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martedì 21 marzo 2017

Passossesioni

Non sono mai stata una grande appassionata di calcio, sia messo agli atti, ma in alcuni periodi della mia vita l'ho seguito, anche con una discreta attenzione. Succede periodicamente con le competizioni internazionali, i Mondiali o gli Europei, e poi, come si dice, se non  puoi sconfiggerli fatteli amici. E' così che, nella mia gioventù, quando la tv ogni mercoledì sera era sintonizzata sulle coppe, per allentar il tedio che mi assaliva chiedevo lumi a mio padre, unico appassionato di calcio e unico che seguisse le partite in tv, facendomi spiegare cosa fosse un fuorigioco o come funzionasse un campionato a punti o a gironi.
Questo bagaglio mi è poi servito negli anni dell'università, quando qualche domenica con gli amici si andava allo stadio, nella nostra città o a Roma, dove studiavo, in quel maestoso Olimpico quando accoglieva la squadra della nostra città natale.
Poi mi sono fidanzata, e sposata, con un uomo che del calcio sa a malapena che si gioca con un pallone e anch'io ho abbandonato per sempre quel mondo. Se mai ne fossi stata parte.
L'anno scorso i compagni di scuola di Ieie si sono iscritti in massa a scuola calcio. Lì per lì la cosa non ha solleticato mio figlio che pareva aver preso dal padre. Noi abbiamo tirato un sospiro di sollievo, ché l'idea di uno sport all'aria aperta anche d'inverno, alle tre del pomeriggio, mica ci faceva felici. Poi, più per emulazione che per passione, Ieie ha ventilato l'ipotesi di iscriversi a calcio, ma senza troppa convinzione. A giugno, dopo il primo giorno di campo scuola, Ieie è tornato a casa scocciato perché i suoi amici passavano il tempo a tirar calci a un pallone. Il secondo giorno di campo scuola, l'ho dovuto tirar via per la maglietta: erano andati via tutti e lui continuava a scagliare palloni sugli alberi della pineta con vivo rammarico delle animatrici.
Da lì è stato un crescendo. A scuola calcio non è potuto andare nemmeno quest'anno, per incompatibilità di giorni e orari, tuttavia a casa nostra è sbarcato l'album delle figurine dei calciatori, seguito da una marea di palloni di ogni foggia e dimensione. 
E poi c'è tutto il contorno. Video giochi sul calcio. Tv sintonizzata su Rai sport o dovunque ci sia un match in corso, di qualunque squadra. Partite in giardino o, se il tempo non lo consente, tiri in casa con una pallina piccola. E, quando tutti i palloni sono stati sequestrati onde evitare la distruzione della mobilia, tiri in solitaria con una pallina di carta o con la gomma da cancellare.
Questo, attualmente, il tenore dei discorsi con mio figlio.
"Mamma sai chi è Dessena?".
"No tesoro, non ne ho idea".
"Mamma sai perché Nainggolan viene chiamato il ninja?".
"No, Ieie non ne ho idea".
"Mamma ma di dov'è Dzeko?".
Vi risparmio la risposta, che è sempre la stessa.
"Ieie, non ti schiacciare così il cappello se no ti vengono le orecchie come Andreotti".
Lui, stupito e felice, "Andrea Belotti? Perché mi vengono le orecchie come Andrea Belotti?".
"Ma chi è Andrea Belotti???".
"L'attaccante del Torino".
L'unico aspetto positivo è che, essendo il campionato italiano infarcito di giocatori stranieri, Ieie mi chiede informazioni su Paesi e città estere, e almeno così facciamo un po' di geografia.
Per il resto il nonno, quello appassionato di calcio, l'altro giorno ha sentenziato "Ora basta Ieie, non puoi pensare sempre al calcio!".
Ecco.

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