drammi quotidiani.

MERITEVOLI DI EMERGERE

L'angolo di me stessa è in realtà un blog che esiste già da qualche anno, ma io non lo conoscevo e solo da pochissimo ho iniziato a seguirlo, per cui mi riprometto di recuperare il tempo perduto. E' il blog personale di una mamma che ha girato l'Europa con la sua famiglia per il lavoro del marito. Adesso è a Roma, ma la parola fine non è ancora scritta.

HIGHLANDER

Tiziana è una psicologa romana trapiantata a Miami che negli Usa si è reinventata una nuova vita, e già questo basterebbe per seguirla. Il suo blog ero Lucy è un must da molti anni e, come lei, ha cambiato pelle tante volte, rinnovandosi e rimanendo sempre interessante. In più ha lo sguardo ironico e disincantato dei romani, e non c'è bisogno di aggiungere altro.

BLOGGER, TORNA SUL BLOG!

L'unico difetto che posso evidenziare in si campeggia è che ultimamente scrive molto poco e di ciò mi rammarico perché nelle sue riflessioni sulla vita mi ci rivedo molto e, anche quando non siamo sulla stessa lunghezza d'onda, riesco ad apprezzarla ugualmente. Per cui, blogger, torna sul blog!

DESAPARECIDOS

Ecco, qui potrei stilare una lunga lista, ma preferisco fare una scelta indicando Appunti di mamma, so che la vita spesso ci porta altrove, ma, chissà, a volte si può anche tornare indietro.

E con questo termino la mia lista per il Franken-Meme di Nocturnia, ringrazio ancora Maris per avermi dato l'opportunità di partecipare e non posso che augurare a tutti buona lettura!