lunedì 6 maggio 2019

La coscienza collettiva intrappolata nella rete dei social

Non ho mai pensato di compiere un reato, ma se proprio dovessi darmi al crimine mi ispirerei ai maestri del giallo, pellicola o carta stampata, e mi impegnerei per inscenare il delitto perfetto. Ergo, cercherei di farla franca, perché se proprio devi fare una cosa, almeno falla bene. Mi troverei un alibi inattaccabile, distruggerei eventuali prove e cancellerei ogni minima traccia che a possa condurre a me. Ah. Ed eviterei di lasciare in giro testimoni che possano incastrarmi.
A quanto pare tutte queste precauzioni sono ormai roba da Giallo Mondadori, o, più probabilmente, da menti troppo brillanti. Nell'era dei social in cui l'indice di gradimento è correlato al numero di visualizzazioni, anche un'azione vile come il pestaggio di un disabile od odiosa come uno stupro, meritano di essere riprese e conservate, a imperitura memoria della forza e della virilità dei loro protagonisti, simulacri di una discutibile "figaggine". O forse come mero oggetto di divertimento.
Di più. Perché non solo sembra caduto il timore di conservare prove contro se stessi, ma addirittura, adesso, è d'uopo produrle e condividerle con quante più persone possibile, come se questo non costituisse una schiera potenzialmente infinita di testimoni a proprio svantaggio. Ma forse i protagonisti di queste storie ci avevano visto giusto, forse avevano ragione a non considerare un pericolo la diffusione dei filmati dei loro crimini. Tant'è che in quel di Manduria, in molti, per giorni, hanno visionato i continui pestaggi della gang di ragazzini ai danni di un anziano disabile, senza battere ciglio. La coscienza collettiva di un intero paese annacquata e inebetita nella rete dei social.
E se fosse successo a me, mi sono chiesta. Se qui nel paesello dove vivo, avessi avuto sentore di una vicenda simile, non avrei forse tirato avanti, cullata dalla confortante scusa che si trattasse di dicerie tutte da provare? E se mio figlio mi avesse confessato di aver visto uno di quei filmati sullo smartphone di un amico, non gli avrei risposto che la sua mente bambina non era in grado di distinguere la realtà dalla finzione? E se infine, quel filmato fosse arrivato anche sul mio, di smartphone, avrei denunciato o mi sarei fatta i fatti miei, come i tanti che, testimoni delle angherie vigliacche di un gruppo di ragazzini ai danni di un anziano vulnerabile e solo, anziché levarsi indignati a proteggerlo hanno preferito un indifferente silenzio? Sarei stata io migliore dei cittadini di Manduria?
Mi sono ripetuta questa domanda, non per giustificarli, ma per capire quanto sia diffuso il cancro dell'indifferenza.
Sulla seconda vicenda, almeno, non ho dubbi. Avessi visto un filmato di mio figlio che usa violenza contro una donna, ho la certezza che mi sarebbe montata la rabbia e anziché coprirlo, l'avrei preso a calci nel sedere da casa fino alla più vicina stazione dei carabinieri. O forse no. Mi sarei risparmiata questa fatica, portando solo il mio smartphone come prova.

6 commenti:

  1. Ti rispondo io.
    No. Non avrei fatto finta di niente.
    Sarei andata a cercare questi bulli da strapazzo e gli avrei dato due sberle ben assestate dato che, evidentemente, in famiglia ne hanno avute pochissime.
    Ma lunge da me rispondere a violenza con violenza.
    Quindi, mi sarei limitata a denunciarli.
    Quanto, invece, alla mania di condividere questi atti di misera e spregevole delinquenza, ti basti pensare che, in carcere, i serial killer ricevono continuamente lettere di ammiratrici devote che sarebbero pronte a sposarli.
    Assurdo. Il male attira più del bene, ormai. E quanta paura fa...

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    1. E' vero, questa cosa delle lettere ai serial killer non me la sono mai spiegata. E' triste pensare che chi commette un crimine riceve lettere di conforto e magari chi ha subito una perdita a causa di queste persone rimane solo nel suo dolore.
      Non so se il male attira più del bene, so di certo che nella sua spietatezza è banale e dà il voltastomaco. Eppure neanche questo basta a tenere le persone lontane da esso.

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  2. Queste cose sono per certi versi più facili da denunciare. Tutto è chiaro ed evidente. E' più difficile agire quando non si sa bene come sono le cose, quando è tutto più nascosto.
    Comunque capisco il discorso dell'indifferenza.

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    1. Purtroppo in questi casi molte persone sapevano, avevano le prove, ma hanno preferito far finta di nulla, anche davanti a un omicidio. Denunciare doveva essere "facile" in teoria, il perché non lo sia stato è tutto da capire.

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    2. Sì è vero, come è possibile che molti che sapevano non hanno denunciato? Volevano coprire qualcuno e quindi anche se stessi oppure proprio per indifferenza come hai scritto tu?
      Che tristezza, in ogni caso.

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    3. La risposta credo non l'avremo mai, a meno di interrogare uno a uno tutti quelli che sapevano e hanno taciuto. Comunque sì. che tristezza...

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