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mercoledì 29 novembre 2017

Book tag

amo i libri
Sul blog di Maris ho trovato questo bellissimo book tag che, se non erro, nasce sulle pagine del blog pianoterralatoparco. Siccome Maris invitava i suoi lettori a rispondere alle domande, non ho saputo resistere: i libri che abbiamo letto, oltre a raccontare qualcosa di noi, ci ricordano dove siamo stati, quando e con chi. Ma soprattutto chi eravamo e come siamo diventati.
Quindi ecco le mie risposte, e se vi va di partecipare leggerò con piacere le vostre.

1 –  Quale libro è rimasto nella tua libreria per più tempo?
Premetto che quando un libro entra a casa mia difficilmente ne esce e comunque solo in prestito temporaneo. Da quando abbiamo una libreria, poi, mi sono portata dietro tutti i libri che avevo a casa dei miei, per cui i più "longevi" sono i libri dell'infanzia che adesso sono a disposizione dei miei bambini. In particolare una vecchissima "Prima enciclopedia" tutta incerottata sulle cui illustrazioni da piccola mi sono persa per ore.

2 – Qual è la tua lettura in corso, l’ultima lettura che hai affrontato e quella che affronterai dopo?
Ho sotto mano una trilogia di Agatha Christie. Ho finito il primo romanzo, C'è un cadavere in biblioteca, iniziato il secondo, Un delitto avrà luogo, per poi passare all'ultimo, Polvere negli occhi.

3 – Qual è il libro che tutti hanno amato e tu invece hai odiato?
Non l'ho proprio odiato, ma ricordo che quando uscì Và dove ti porta il cuore, decisi di leggerlo sull'onda dell'incredibile successo che riscuoteva e sebbene il libro non fosse brutto, non riuscii a capire perché fosse piaciuto così tanto.

4 – Quale libro ti ripeti sempre che leggerai ma probabilmente non lo farai mai?
Di solito possono passare anni, ma alla fine se ho un libro in lista prima o poi lo leggo. Quello che forse attende da più da tempo, o meglio quelli, è la Recherche di Proust. Più o meno vent'anni fa lessi il primo volume, Dalla parte di Swann, ripromettendomi di andare avanti nella lettura. Sono ancora qui a ripromettermelo, nonostante mi fosse anche piaciuto. Il problema sta nel fatto che adesso dovrei comunque rileggermi il primo volume, di cui ho un ricordo vago e prossimo al nulla, e nel periodare un po' lunghino di Proust che mi costringeva a rileggere una frase due o tre volte per comprenderla appieno. 

5 – Quale libro stai conservando per la pensione?
Quale pensione?

6 – L’ultima pagina: la leggi subito o la leggi solo alla fine?
Solo alla fine! Anche se ammetto che qualche volta vado all'ultima pagina per vedere com'è fatta, nel senso che NON la leggo, ma guardo solo come appare visivamente. 

7 – Prefazione, postfazione, riconoscimenti: un inutile spreco di carta o un’aggiunta interessante?
A volte danno una lettura interessante del testo. L'importante è che non siano troppo prolissi e che si leggano dopo il libro. Così, a mio avviso, sono più godibili e non ne anticipano i contenuti.

8 – Con quale personaggio dei libri scambieresti la tua vita?
Senza dubbio con Hermione Granger con la quale già condivido il problema dei capelli cespugliosi. Frequentare Hogwarts mi aiuterebbe a imparare una formula per lisciarli, come fece Hermione prima del ballo del ceppo.

9 – Qual è il libro che ti ricorda un momento specifico della tua vita (Un posto, un momento, una persona)?
Orgoglio e pregiudizio, letto a 14 anni. Ricordo che mi piaceva così tanto che me lo portavo in giro per tutta la casa e che sfruttavo ogni momento libero per continuare la lettura. Ci sono passi che mi sono rimasti così impressi da ricordare esattamente dov'ero e che facevo mentre li leggevo.

10 – Nomina un libro che hai avuto in un modo particolare.
Non ti muovere, perché fu un mio amico a volermelo prestare insistendo affinché lo leggessi.

11 – Hai mai regalato un libro a una persona speciale per un motivo speciale?
Quando io mio marito eravamo fidanzati, sapendo che non amava tanto leggere non leggeva per niente, gli regalai due libri, uno in prosa, La fattoria degli animali,  e uno in versi, Ossia di seppia, sperando di farlo appassionare alla lettura. Scelsi il primo perché era corto, scorrevole ed era una metafora a sfondo politico, cosa che avrebbe potuto interessare il beneficiario del regalo. Il secondo, invece, perché, oltre ad adorare Montale, mi sembrava che quelle poesie fossero tra le più comprensibili della sua produzione. Il primo libro fu letto, il secondo no. E, non so se per merito del mio regalo, ma oggi mio marito leggiucchia qualcosa e mi chiede persino consigli.

12 – Quale libro è stato con te in più posti?
Difficile a dirsi...forse Il diavolo veste Prada che ho portato in giro da una costa all'altra degli Stati Uniti durante il viaggio di nozze.

13 – Letture obbligatorie: quale libro hai odiato al liceo che, riletto qualche anno dopo, non era così male?
Devo essere sincera, difficilmente rileggo i libri, la lista di quelli ancora da leggere è troppo lunga per "perdere" tempo con quelli già letti, soprattutto se non mi sono piaciuti.

14 – Libri usati o nuovi?
Se posso nuovi.

15 – Hai mai letto un libro di Dan Brown?
Mmmh, no.

16 – Hai mai visto un film che ti è piaciuto più del libro?
Di solito accade il contrario, però ricordo che lessi Storia di una capinera attratta dal film di Zeffirelli e poi quest'ultimo mi piacque più del libro che, oltre a essere molto più cupo, finiva malissimo, mentre il film quantomeno regalava un barlume di speranza.

17 – Hai mai letto un libro che ti abbia fatto venire fame?
Julie&Julia, letto sulla scia del film (a proposito, anche in questo caso ho gradito di più la versione cinematografica). Con tutte quelle ricette era impossibile non farsi venire l'acquolina in bocca.

18 – Qual è la persona di cui segui sempre i consigli nell’ambito delle letture?  
Sempre è una parola grossa, anche perché ho gusti particolari in fatto di libri (mi rendo conto che quel che riscuote enorme successo, spesso a me non piace) e valuto i consigli con accuratezza. Ultimamente ho trovato spunti interessanti nel Venerdì del libro del blog di HomeMadeMamma e anche sul blog Zeldawasawriter.

19 – Qual è il libro totalmente fuori dalla tua comfort zone che invece hai finito per amare?
Non è che fosse fuori dalla mia comfort zone, ma quando mia madre mi regalò Harry Potter e la pietra filosofale io, prossima alla laurea, mi sentii quasi offesa di aver ricevuto un libro per bambini, con tutte quelle illustrazioni poi! Fatto sta che rimase a prendere polvere per un po' di anni a casa dei miei (ebbene sì, non lo portai nemmeno a casa mia), finché una sera in cui in tv non c'era proprio niente, mi vidi l'ennesima replica del film omonimo. Pensando che non fosse poi così male, decisi allora di riprendermi il libro e di dargli una possibilità. E niente, non c'è bisogno di aggiungere che comprai uno dopo l'altro gli altri quattro volumi per poi attendere, con ansia spasmodica, la pubblicazione degli ultimi due. No, vero?

lunedì 27 novembre 2017

La sindrome della maestrina ovvero a noi la Montessori ci fa un baffo

Chiacchiere post scuola.
"Mamma lo sai chi mi hanno messo accanto?".
"Chi?".
"Mi hanno messo L. che non sta attento e non sta mai seduto e allora io devo dirgli 'siediti' 'non ti alzare'".
"Ma Lolla, questo non è compito tuo. E' la maestra che decide come e quando riprendere i bambini in classe".
"Ma la maestra mi ha detto che devo farlo io".
"...".
Interviene la nonna. "Povera figlia, come fa a stare attenta se deve pensare agli altri. Ma come mai Lolla ti hanno messo accanto questo bambino?".
"Ma io volevo proprio che mi mettevano accanto uno che non stava attento e si alzava, così lo potevo sgridare".
La Lolla mentre fa lezione alle bambole

mercoledì 22 novembre 2017

Lassù tra i monti

Così adagiati come siamo nelle nostre abitudini, pensiamo che gli italiani vivano un po' allo stesso modo in tutta la penisola. Qualcuno magari va al mare a novembre, qualcun altro riceve i regali il 13 dicembre anziché il 25, ma gli stili di vita sono più o meno gli stessi per tutti.
Poi passi un week end nel parco del Pollino, e ti accorgi che il tuo sabato sera "tipo" non è mica uguale a quello di chi vive abbarbicato tra quelle montagne. Ti ritrovi in un paesino che è un dedalo di viuzze in salita, uno dei borghi più belli d'Italia, alle diciotto di un sabato fresco, ma neanche troppo, e ti chiedi se ci sia qualc anima viva dietro porticine e abbaini sbarrati. Perché per strada non incontri nessuno e l'unico posto dove di tanto in tanto transita qualche persona è la farmacia.
Ti chiedi come sia la vita lassù, dove l'inverno te lo immagini come un lungo letargo in cui vivi e ti rinchiudi a seconda delle ore di luce, in cui la televisione è veramente una grande compagnia (sempre che tu riceva i canali), visto che per il resto sei completamente disconnesso dal mondo e se per giunta abiti in una di quelle casette che si inclinano solitarie lungo i pendii, uscire dopo il tramonto significa affrontare stradine tortuose che si arrampicano tra i monti.
Così rivaluti anche il paesello in cui abiti, che al confronto pare New York a Capodanno, e ti chiedi se l'Ikea farà consegne a domicilio lassù.
Bosco Magnano
Poi però arriva la mattina e scopri una paesaggio dai colori sgargianti. In questo periodo i boschi assumono tutte le tonalità che vanno dai marroni bruniti ai rossi accesi, ma giureresti che quel vestito cambia a ogni stagione. Capisci che c'è dell'altro oltre alla "civiltà" fatta di negozi, superstrade e vie dello struscio e che per chi non è abituato a seguire i cambiamenti della natura, e a viverci in simbiosi, è difficile comprendere, anche se poi è altrettanto facile apprezzare.
E ti ritrovi in un castagneto, dove a ogni folata di vento è una nevicata di foglie, per imparare, grazie a un'associazione che porta i turisti a scoprire le bellezze naturali del parco, che le castagne bisogna cercarle rovistando con un bastone nel tappeto di foglie secche. Che bisogna prediligere i percorsi meno battuti e che, trovata una castagna, è probabile che in quel punto ce ne siano altre.
Un castagneto in provincia di Cosenza
E ti diverti come una bambina, come i tuoi figli, perché per te, come per loro, è la prima volta che si va in cerca di castagne. E forse non sei il tipo che può adattarsi a vivere in montagna, forse il sabato sera solitario e sprovvisto di passeggiata è troppo per te, ma un salto qui ogni tanto, per assaporare i profumi e i sapori dei boschi, quello lo puoi fare.
Bosco Magnano

venerdì 17 novembre 2017

Ancora tre indagini per il commissario Montalbano-L'odore della notte

Non succede niente di interessante a Vigata, al punto che Montalbano è impegnato a tenere a bada un pensionato fuori di testa per aver perso i risparmi. Li aveva affidati a un investitore tarocco, uno dei soliti truffatori che promettono mari e monti e poi spariscono col capitale come si vede tante volte in televisione, un caso che Montalbano, poco incline alle questioni economiche, aveva affidato al suo vice Augello.
Ma com'è che, ovunque si giri, il commissario si trova ad avere a che fare con persone truffate da Gargano, il mago della finanza scomparso con tutto il malloppo? Montalbano non può fare a meno di chiederselo e, quando la questione minaccia di riguardare anche i suoi affetti, decide di prendere in mano l'inchiesta, complice il fatto che Augello è in licenza matrimoniale.
Parte un po' in sordina L'odore della notte, sesta indagine del commissario di Vigata. Non c'è un omicidio, ma solo un caso che si trascina da un mese senza troppi sviluppi. Di Gargano ormai si dispera di avere notizie, tutti sono convinti che sia in qualche paradiso naturale a godersi i frutti del suo lavoro sporco e non ci sono elementi utili a una svolta. Sarà un dettaglio, colto fortuitamente dal commissario, ad aprire un vaso di Pandora di scoperte tragiche, che in una concatenazione tumultuosa di eventi, porterà a un finale che rovescia sul lettore una quantità insperata di sorprese.
Camilleri non delude e riesce, pur non tradendo lo spirito tipico dei romanzi di Montalbano, a creare un prodotto sempre diverso e a dare nuova linfa al suo personaggio che cresce, invecchia, va avanti come tutte le persone di questo mondo.
Davvero bello. E, come sempre, vien voglia di continuare la lettura.

Ancora tre indagini per il commissario Montalbano-L'odore della notte, Andrea Camilleri, Sellerio

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

martedì 7 novembre 2017

Il litigio nell'era digitale

La preadolescenza è quel periodo in cui i rapporti con le amiche del cuore/compagne di scuola possono prendere spesso la strada dell'incomprensione, vittime di quell'amplificazione dei sentimenti tipica dell'età.
Non sono mai stata una tipa litigiosa, però ricordo come io stessa, in quell'incubatore dell'adolescenza che è la scuola media, mi sentissi ferita dalla compagna che aveva più successo con i ragazzi o mi turbassi per un'amica che sembrava prestarmi meno attenzione del solito. Me ne sono ricordata quando, qualche giorno fa, mi sono imbattuta nel racconto di una undicenne alle prede con un litigio con l'amica del cuore. Niente di nuovo, tutte cose già vissute e sentite. Quel che mi ha colpito, però, è stato notare come nell'era dei social anche un litigio assuma contorni nuovi e un po' inquietanti.
Perché la discussione, banale, per i soliti banali motivi (Io sto week end esco con un'altra amica ma tu non uscire con un'altra. E perché? Perché sì. Tu non sei più la mia migliore amica, ecc.) non si è spenta là dov'era nata, tra i banchi di scuola, ma si è trascinata a casa, tra telefonate e whats app, in un tripudio infernale protrattosi per non so quanto tempo e terminato con una delle due che bloccava il numero dell'altra (che, tra parentesi, manco sapevo si potesse fare).
Ora, io me la sono immaginata questa scena, con un telefono che fischia o trilla ogni tre per due impedendoti di pensare ad altro, la trepidazione nel leggere la risposta, l'angosciosa attesa quando quest'ultima non arriva, le telefonate che si concludono con le parole che ti muoiono in bocca mentre l'altra chiude la conversazione fino al terribile, umiliante finale di vedersi banditi.
Ai miei tempi (lo so, fa tanto mia nonna, ma ci sta tutto), una cosa del genere era impensabile. Il telefono non solo costava, ma soprattutto era "della famiglia". C'erano orari e momenti in cui telefonare "a casa delle persone" stava male e nemmeno si poteva essere insistenti ché magari la nonna, la mamma o il fratello non erano proprio felicissimi di farti da centralinista. Il risultato era che la tua rabbia dovevi farla sbollire in altro modo e il tempo e la distanza certo aiutavano, oppure dovevi attendere di rivederti a scuola per chiarire, e il luogo richiedeva pur sempre un certo contegno.
Il fatto di avere un cellulare personale, una linea diretta con l'amica, oltre ad abbattere tutte queste barriere, che è una comodità, porta a un'esasperazione dei comportamenti, in quell'età così vorticosa e strana che è la preadolescenza. Non ci sono filtri, che vuol dire che non solo non c'è nonna Amalia a rispondere al telefono obbligandoti a essere cortese ed educata, ma non ci sono nemmeno il tempo e lo spazio per far decantare i sentimenti ed evitare che quel brutto pensiero che ti è venuto in mente si traduca immediatamente in un messaggio. Così il litigio scivola veloce lungo la china dell'odio, portando a conseguenze nefaste. Essere bloccati, alla fine, non è la cosa peggiore che possa succedere, quando con i social un insulto può avere una diffusione "planetaria".
Dopo tutto, non era tanto male essere adolescenti ai miei tempi, anzi a pensarci bene era decisamente più facile. Ma, soprattutto, noi genitori analogici sapremo gestire l'adolescenza digitale dei nostri figli che è ormai dietro l'angolo?