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venerdì 13 aprile 2018

L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome

Devo ringraziare la rubrica del Venerdì del libro di HomeMadeMamma per avermi fatto conoscere Alice Basso e la sua creatura, Vani Sarca. Non sono una che si fida ciecamente dei consigli libreschi altrui, semplicemente perché spesso ciò che ottiene unanime consenso, il best seller, a me non piace. C'è stato però qualcosa nelle recensioni di questa scrittrice che ha fatto scattare una curiosità che non è rimasta delusa.
Vani è dark, anticonformista ed è una solitaria sociopatica che trascorre i suoi sabato sera sul divano di casa a sorseggiare wishky. Raccontata così non dovrebbe suscitare molta simpatia, eppure la sua lingua cinica e tagliente non lascia indifferenti. In più fa un mestiere insolito, è una ghostwriter per un'importante casa editrice, e possiede una capacità innata nell'entrare nella mente delle persone creando pensieri che si cuciono loro perfettamente addosso.
Proprio il suo lavoro la porta a conoscere due persone che le stravolgeranno la vita: il fascinoso Riccardo Randi, scrittore con la sindrome della pagina bianca, che avrà da Vani l'ispirazione per un grande romanzo e che spezzerà la misantropia della nostra protagonista; e Bianca Dell'Arte Cantavilla, autrice di best seller a tema angelico.
Mentre lavora per lei, inventando incontri con creature dell'aldilà, Vani scopre che Bianca è misteriosamente scomparsa. E qui entra in scena il terzo personaggio che scombussolerà ulteriormente l'insolita quotidianità di Vani, il commissario Berganza, uno sbirro pazzesco che sembra uscito direttamente da un fumetto di Dick Tracy.
Il resto sta al lettore scoprirlo, anche perché il romanzo, leggero, ironico, divertente, si legge tutto d'un fiato per scoprire che di Vani non si può fare a meno così presto (e infatti la Basso ha già dato alle stampe altri due libri con la simpatica protagonista).
Attenzione però, non aspettatevi il classico giallo. Il mistero, qui, è solo uno degli ingredienti e tra l'altro nemmeno quello preponderante, annegato tra storie personali, riflessioni al vetriolo e flashback volti a farci conoscere meglio la protagonista grazie a un uso della prima persona presente che, se io non amo particolarmente, viene usata qui con incredibile duttilità e maestria. Al riguardo, devo sottolineare come quel poco che l'autrice ci svela sul passato di Vani, non spiega in maniera esauriente come mai la ragazza sia così poco convenzionale. Un po' di incomprensioni familiari e l'essere stata mollata dal fidanzatino non sono motivi sufficienti, anche perché se così fosse andremmo tutte in giro in impermeabile nero e rossetto viola.
Forse per saperne di più bisognerà affidarsi alle successive avventure, che magari ci sveleranno nuovi restroscena di Vani. D'altronde non funziona così con tutti gli eroi seriali del mistero?

L'imprevedibile piano della scrittrice sena nome, Alice Basso, Garzanti

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

mercoledì 11 aprile 2018

Se YouTube è responsabile dei nostri bambini

E così viene fuori che YouTube, come Facebook, usa i servizi offerti per fare profitti, al punto che negli Usa diverse associazioni a difesa dei consumatori, spalleggiate da altrettanti studi legali, hanno sporto denuncia contro la piattaforma, rea di aver profilato gli utenti tra 6 e 13 anni, ovvero di aver raccolto informazioni sensibili su di loro (indirizzo del dispositivo mobile, numero di telefono e geolocalizzazione) allo scopo di indirizzare nei confronti di questi utenti pubblicità ad hoc.
A YouTube, per farla breve, si rimprovera di aver fatto soldi in barba a una legge federale che vieta la raccolta dati degli under 13, agendo, tra l'altro, in maniera subdola ed ipocrita perché se l'accesso al servizio sarebbe consentito a partire dai 13 anni in su, è anche vero che la piattaforma è zeppa di contenuti diretti ai giovani e giovanissimi (diciamo anche ai poppanti) e che la raccolta di dati sensibili è avvenuta senza chiedere il consenso dei genitori.
Insomma YouTube è un mostro perverso, che succhia informazioni sui nostri cuccioli e le usa per fare profitto sulla loro pelle.
Da quando la notizia ha cominciato a circolare, sin dal primo nanosecondo, una domanda si è "profilata" dentro di me e son rimasta delusa dal fatto di non aver sentito, o letto, qualcosa che rispondesse al mio dubbio.
Arrabbiarsi con YouTube sarebbe come attaccare gli strip bar notturni perché servono alcolici agli under 13 nonostante sia vietato dalla legge. Ma la domanda è: che ci fa un under 13, di notte, da solo, in uno strip bar? Quindi, parafrasando, come mai l'80% dei bambini statunitensi tra 6 e 12 anni adopera YouTube, se l'accesso è consentito a partire dai 13 anni? Veramente possiamo raccontarci che la colpa è del sito perché non verifica l'età degli utenti (e, anche volendo, come potrebbe farlo)?
Semmai alla piattaforma si può rimproverare di raccogliere cartoni, ninne nanne e video destinati a un pubblico di piccolissimi, ma su, diciamoci la verità, come reagiremmo se da domani tutti questi contenuti sparissero? Come minimo succederebbe quel che accadde nel 1984 quando i pretori ordinarono l'oscuramento delle reti Fininvest e gli spettatori telefonavano infuriati ai giornali per riavere indietro i canali scomparsi.

Proviamo a fare mea culpa, per un attimo, e diciamo la verità: YouTube è la baby sitter più economica ed efficace che esista e molti di noi, senza di lei, non saprebbero come placare le irrequietezze dei pargoli al tavolo del ristorante o i capricci del piccolo Gusberto negli 800 chilometri che ci separano dalla meta delle vacanze. Per non parlare di quel quarto d'ora che noi mamme ci concediamo per preparare la cena o andare in bagno, dopo aver trascorso un pomeriggio tra bubusettetecostruzionifarfallinabellaebianca. Non mi vergogno di ammettere che, quando Ieie non aveva nemmeno due anni, agognavo spasmodicamente il momento Il coccodrillo come fa davanti al computer, perché finalmente avrei potuto stare un po' seduta (ero peraltro incinta della Lolla) dopo aver giocato alla qualunque con lui. Già. Ma davanti al pc eravamo in due, lui chiedeva, io cercavo e controllavo che il contenuto corrispondesse alle nostre aspettative, perché sapevo bene che a volte dietro un cartone apparentemente per bambini si nascondevano contenuti volgari o addirittura porno.
Se i miei figli oggi vogliono guardare YouTube? Certo, se Ieie potesse ci passerebbe interi pomeriggi. Se. Potesse. Perché gli unici casi in cui ci riesce è quando i  nonni (a casa loro, senza la mia presenza) gli lasciano libero accesso al tablet. Per il resto so di essere una madre severa e rompiballe, ma da soli su Internet i bambini non possono andare. E non posseggono nemmeno un proprio smartphone.
Perché il punto, la domanda che mi frulla in testa da quando questa notizia ha iniziato a circolare, è proprio qui: cosa ci fa un under 13 o peggio, un seienne, da solo, su YouTube? Possibile che se un ragazzino viene preso in giro dai compagni a dover rispondere è solo la scuola che non ha saputo accorgersene o che l'ignoranza di un alunno sia imputabile esclusivamente alla maestra incapace?
Davvero se YouTube guadagna sui suoi piccoli utenti la colpa è dei furboni che lo gestiscono?
Davvero vogliamo deresponsabilizzarci e abdicare del tutto al nostro ruolo di genitori?
Pensiamoci bene: solo noi abbiamo il potere di sottrarre i nostri figli alle grinfie di chi vuole farne dei consumatori modello. Solo noi genitori, purtroppo, ne abbiamo l'interesse e chiedere a YouTube di sostituirci in questa opera pedagogica sarebbe follia.

I bambini non fanno forse quel che hanno sempre fatto, cioè osservare la società per capire meglio che posto occupano al suo interno? La televisione non li informa forse sugli usi e sui costumi esattamente come in passato i bambini acquisivano tali informazioni osservando le persone che li circondavano? [...] La risposta è semplice: sì e no. [...] La televisione non è concepita per fornire ai bambini informazioni circa il mondo reale. Quando viene usata per questo scopo fa un pessimo lavoro. La Tv moderna, specie nel modo in cui viene attualmente utilizzata negli Stati Uniti, ha un unico obiettivo: vendere merci. [...] I suoi valori sono i valori del mercato.

Basta sostituire alla televisione il termine Internet 2.0, e questo pamphlet di Karl Popper di qualche decennio fa torna drammaticamente attuale.
E' il famoso Cattiva maestra televisione, e vale la pena rileggerlo.

L'esigenza più importante è scoraggiare i bambini dall'usare la televisione come fonte di informazione sul mondo. Però se insistiamo con i nostri figli affinché guardino meno la televisione, dobbiamo offrir loro altre idee su come passare il tempo. [...] I bambini hanno bisogno di più esperienza e meno televisione. [...] La scuola e la famiglia debbono fare meglio di quanto facciano attualmente e a tal fine hanno bisogno di tutto l'aiuto disponibile. Ridurre l'influenza esercitata dalla televisione nella vita dei bambini è un primo passo. Questo passo va fatto subito.


martedì 10 aprile 2018

Duello all'arma bianca

"Gabri e Lele hanno litigato".
"Chi?".
"Gabri e Lele, i miei compagni di scuola".
"Ah. E come mai?".
"Perché tutti e due volevano fidanzarsi con Caro".
"Mmh mmh".
"Allora hanno deciso: si davano un pizzicotto e chi diceva 'ahi' perdeva chi non diceva 'ahi' vinceva e si fidanzava con Caro".
"Ah. Bene".
"Lele ha dato un pizzicotto a Gabri e lui non ha detto niente. Poi Gabri ha pizzicato Lele e lui ha detto 'ahi' così ha perso".
"Ma Caro cosa diceva in tutto questo?".
"Tanto Caro Lele non lo voleva".
"Ah. Bene".
"E tu, sei fidanzata con qualcuno?".
"No".
"Benissimo".