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lunedì 14 dicembre 2020

Dodici

 E' stato un compleanno strano, con le mascherine, gli abbracci mancati, la distanza e il non saper cosa si può fare e cosa no. Strano come il giorno della tua nascita e forse è per questo che, dopo non averci pensato più per anni, il ricordo di quella corsa a sirene spiegate in un freddo sabato di dicembre, della cresima mancata, delle giornate in ospedale, è ritornato prepotente a più riprese, a ondate, come le fitte di dolore che mi attraversavano in quelle giornate.
Quello di ieri è stato un compleanno strano a coronamento di un anno ancor più strano, iniziato con un ragazzino alle prese col passaggio alla scuola media, timoroso e restio a uscire con gli amici, a lasciare il nido, preda, anche, di attacchi di panico e finito con un dodicenne che brama ardentemente di vivere la sua vita. Uscito dal primo lockdown come un bruco dopo la metamorfosi, ansioso di lasciare casa, di unirsi al gruppo, ma anche più lungo, con una voce più spessa e più roca, che a ogni mattino mi pare cambiata, i primi brufoletti sul viso e un accenno di baffi scuri.
Che fine ha fatto il bambino coi boccoli dorati? Che fine ha fatto il mio bambino?
E' da tempo ormai che non faccio più il paragone. Il paragone può sembrare assurdo e ingiusto detto da una madre, ma quando partorisci uno scricciolo di 1 chilo e 300 grammi a sole 30 settimane e 3 giorni di gestazione, confrontare i progressi della crescita con i coetanei a termine è quasi un passaggio obbligato. Sono stati anni duri, fatti di controlli misti a timori, di paure velate di speranza. E poi, a un tratto, li ho dimenticati.
Ritornano adesso, al culmine di un anno strano.
Per tanto tempo mi sono domandata il perché. Passata la tempesta, non più. 
Poi incontri una persona che ti racconta di una bambina persa pochi minuti prima del parto. Una strozzatura del cordone, pare, un evento raro, imprevedibile. E ti ricordi. Ti ricordi di quel ginecologo che aveva studiato il tuo, di cordone, che guardando attentamente quella forma un po' fuori dal comune aveva sentenziato che avrebbe potuto dare problemi alla fine della gravidanza, ma comunque di non preoccuparmi che io, con una placenta previa centrale, avrei partorito prima del termine e alla fine della gravidanza non mi ci sarei avvicinata. E ad anni di stanza, dopo domande e rimuginamenti senza risposta, finalmente capisci. E ti dici che forse quel parto prematuro in fondo, ti ha salvato la vita. E se tuo figlio è nato il 13 dicembre un perché c'è.



3 commenti:

  1. Non so se ci avevi già raccontato la nascita di tuo figlio, ma io non la ricordavo.
    Caspita che esperienza. Era davvero uno scricciolo.
    Sono ovviamente felice che lui ce l'abbia fatta e oggi sbocci in tutto il suo splendore.
    Auguri passati, allora.
    A lui di compleanno, a te per il miracolo ricevuto.

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    1. Grazie di cuore, Claudia.
      No,non credo di aver parlato di questo parto in precedenza. Il fatto è che per anni è stato un avvenimento sul quale la mia mente tornava spesso a rimuginare. A un certo punto, però, non ci ho pensato più, l'ho quasi rinnegato, cancellato, convinta senza essermelo mai detta chiaramente, che né mio figlio né il mio essere madre dipendessero da quel che era stato. Ma quest'anno così strano, vedendo anche quanto mio figlio sia cambiato, non ho potuto fare a meno di ripensarci.

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  2. Ma grazie! Un augurio sentito anche a voi, che questo Natale sia l'inizio di una rinascita per tutti.☺️

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