lunedì 1 luglio 2019

A ritroso nella storia tra i castelli della Loira

A guardarlo da quel che resta di quella magnificenza, lì nelle stanze semivuote di Versailles, il viaggio nei castelli della Loira è stato un percorso a ritroso nella storia della Francia e dei suoi re. Da Carlo VII, che grazie alla giovanissima Giovanna D'Arco trovò il coraggio di rivendicare il trono, come ci ricorda ogni pietra dell'elegante Orléans, al fiero Francesco I, il re nomade che transumava con la sua corte da una reggia all'altra, ad Amboise, dove aveva chiamato a sé il genio di Leonardo, alla "casina" di caccia di Chambord, il luogo ideale per liberare cinghiali tra la corte per poi stupirla con un dardo ben piantato;
Clos Lucet, la casa di Leonardo ad Amboise
come non ricordare poi sua nuora, Caterina de' Medici, madre di tre re, moglie di un Enrico (II) infedele a tal punto da donare un castello, Chenonceau, a Diana di Poitiers, sua amante, Caterina che, ripresasi Chenonceau alla morte del marito, lo trasformò in una reggia all'italiana, donna astuta e forte, come solo il suocero, che amava cavalcare con lei a Chambord, aveva capito.
Il castello di Chenonceau, naturale che Caterina lo volesse indietro
E poi Francesco II, ucciso diciassettenne da un'otite nelle stanze dell'hotel Groslot di Orléans, la guerra dei tre Enrichi, che a Blois trova il palcoscenico adatto a una serie di omicidi, fino al re Sole che pose fine all'epoca dei re itineranti con la maestosa Versailles, teatro dell'epilogo sanguinoso e infausto di questa monarchia, di cui le stanze delle sorelle Victoire e Adelaide, in quella solitudine da zitelle, lussuosa, ma priva della grandiosità e dello sfarzo delle camere del nipote Luigi XVI, sono il simbolo più significativo.
La stanza dell'hotel Groslot dove morì Francesco II. Pare che il medico avesse consigliato di praticare un foro sulla tempia, ma Caterina rispose che solo Dio poteva guardare nella testa del re
Sebbene non abbia seguito proprio quest'ordine cronologico, il viaggio nella Loira ha avuto comunque il pregio di farci assaporare le atmosfere e i fasti dei sovrani d'Oltralpe, portandoci da borghi medievali dai tetti a spiovente a cittadine dove le case a graticcio si alternano a piazze e viali dal gusto neoclassico.
Casa a graticcio a place de la Plumereau a Tours
E' una terra di pianure e campagne, la Loira, di boschi, prati e verde a profusione, innaffiato dal reticolo della Loira e dei suoi affluenti lungo i quali si snodano gli oltre 60 castelli che re, funzionari della corona e nobili, si fecero costruire nel corso dei secoli.
Il castello di Blois
Partiti da Chartres, le nostre aspettative si sono un po' spente, complice, forse, una cittadina che ci si è presentata praticamente deserta, perché mentre noi in Italia ancora dibattiamo su negozi aperti sì, negozi aperti no, lì il problema non se lo pongono proprio e di domenica son tutti chiusi, fatta eccezione per qualche sparuto bar e ristorante. Le piccole dimensioni del posto hanno fatto il resto e ci siamo sentiti un po' come Will Smith in Io sono leggenda, attimi di panico compresi quando abbiamo avuto la sensazione di essere seguiti. Peccato perché il paese è davvero carino, la cattedrale che ve lo dico a fare e fino a ottobre ogni sera i monumenti principali sono illuminati da uno spettacolo di luci e suoni davvero ben fatto. Anche lì, però, mi sarei aspettata un numero maggiore di spettatori. Eravamo perlopiù turisti, tanto che mi sono chiesta dove fossero e cosa facessero gli abitanti di Chartres.
La cattedrale di Chartres illuminata dallo spettacolo serale
Comunque il morale ci si è risollevato a Tours e Orléans, due splendide città un po' medievali un po' neoclassiche dove, per fortuna, la gente non ha perso il piacere di passeggiare.
Uno scorcio di place de Martroi a Orléans
D'altronde gli ampi viali costellati da vetrine e vetrine di negozi, la maggior parte dei quali NON sono delle solite catene che si incontrano ormai ovunque, alimentano il gusto di uscire e osservare, sebbene entrambe non abbiano grandi centri storici e siano comunque cittadine che viaggiano su poco più di 100.000 abitanti.
La cattedrale di Orléans
Da queste città ci siamo spostati in macchina per visitare i castelli, selezionando, ovviamente, quelli che ci interessavano di più. A parte le regge più famose, Chenonceau, Chambord, Blois e Amboise (anche se qui non abbiamo visitato il castello, ma solo Clos Lucet, la casa di Leonardo che, avendo una sezione dedicata alle sue invenzioni e un parco in cui alcune di queste sono "fruibili" dai bambini, è decisamente più adatta a chi ha figli), abbiamo scelto Villandry e Azay-le-Rideau che non hanno mai ospitato principi o re, ma dispongono, la prima, di un giardino spettacolare con un orto dalle aiuole variopinte e la seconda di un'atmosfera fiabesca, con quel maniero turrito adagiato sul fiume Indre e il fruscio placido delle piccole cascatelle che si diramano tutto intorno.
Una parte dei giardini di Villandry
Se proprio dovessi comprarmi un castello, credo che la mia scelta cadrebbe su Azay-le-Rideau
Sebbene i castelli siano tanti, non tutti sono visitabili, altri, immagino, meritano di meno, in ogni caso la scelta è d'obbligo, vuoi perché raggiungerli richiede tempo, vuoi per una questione, non trascurabile, di budget.
Il castello di Ussé l'abbiamo visto solo dall'esterno, pare che abbia ispirato a Perrault la fiaba della Bella addormentata
La nostra ultima tappa è stata Versailles. Avrei voluto che i bambini rimanessero affascinati dalla fastosità della reggia, dal corridoio pieno di specchi dell'omonima sala e dall'immensità dei suoi giardini. Dico avrei voluto, perché in realtà la tappa di Versailles è stata la più deludente. Rispetto a 30 anni fa, quando ci andai io, il turismo di massa ha trasformato lo stupore e l'ammirazione in un senso di spossatezza e di fastidio per le innumerevoli file che bisogna affrontare e per la quantità spropositata di gente con la quale condividere le sale.
Anche lo spettacolo delle fontane musicali ci ha lasciati perplessi. Di tutte quelle che ornano i giardini, solo tre effettivamente spruzzavano acqua a tempo di musica, le altre erano normalissime fontane con normalissimi getti fissi e, in sottofondo, un brano musicale. Insomma, come se andassimo nella piazza della nostra città e ne rimirassimo la fontana con un i-pod nelle orecchie. Non credo quindi che i bambini conserveranno grandi ricordi di questa reggia.
Un ultimo accenno al paesino dove abbiamo soggiornato la notte prima della partenza, che non citerò in quanto non ha nulla di particolare, ma che è stato scelto perché l'unico con una struttura nell'Ile-de-France dotata di prezzi abbordabili.
Azay-le-Rideau, tipico borgo della Loira
Dopo i borghi della Loira, tutti senza un filo d'erba fuori posto, con casette uscite direttamente da una pellicola della Disney, ornate di roseti da far invidia, prive di recinzioni e con finestre a piano terra ampie e senza grate, finalmente, probabilmente perché fuori dal circuito turistico, abbiamo trovato dei paesini "normali", con segni di trascuratezza, un marciapiede scalcinato, un'insegna scolorita, case ordinarie e piazze tristi e deprimenti, che ce li hanno fatti sentire vicini a tanti altri nostri paesi. Ah, e con le sbarre alle finestre del piano terra.
Perché saremo pure italiani, ma i francesi son pur sempre nostri cugini ;-)

2 commenti:

  1. Sai che, non amando la Francia, sono sempre comunque affascinata dai paesini francesi... chissà se prima o poi mi capiterà di visitarne qualcuno. sicuramente i tuoi racconti mi fanno venire voglia di viaggiare :D

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    1. Ma grazie! Be' io ti auguro di farci una capatina, anche io non sono propriamente un'amante della Francia però i posti che abbiamo visitato meritano e credo che ce ne siano molti altri che vale pena vedere.

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