Questa estate, mentre tornavo a casa, una giovane donna strigliava il titolare di un'attività di escursioni via mare del paesino perché non aveva una pagina Instagram adeguata. "Fidati di me che curo la comunicazione di una grande azienda - gli diceva - è utile ed è pure gratis".
La conversazione si inserisce in una riflessione che porto avanti da un po'. Premetto che non sono molto avvezza ai social, non ho mai avuto né desidero avere Facebook e anche Instagram, al quale sono iscritta da un anno, lo considero solo come uno strumento per guardare belle foto (e imparare a farne di altrettanto belle).
Mi piacciono quelle fatte in giro per il mondo o che sappiano cogliere dettagli e proporli in maniera originale, magari corredate da una didascalia arguta. Purtroppo noto come questo social, per la sua velocità, stia sostituendo altri mezzi di comunicazione digitali più strutturati.
Accanto alle foto, infatti, sempre più spesso vedo pubblicati lunghi post che mi innervosiscono, perché quando vado su Instagram lo faccio con l'idea di una capatina veloce, non con quella di mettermi a leggere un articolo vero e proprio (al quale magari dedicherei volentieri maggior tempo e su un supporto più comodo dello smartphone). E anche i post, forse proprio per l'immediatezza di Instagram, scontano spesso una scarsa cura nell'editing.
Non ho mai considerato i commenti, che invece sui blog leggo con curiosità, forse proprio per mancanza di tempo o perché alcuni Instagrammer ne hanno così tanti che preferisco desistere in partenza. Ultimamente, però, per comprendere come funzionano (non riesco mai a capire l'ordine con cui vengono inseriti, né chi risponde a chi), ho iniziato a leggere i commenti di qualche influencer/blogger più quotato per scoprire che, bene o male, i commentatori possono ricondursi ad alcune grandi categorie.
- L'hater. Da questo non ci si scappa, è un po' come l'Anton Ego di Ratatouille, che va a recensire i ristoranti solo per il gusto di parlarne male. E mo perché sfrutta i figli a scopo pubblicitario, e mo perché con i figli non ci sta e invece di lavorare come la gente per bene sta a farsi le foto; e mo perché s'è photoshoppato, e mo perché, ma non si vergogna? non s'è ritoccato!, insomma ce n'ha sempre una per insultare l'Instagrammer di turno. Caro hater, per carità, relax!
- La groupie, ovvero il contrario dell'hater. La (o il) groupie di turno è quella/o che si spertica in lodi imperiture verso il suo mito social e, all'occorrenza, diventa anche una guerriera Sailor. Se l'hater si fa vivo, infatti, ci penserà il/la groupie a punirlo in nome della luna a colpi di risposte piccate.
- Il patetico. Questa figura si palesa in caso di Instagrammer che fanno pubblicità. "Il tuo (mettere il nome di un qualsiasi prodotto) costa più di quello che spendo per mangiare per un mese" è la sua frase tipo. Ora, c'avrà pure ragione, ma basta. Caro patetico, anch'io penso che spendere 18 euro per un detergente per la casa (alias detersivo per lavare a terra) sia eccessivo, così come non chiedo diamanti a ogni ricorrenza. Però che un diamante è per sempre, ce lo ricordavano ogni volta che accendevamo la tv per vedere il Tg o leggevamo una rivista. Il profilo dell'influencer, invece, te lo vai a vedere di proposito.
- Il promoter di se stesso. E' quello che commenta per invitare il titolare del profilo e i suoi numerosi follower a seguirlo sul proprio profilo che, ha ancora pochi numeri, ma "ne vale la pena".
- Il cinico, ovvero quello al commento di cui sopra risponde, senza troppi fronzoli, "ma che ce frega".
E poi c'è la triade, tre figure che, a mio avviso, hanno un aspetto fondamentale in comune, ovvero usare il paravento dei social per dare sfogo a comportamenti che dubito avrebbero il coraggio di riproporre nella vita di tutti i giorni:
- Lo schietto. Il suo tratto distintivo è non aver peli sulla lingua, non insulta, non usa parolacce, ma quel che gli passa per la tesa lo deve dire. Convinto che un personaggio pubblico sia un po' come l'amico del cuore, gli fa domande personali, se non addirittura intime, e pubblica osservazioni che la gente normalmente terrebbe per sé. Che male c'è a chiedere, dice, sono sincero, aggiunge. Ora, caro schietto, sei sincero? Bene, allora la prossima volta che al colloquio scuola-famiglia la maestra di tuo figlio ti apparirà ingrassata, o che il tuo capo indosserà un completo che lo fa sembrare un deficiente, sii sincero e diglielo!
- Lo scurrile. Anche lui, come il precedente, non ha filtri. Parolacce, espressioni volgari, non sempre a scopo offensivo, ma perché quella è la sua cifra stilistica. Ecco, se esistesse un filtro Instagram per pulire la sua favella, sarebbe cosa assai gradita.
- Lo sgrammaticato. Con lui/lei non ci si dimentica solo l'uso dell'accento e della mutina, ma è proprio tutta la sintassi che va a farsi benedire, al punto che Champollion in persona dichiarerebbe la resa. Ora, caro sgrammaticato che mi dici 'scusa per gli errori andavo di fretta', la scrittura corretta è l'abito con cui presentiamo i nostri pensieri. Ti presenteresti in mutande a un aperitivo con gli amici? Nooo? E allora perché in mutande ci mandi i tuoi pensieri?
Instagram non mi piace, ma se avessi un'attività la promuoverei anche lì.
RispondiEliminaDelle categorie che mi citi, la peggiore è lo sgrammaticato.
Ma, mi permetto di aggiungere un dettaglio...
Lo sgrammaticato che fa le vignette con frasi ad effetto che fanno sanguinare gli occhi.
E nonostante gli orrori ortografici, migliaia di follower saranno pronti a condividere le suddette vignette, collezionando milioni di like.
Ecco, io mi son sempre rifiutata di lasciare un like ad una frase mal scritta.
Ma non sono e non sarò mai un'influencer... 😉
Ohi ohi, non conosco questo genere di vignette (per fortuna, oso aggiungere), ma non mi stupisco. L'orrore ortografico (che è ben diverso dalla svista e dal refuso, sui quali tutti possiamo inciampare), non suscita più sdegno. Sarà per buona educazione, per assuefazione o per incapacità di appurarne l'esistenza?
EliminaPerò anch'io, come te, non intendo arrendermi alla sciatteria grammaticale e pazienza, se non fa tendenza.
Mi sono tanto divertita a leggerti.
RispondiEliminaIo sono una tipa da IG. Perché adoro fotografare e guardare il mondo attraverso tutti i miei contatti.
Scopro luoghi bellissimi, da incanto.
Seguo persone come me, che portano un po' del mondo che conoscono sulle pagine del social.
Sto alla larga da tutti i tipi che hai nominato e non corro rischi.
Come la maggior parte dei social non è il mezzo ma è la persona che lo usa a renderlo bello o assurdo.
Un abbraccio.
PS: nel post precedente mi riferivo al gadget che puoi inserire nel template del blog per creare una cerchia di persone che ti seguono. È quello che non ho trovato. Immagino non ti interessi, tutto qui. Io vedo i tuoi aggiornamenti dal blog roll per cui ti seguo così.
Alla prossima!
Ma infatti anche a me piace seguire alcuni profili Instagram proprio per la qualità e la tipologia delle foto in sé (e non disdegno una bella didascalia), la mia critica è rivolta ad (alcuni) commentatori, rei di aver trasformato uno strumento divertente in un ulteriore campo di battaglia. Del resto è vero, il problema non sono i social, ma chi li utilizza. Potremmo eliminare Instagram e Facebook, ma questo non ci libererebbe dai comportamenti maleducati o sciocchi.
EliminaPer quanto riguarda il gadget ecc. ecc., confesso la mia totale ignoranza in materia e alzo bandiera bianca.