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venerdì 25 settembre 2015

Cecità maschile

L'altro giorno, per togliere un neo, ho lasciato i bambini dai miei senza troppe spiegazioni. La sera, poiché i pantaloncini del pigiama lasciavano vedere la medicazione sulla gamba, la Lolla prima di andare a letto mi ha chiesto cosa mi fossi fatta. Mi ha fatto sorridere che Ieie, al quale avevo dato la buonanotte poco prima, pur essendo una gran osservatore per di più iper-recettivo, non se ne fosse accorto. E mi sono ricordata di quando, l'anno scorso, mia zia raccontava di aver avuto un momento di malessere di fronte ai nipoti. Niente di che, un po' di tachicardia che l'aveva portata a sedersi per riprendere fiato. Fatto sta che il quindicenne aveva continuato pacificamente a farsi i fatti suoi, la piccola di sette anni, invece, intuito che c'era qualcosa che non andava, le aveva chiesto se si sentisse bene. "Potevo pure svenire - diceva mia zia - e quello non se ne sarebbe accorto".
Ultimamente mi sono arrivate alle orecchie un po' di battute sull'impossibilità, per l'uomo, di trattare con una donna che ha un problema. La sostanza è questa, che lui si mostri o meno interessato a ciò che l'affligge, quella troverà il modo di biasimarlo. Perché, anche in caso di interessamento della controparte maschile, la donna risponderà di non avere niente, salvo poi risentirsi con lui per mancanza di sensibilità. 
Ora, saremo anche nevrotiche e incontentabili, e va bene se il marito, il compagno, il figlio o chi per loro, non si accorge che i nostri capelli corvini sono diventati improvvisamente biondo platino, però, ecco, in alcune situazioni che definirei lapalissiane, chiedere "Cos'hai?" è superfluo, e non servono i superpoteri per capirlo da soli. Per questo, e non perché siamo nevrotiche, talvolta la risposta è "Niente". Perché non possiamo ridare la vista a un cieco.

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