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venerdì 12 aprile 2019

Pretty little liars-Wicked

Morto un A se ne fa un altro. Scoperto ed eliminato l'anonimo stalker che le ricattava minacciando di rivelare i loro segreti più torbidi, arrestato l'assassino della loro amica Ali scomparsa quattro anni prima, le quattro ragazze del ricco sobborgo di Rosewood possono tornare alla loro vita...oppure no.
Basta una manciata di settimane che a Ian, il presunto killer di Ali, vengono concessi gli arresti domiciliari in attesa che inizi il processo e da quel momento Aria, Hanna, Spencer ed Emily riprendono a ricevere misteriosi messaggi minatori firmati A. Inevitabile pensare che stavolta dietro questa sigla si nasconda Ian, ma la polizia, che viene subito informata, è scettica, viste le misure di sicurezza alle quali il presunto assassino è sottoposto.
Eppure questo nuovo A appare ancora più temibile: non solo conosce tutti i vecchi scheletri nell'armadio delle ragazze, ma sembra tenerle costantemente d'occhio, così da possedere prove di ogni pasticcio in cui si cacciano. D'altronde, si sa, le nostre diciassettenni ci sguazzano nei casini.
Aria conosce un ragazzo affascinante, peccato che poi diventi il nuovo fidanzato della madre complicando il già turbolento ménage familiare; Hanna decide di provare ad andare d'accordo con la sorellastra Kate, ma A le mette la pulce nell'orecchio, ricordandole come Kate in passato non sia stata affatto affidabile; Emily, dopo aver combattuto per far accettare la propria omosessualità, si innamora di un ragazzo e Spencer, be' Spencer in verità è troppo presa a leccarsi le ferite cercando di ricucire un rapporto già compromesso con i genitori, per combinare alcunché. Ma le circostanze sembrano metterla ancora una volta alle strette, facendole dubitare persino delle sue origini, sebbene la sua memoria lacunosa possa  riservare altre sorprese.
Come nei precedenti volumi, anche questo, che è il quinto della serie, prende avvio da un episodio del passato, il gioco della capsula del tempo, e da esso ricostruisce eventi cruciali nell'amicizia di Ali, Emily, Hanna, Aria e Spencer che servono a comprendere il presente a gettare nuova luce sulle loro storie e personalità.
Sul finale, il processo a Ian riserverà una sorpresa e lascerà apertissimo il mistero di A che rimane senza volto, ma si dimostra molto più pericoloso che in passato. Chissà se le nostre protagoniste hanno imparato la lezione che divisi si perde e se ridaranno nuova linfa alla loro amicizia evitando, almeno tra di loro, di "sotterrare" altri segreti. Per saperlo non resta che addentare il sesto episodio che già dal titolo, Killer, è tutto un programma...

Pretty little liars-Wicked, Sara Shepard, Harper Teens

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

giovedì 4 aprile 2019

Breve (si fa per dire) dissertazione sulla musica di oggi

Ultimamente, ascoltare musica alla radio risulta essere fonte di nervosismo piuttosto che di piacere. Le canzoni si susseguono uguali, monocorde, voci indistinguibili con ritmi tutti simili.
Mi sento un po' come mia nonna quando criticava i cartoni della mia infanzia perché ripetevano sempre "maledizione" e "dannazione", se non fosse che mia nonna era tutt'altro che il prototipo della vecchia bigotta, una lavoratrice piombata dalla Milano del secondo dopoguerra nel profondo Sud, che s'ingegnò per non rinunciare alle libertà con cui era cresciuta. A dire il vero, meriterebbe un racconto a parte. Ma, dicevamo, le canzoni.
Forse sono io che sono troppo fuori target per comprenderle, del resto i maggiori consumatori di musica sono i giovani, ed è giusto che a loro la musica si rivolga. Basterebbe questo a farci capire che contestare il sistema, sovvertire i valori, è il minimo sindacale del leitmotiv musicale. Diciamocelo, se Vasco avesse cantato il posto fisso anziché una vita spericolata, non sarebbe diventato Vasco, e del resto anche Venditti guardava con terrore all'idea che il suo compagno di scuola entrasse in banca (sebbene oggi, Zalone docet, il posto fisso sia diventato il sogno proibito di molti).
Ora, quindi, capisco che si contesti e non me la prendo per qualche parolaccia (son cresciuta con Masini che mandava tutti a quel paese); le "donnacce" si cantavano anche ai miei tempi, seppur con un che di doloroso e poetico assieme, e non mi scandalizzano le canzoni sul sesso, anche senza amore, sebbene Venditti non sarebbe d'accordo e Nek direbbe che si può fare ma non è lo stesso. Però, ecco, a forza di alzare l'asticella mi sembra che adesso non si sappia più dove andare a parare.
I test delle canzoni di questo periodo sono di un nichilismo imbarazzante, un elogio del vuoto pneumatico spinto. Esaltazione della fama fine a se stessa, del denaro come massima aspirazione per potersi permettere non una bottiglia di Moet ma tutto il bar (e magari distruggerlo anche, tanto chi se ne frega se c'hai il cachet?), o regali griffati da regalare alla prima bellona vistosa, disposta per questo a concedersi su due piedi.
I testi sensuali ci son sempre stati, si pensi a Danza sul mio petto di Antonacci, ma a quanto pare anche la metafora erotica è roba da museo. L'amore, ai tempi della musica di oggi, non solo è sesso fine a se stesso senza coinvolgimento e multipartner (e magari nel letto dei genitori giusto per sottolineare la giovane età dei protagonisti), ma è la morte civile di ogni sentimento, è, senza peli sulla lingua, solo scopare accompagnato da volgari giochi di parole, giusto per togliere ogni velleità di romanticismo. In più di un testo, uomini sognano grosse auto di lusso su cui far aderire il prosperoso posteriore della belloccia che li accompagna. Purché la signorina abbia una data di scadenza, perché tanto con lei due minuti e poi si arriva al dunque e quindi che non si sogni di essere richiamata, che d'altronde lui c'ha già pronto il rimpiazzo.
Trovo queste canzoni non solo di un maschilismo sfrenato, ma umilianti e offensive per il pubblico femminile. Foriere, a mio avviso, di una mentalità pericolosa.
Diglielo di usare un linguaggio giovane/Dillo a certa gente dai quaranta in su
cantava Ramazzotti, che in più di una hit ha parlato di conflitto generazionale, di incomprensioni con gli adulti (Ciao pa', Un cuore con le ali), rivendicando il diritto di seguire la propria strada e magari anche sbagliare. Ma qui siamo oltre, dimentichiamo la contestazione, adesso c'è solo un desiderio nichilistico di distruzione, magari guidando un meteorite sulla folla, per provocare un nugolo di macerie sopra le quali cercare il numero del pusher col proprio i-phone o sognare una fine come quella di Amy Winehouse.
Questo per quel che riguarda i contenuti, che se poi si guarda al cantare, la situazione non migliora.
Che poi, parlare di canto è forse un'esagerazione perché, a parte ritornelli che ti entrano in testa con un ritmo martellante, il resto è più un racconto in "rima" (se far rimare una parola con se stessa può definirsi rima, roba che ogni volta che Mogol la sente ha un mancamento), un susseguirsi di melodie magari accattivanti, intessute di un parlato fatto da voci tutte uguali, un unico lunghissimo pezzo che pare essere stato diviso in più brani per allungare il brodo.
Per carità, non è che tutti i cantanti di noi agée fossero degli usignoli però, a cantare, almeno ci provavano, e possedevano sonorità che li rendevano distinguibili gli uni dagli altri, uno stile personale che si rifletteva in testi cuciti sulle loro capacità. Accendevi la radio e subito riconoscevi il cantante, ti veniva in mente il suo nome: oggi è difficile pure quello, perché nessuno ha il coraggio di metterci il suo, di nome (e forse su questo gli darei anche ragione).
Ora, di tutto ciò non m'importerebbe un fico secco, ho una scorta di canzoni, vere, sufficiente a dilettare i miei attempati padiglioni, il fatto è che le radio (quelle che un tempo contribuivano a diffondere la Musica), solo questo propongono e i miei figli, come la maggior parte dei loro coetanei, questo cantano allegramente, blaterando, è vero, parole a casaccio senza capire, ma comunque introiettando contenuti che faranno parte del loro background. Se si pensa poi che le nuove generazioni sono numericamente sempre più esigue e che, per campare, le etichette musicali devono reclutare pubblico fin dalle elementari, ben si comprendono le mie perplessità.
La musica è il linguaggio dei giovani, ma un linguaggio dovrebbe veicolare un messaggio e io qui non trovo nulla che valga la pena diffondere, men che meno conservare.
Sarà questa la colonna sonora della giovinezza dei miei figli? Veramente non è possibile proporre loro qualcosa che li rappresenti in maniera più costruttiva?
Due sono le cose. O i giovani di oggi non hanno ideali, non hanno una visione personale, seppure in contrasto con la nostra, da proporre e propugnare, oppure la musica leggera è morta, ma, se così fosse, e qui termino, lo prometto, sarebbe triste perché
un mondo senza musica non si può neanche immaginare.


lunedì 1 aprile 2019

Come organizzare una festa a tema Harry Potter (e non rimetterci un capitale)

Basta andare sul sito di e-commerce più famoso, per comprare tutto ciò che si può immaginare e anche di più: candele da appendere per simulare la Sala Grande di Hogwarts, mantelli e sciarpe di Grifondoro, timbri di ceralacca per suggellare gli inviti e bacchette come se non ci fosse un domani. Come e cosa scegliere è solo una questione di budget. E di opportunità: finita la festa come utilizzeremo quello stock di 12 candele al led che hanno richiesto ognuna 2 pile stilo?
Per festeggiare gli 8 anni della Lolla, ho pensato di assecondare la sua passione per il maghetto occhialuto e di organizzarle una festicciola a tema. Passato il periodo, senz'altro bello ma anche più faticoso, delle ludoteche, da un paio d'anni celebriamo a casa con le sue compagne di classe, che per fortuna non sono molte e sono anche abbastanza tranquille.
Non volevo però spendere un capitale per ricreare l'atmosfera di Hogwarts e allora mi sono ingegnata per trovare la giusta via tra magia e sobrietà.
Vi lascio qualche suggerimento che potrà tornare utile a chi ha intenzione di realizzare una festa a tema Harry Potter.
Personalmente l'unico accessorio che ho ritenuto valesse la pena acquistare sono stati i piatti e i bicchieri "griffati" Hogwarts che ho comprato in un negozio specializzato in articoli per le feste. Mi sarebbe piaciuto prendere anche una tovaglia usa e getta sullo stesso stile, ma non ne avevano, ho allora ovviato con una tovaglia bianca, sempre usa e getta, sulla quale ho attaccato i simboli delle quattro case di Hogwarts presi da un sito che offre disegni da stampare e colorare. Il risultato non è stato male. 
Nonostante la rete offra ricette per riprodurre succo di zucca, pozione polisucco  e burrobirra, conoscendo i gusti del bambino medio ho preferito non azzardare piatti visivamente eccezionali, ma poco appetibili. Ho così preferito decorare le bottiglie di "banali" bibite, con etichette che riproducessero le pozioni più famose. Basta digitare etichette pozioni Harry Potter e Google ve ne fornirà a iosa, gratis o a pagamento. A quel punto la scelta dipende dalla vostra stampante. Se, come me, ne possedete una in bianco e nero, vi converrà scegliere qualcosa di semplice, che dia un effetto anticato.
Per il menù, ho optato per la rosticceria salata: sandwich, golosini, patatine e pizza. Quest'ultima ispirata ai colori delle quattro case di Hogwarts: pomodori rossi e gialli per Grifondoro; pomodori gialli e olive nere per Tassorosso; olive nere e ombrellini blu decorativi (cibi blu che andassero bene sulla pizza non me ne son venuti in mente) per Corvonero; basilico e olive nere per Serpeverde.
Il mio consiglio è sempre di tenersi sul semplice quando si tratta di cibo per bambini, ad esempio i pomodori gialli, che son pur sempre pomodori, hanno incontrato un po' di diffidenza.
La torta l'abbiamo commissionata alla pasticceria. Avrei voluto fare la famosa torta con glassa rosa di Hagrid, ma la Lolla si era fissata che voleva la cialda con su l'immagine del calice di fuoco (e di Cedric Diggory...) così ho lasciato perdere.
Mi sono comunque "concessa" un dolce che richiamasse il boccino d'oro, semplice, ma d'effetto.
Il clou della festa, però, sono stati i giochi a tema: una serie di esperimenti stile lezione di pozioni del professor Piton, che anche le amichette della Lolla, che non sono appassionate di Harry, hanno apprezzato.
Questa è stata forse la parte più facile da organizzare, se non si considera il dover tenere a bada le bimbe affinché ognuna aspettasse il proprio turno per fare la "magia". A parte predisporre l'occorrente, infatti, non bisogna preparare nulla. Se non si possiede un libro di esperimenti per bambini, poi, non c'è problema, perché la rete è una fucina di idee. Anche qui, tutto dipende da quanto si è disposti a concedere, in termini di caos e accessori necessari.
Io ho optato per esperimenti che avessero una parte visiva d'impatto, ma che non fossero dannosi per ambienti e vestiti o richiedessero materiali e preparazioni eccessivamente complicati. Dovendo gestire più bambini, l'ideale è scegliere qualcosa di facilmente replicabile da ognuno, in modo che tutti possano partecipare o una alla volta o contemporaneamente disponendo della propria attrezzatura.
Ho quindi selezionato questi quattro esperimenti:
- l'intramontabile inchiostro simpatico, realizzato con il succo di limone. Ogni bambina ha scritto su un foglietto con un cotton fiocc intinto e IO ho scaldato i bigliettini al calore del fuoco;
- le pozioni colorate a base di aceto e bicarbonato, un esperimento che alle bambine è piaciuto molto per l'effetto "frizzante" e che è abbastanza semplice e permette di dare a ogni partecipante un "set" per fare la propria pozione. Qui un link per vedere di che si tratta;
- il cosiddetto latte che cammina;
- il palloncino che si gonfia con aceto e bicarbonato.
Quest'ultimo è stato veramente il pezzo forte, soprattutto quando abbiamo capito che aumentando le dosi la reazione sarebbe stata più potente: alcune bambine sono andate a nascondersi temendo che il palloncino sarebbe esploso, ma in realtà tutto si è concluso con una sonora risata collettiva.
Il professor Piton, di solito così musone, è stato davvero soddisfatto e ci ha promosso a pieni voti. E anche per quest'anno scolastico, quindi, archiviato il compleanno della Lolla, possiamo dire che ce la siamo cavata. Adesso possiamo ricaricare le pile e sfornare nuove idee in vista della prossima sessione.