Si chiama Anna Karenina, ma a dispetto del titolo, questo celeberrimo romanzo di Lev Tolstoj vede spesso la protagonista in secondo piano. Non è lei ad aprire il libro, né tantomeno a chiuderlo, e non compare nemmeno nella maggioranza dei capitoli.
Bandita dalla buona società per la scelta di abbandonare marito e figlio e seguire il suo amante, Anna è suo malgrado defilata anche nel romanzo, quasi a segnare l'esclusione, lo stigma che la colpisce e che avvelenerà il suo rapporto con Vronskij. Costretta a una vita di isolamento, mentre Vronskij, ufficialmente scapolo, potrà continuare a frequentare i salotti che contano, Anna sarà invasa da un'insana quanto insensata gelosia che logorerà la sua relazione fino al tragico epilogo.
Chi sono allora i protagonisti di questo romanzo nel quale si riscopre tutta la bravura di Tolstoj nell'incastonare tante piccole storie per comporre un racconto di grande respiro? Dove, come in Guerra e pace, il lettore viene portato per mano nelle dimore e nelle tradizioni del popolo russo, e la storia è fatta da persone comuni e dalla vita di tutti i giorni?
Sono Stiva, fratello di Anna, e la moglie Dolly, che all'inizio del romanzo Anna dissuade dal lasciare il marito fedifrago; Kitty, che dovrà rinunciare a Vronskij quando lui le preferirà Anna, e Levin.
Tre coppie che, come spiega Eraldo Affinati nella sua introduzione, rappresentano i paradigmi di varie forme di amore. Quello coniugale di Stiva e Dolly che cerca di rispettare le convenienze; quello assoluto e passionale di Anna e Vronskij; e quello fatto di stima, affetto profondo e comprensione di Kitty e Levin.
Tolstoj non dà giudizi, non condanna Anna. Ma non posso fare a meno di pensare che sia il legame di Levin e Kitty quello che vorrebbe portarci a modello. Altrimenti non si spiega la piega disastrosa che fa prendere alla storia della sua eroina. Proprio quando il marito la lascia libera di andarsene con l'amante, Anna, anziché trovare la felicità, precipita in un vortice di autodistruzione. Incapace di vivere serenamente il sentimento per Vronskij, la gelosia e la paura di perdere l'unico bene che le è rimasto la porteranno a divenire tragica e dispotica, folle e perduta.
Sembra quasi che Tolstoj ci voglia dire che anche il più grande degli amori deve rispettare certe regole, deve correre sui giusti binari. Altrimenti rischia di deragliare.
Anna Karenina, Lev Tolstoj, Newton Compton Editori, trad. di Enrichetta Carafa d'Andria