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venerdì 24 maggio 2019

Pretty little liars-Wanted

Dopo otto libri e colpi di scena a non finire, l'assassino di Alison De Laurentis, la giovane liceale  del ricco sobborgo di Rosewood ritrovata cadavere a quattro anni dalla sua scomparsa, ha finalmente un nome e un volto, così come lo stalker A che per settimane ha tormentato Hanna, Spencer, Aria ed Emily, le amiche di Ali.
Inutile dire che dietro a entrambi i crimini c'è la stessa mano e che la soluzione non lascerà insoddisfatti i lettori amanti del mistero. In più, a differenza dei precedenti libri, sembra proprio che stavolta il sipario sia calato sul vero colpevole, mettendo un punto fermo su questa vicenda.
Sin dai primi capitoli, Pretty little liars-Wanted alza l'asticella della tensione con una novità che lascerà tutti a bocca aperta, a cominciare dalle quattro ragazze protagoniste che, allontanatesi dopo la scomparsa di Ali, ritroveranno in questa "sorpresa" il fulcro per far ripartire la loro amicizia.
Di più non si può dire, si rischia di spoilerare troppo, al lettore basti sapere che questo nuovo elemento chiarirà molti dubbi fin a quel punto lasciati in sospeso, ma introdurrà altri interrogativi e ci permetterà di scoprire quanti e quali segreti fossero stati custoditi da un bel po' di abitanti di Rosewood.
La storia, con Aria, Hanna, Emily e Spencer che finalmente sembrano aver riportato le loro vite su binari agevoli e soleggiati, scivola veloce verso il finale (anche stavolta il racconto si snoda nell'arco di una settimana), e il lettore divora una pagina dopo l'altro chiedendosi come mai A non si faccia più vivo e cominciando a formulare un po' di ipotesi su cosa, dopo tante ricostruzioni, sia veramente avvenuto la notte della scomparsa di Alison.
Il finale sarà decisamente col botto e lascerà tutti a bocca aperta (di nuovo), sebbene, complice il fatto che abbia già visto l'omonima serie Tv tratta dai libri, qualcosa avessi intuito. Ma libri e serie, per quanto simili in molte parti, man mano che vanno avanti tendono a divergere in parecchi punti (in particolare sull'identità del colpevole), lasciando intatti alcuni capisaldi della trama e permettendo, tutto sommato, di apprezzare il brivido della sorpresa anche a chi, come me, ha già visto la serie televisiva.
Dopo otto libri, posso dire che Pretty little liars non sarà certo un capolavoro, ma è sicuramente ben congegnato e apprezzabilissimo da chi ama i thriller con un tocco rosa.
Nel finale, così come nel quarto volume, qualcosa ci fa intuire che non tutto è concluso (e personalmente ci sono degli aspetti che a mio avviso non sono ancora molto chiari), aprendo la strada ai prossimi capitoli. Del resto ci sono altri otto libri ad attenderci: bisognerà pur dare a queste Pretty little liars qualcos'altro per cui tormentarsi.

Pretty little liars-Wanted, Sara Shepard, Harper Teens

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

mercoledì 22 maggio 2019

Se per essere "green" bisogna comprare

Da un po' di tempo c'è una nuova moda che riempie le stories di Instagram, i servizi televisivi e i blog di tutto il mondo. La potremmo chiamare green, o eco, e altro non è che quella tendenza con cui ci dicono che stiamo distruggendo il nostro pianeta e che dobbiamo cambiare "way of life" prima che i danni siano irreparabili.
Ora. Io non sono una terrapiattista né una no vax, se gli scienziati lanciano l'allarme sull'inquinamento e sul dilagare della plastica nel mare, mi fido di chi senza dubbio ha più titoli di me per dare informazioni. Quel che non condivido è un certo modo di porre la questione, con personaggi più o meno famosi dei social e dello spettacolo sempre pronti a farci (farmi) sentire in colpa.
Colpevole perché per i miei figli ho usato i pannolini usa e getta; colpevole perché mi mangio due fettine di carne alla settimana; colpevole financo perché a casa nostra ci laviamo i denti.
Se l'inquinamento mondiale rischia di raggiungere il punto di non ritorno è colpa nostra, ci dicono, e dobbiamo cambiare al più presto le nostre abitudini per evitare il peggio. Ecco, io questo atteggiamento lo ritengo un po' ipocrita, senza contare che scaricare tutte le responsabilità sui consumatori mi sembra esagerato. Esagerato, ma funzionale: se è colpa tua è giusto che sia tu a pagare il costo (monetario) del cambiamento. Ergo, sborsa un centesimo a busta ogni volta che acquisti frutta e verdura, busta, sia chiaro, che non potrai riutilizzare al prossimo acquisto. Che nesso ci sia tra questa tassa e la riduzione dell'inquinamento non ci è dato sapere (mangeremo meno frutta e verdura? ce le coltiveremo sul balcone?) ma intanto paghiamo.
In quest'ottica nazigreen la prima cosa da fare sarà dire addio a tutto quanto di usa e getta abbiamo in casa per sostituirlo con prodotti eco (e fin qui ci sta). Quindi benvenuti dischetti struccanti, scottex e pannolini riutilizzabili. Ora, non discuto l'innegabile svolta green, tuttavia tutta sta roba va lavata, il che comporta un ulteriore sbattimento. Quando son nata io esistevano ancora i pannolini lavabili, tali "ciripà". Lo so perché mia madre se li ricorda bene e me lo racconta come un incubo. Appena ha potuto passare a quelli usa e getta è rinata. E se ripenso al periodo in cui avevo due figli piccoli per casa, se avessi dovuto anche lavare i pannolini, penso che la Lolla non sarebbe mai nata.
Ma, si diceva, tocca a noi pagare il cambiamento. A caro prezzo. Perché tutti questi simpatici oggetti, molti dei quali in fibra di bambù che pare essere il materiale eco per eccellenza (fino a prova contraria), hanno costi più da boutique che da supermercato. E va bene che il riutilizzo ammortizza la spesa. Ma che vogliamo dire sulla carta igienica di bambù a 2,40€ al rotolo, vogliamo riutilizzare pure quella? E il dentifricio ecologico a 10€ la confezione? Come lo ammortizzo, scegliendo tra lavare i denti ai miei figli o mandarli all'università?
La vera rivoluzione non è bandire la carne per sostituirla con semi e radici (e comunque il ginecologo di una mia amica vegetariana si è rifiutato di seguirla durante la gravidanza se non avesse mangiato carne). La vera rivoluzione sarebbe evitare di mangiarne quotidianamente sotto varie forme, sarebbero supermercati che non strabordano di ogni ben di Dio, dove ogni giorno a qualunque ora puoi trovare di tutto, dalla porchetta di Ariccia ai pizzoccheri valtellinesi.
La vera rivoluzione non è la borraccetta d'acqua nello zaino dei bambini, pardon negli zaini: scuola, palestra, corso d'inglese (perché anche lì, dove trascorrono un'ora sola a settimana, pare che i piccoli soffrano di improvvise arsure). La vera rivoluzione è fare come ai nostri tempi, quando andavamo a scuola con un bicchiere richiudibile nello zaino da riempire con l'acqua di rubinetto. Soluzione che pare abbia funzionato benissimo visto che non si ricordano casi di disidratazione in aula.
La vera rivoluzione non sono i dischetti struccanti lavabili. La vera rivoluzione sarebbe truccarsi poco, in casi eccezionali. Così da ridurre il consumo di dischetti, ma anche di tanti altri cosmetici e struccanti e delle loro confezioni di plastica. Posto che però una soluzione del genere non può essere imposta, ma solo proposta, la verità è che nessuno la suggerirà mai. Specie sui social, dove chi un minuto prima ti ha consigliato caldamente di ridurre la plastica e di fare una svolta green passando ai dischetti lavabili, nella story successiva ti presenterà il nuovo lucidalabbra arrivato dall'azienda di turno nel suo bellissimo, quanto inutile, packaging tutto da smaltire.
La vera rivoluzione è ridurre i consumi di tutto ciò che, a conti fatti, è inutile. Ma nessuno si azzarda a dirlo perché la nostra società, a cominciare da chi dei social ne ha fatto una professione, sul consumo ci vive e non può permettersi il lusso di educare a consumare di meno. E questa è la prima ipocrisia che intravedo in tutto questo parlare "ecologico". Il secondo aspetto è che, mentre a noi poracci son richiesti cambiamenti e sacrifici, l'industria, sotto molti aspetti, va incomprensibilmente in tutt'altra direzione.
Così le caramelle che da bambina acquistavo in un tubicino di carta, adesso sono vendute in ingombranti scatole di plastica. Per non parlare, poi, della tecnologia. Una volta a settimana la mia compagnia telefonica mi propone l'acquisto di un nuovo smartphone a condizioni vantaggiose, peccato che il mio funzioni ancora, per cui non c'è necessità di buttarlo via. Ovviamente questo è solo un esempio di una società dove ognuno di noi è indotto a relativizzare il valore degli oggetti, per cui anche un divano ancora buono, può essere da rottamare se hai l'occasione di comprarne uno dalla linea più moderna a prezzi vantaggiosi.
Per poter campare, il nostro mondo globalizzato non può ridurre i consumi, anzi li deve incentivare, e là dove non arriva l'obsolescenza programmata, ci pensano gli Stati con nuovi standard che richiedono nuove apparecchiature.
Così tra il 2020 e il 2021, per una riorganizzazione delle frequenze, migliaia di apparecchi televisivi saranno rottamati. O così, o bisognerà dotarsi di altri decoder (ma se già si ha il decoder, bisognerà per forza cambiare televisore). L'idea è che questo passaggio, per quanto necessario, produrrà una nuova ecatombe di elettrodomestici funzionanti (e pensare che il bosco sopra il paesello era stato pulito proprio un anno fa dai televisori buttati lì da qualche mente illuminata), senza contare il peso economico sulle nostre tasche. A casa mia non si salverà nessuno dei due apparecchi, neanche quello più nuovo. Idem dai miei suoceri, dai miei genitori e dai miei cognati, tutti con televisori abbastanza recenti, ma non in linea coi nuovi standard. E' il progresso, bellezza.
Sì, ma, ditemi, voi che da mattina a sera mi fate sentire in colpa perché mi lavo i denti, perché uso il detersivo del discount e non quello ecologico fatto in casa, perché, addirittura, non me la sento di passare alla mooncup in quei giorni del mese che già così non sono piacevoli, dove siete voi quando gli Stati ti obbligano a rottamare migliaia di elettrodomestici funzionanti?

sabato 11 maggio 2019

Pretty little liars-Heartless

Il vero killer di Alison Di Laurentis, la ragazzina scomparsa da ormai quattro anni, è stato finalmente scoperto e catturato. Di nuovo? Sì, perché si tratta di un nuovo colpevole, accusato, oltretutto, di essere nientemeno che il misterioso stalker "A" che invia messaggi minatori alle amiche di Ali, ovvero Hanna, Spencer, Emily e Aria.
Ma non è tutto. Ali forse è ancora viva. O forse no. Qualcuno cerca di incastrare le quattro amiche per il suo omicidio e qualcun altro le scagiona. Un nuovo omicidio viene commesso. Gli indizi si fanno sempre più ingarbugliati e il settimo capitolo della saga Pretty little liars, Heartless, si chiude lasciando una scia di punti interrogativi senza risposta. Ma andiamo con ordine.
Rosewood, Pennsylvania. Aria, Hanna, Spencer ed Emily sono appena scampate a un misterioso incendio doloso. Chiuse in una camera d'ospedale, fanno il punto sugli indizi raccolti fino a quel momento, convincendosi che i medici abbiano ragione e che quella che hanno creduto essere Ali, sia solo il frutto della loro immaginazione alterata dai fumi dell'incendio. Troppo tardi, la stampa, venuta a conoscenza della notizia, comincia a tormentarle, suggerendo che aver visto Alison sia un'altra delle bugie messe in piedi dalle teenager e appioppando loro il nomignolo di Pretty little liars.
Nella settimana che segue, ogni capitolo della saga dura all'incirca sette giorni, le nostre quattro "eroine", anziché cacciarsi come al solito nei guai, ricevono da A messaggi criptici che le portano a seguire ognuna una diversa pista per cercare di capire se Ali sia ancora viva e, soprattutto, cosa le sia veramente successo.
Così Emily finisce in una comunità Amish dove scopre importanti segreti sul detective Wilden, l'uomo che ha seguito le indagini dopo la scomparsa di Alison; Hanna, su richiesta del padre, cerca ristoro al suo disturbo post traumatico in una struttura per ragazze problematiche  e si imbatte in una compagna di stanza falsa e manipolatrice che, però, sembra aver conosciuto Alison; Aria cerca risposte affidandosi alla magia e a una medium che la induce a credere che Ali si sia suicidata. E Spencer? Be', per Spencer le cose sono più complicate. Dopo aver scoperto verità nascoste sulla sua famiglia, gli Hastings, il fuggitivo Ian, il primo presunto assassino di Ali, le invia messaggi in cui le rivela che gli Hastings e i Di Laurentis dividono ben più di uno steccato tra i loro giardini. Convinta che i genitori abbiano taciuto volutamente questo segreto, Spencer fa un coming out che anziché appianare la situazione si rivelerà distruttivo.
Ma l'arresto del nuovo assassino risolverà ogni cosa. O no? Perché le nostre pretty little liars, non sono poi così stupide e il presunto colpevole lascerà molte domande insolute, proprie mentre altre spuntano come funghi nei boschi di Rosewood. E poi, come se non fosse già abbastanza, un altro omicidio illuminerà le notti delle quattro ragazze con i lampeggianti della polizia. Vien da pensare che siamo solo all'inizio. Troppi dubbi, troppi misteri, basterà il prossimo volume della serie a fare chiarezza o aggiungerà solo altra carne al fuoco?
La risposta, forse, nell'ottavo capitolo.

Pretty little liars-Heartless, Sara Shepard, Harper Teens

Questo posta partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

lunedì 6 maggio 2019

La coscienza collettiva intrappolata nella rete dei social

Non ho mai pensato di compiere un reato, ma se proprio dovessi darmi al crimine mi ispirerei ai maestri del giallo, pellicola o carta stampata, e mi impegnerei per inscenare il delitto perfetto. Ergo, cercherei di farla franca, perché se proprio devi fare una cosa, almeno falla bene. Mi troverei un alibi inattaccabile, distruggerei eventuali prove e cancellerei ogni minima traccia che a possa condurre a me. Ah. Ed eviterei di lasciare in giro testimoni che possano incastrarmi.
A quanto pare tutte queste precauzioni sono ormai roba da Giallo Mondadori, o, più probabilmente, da menti troppo brillanti. Nell'era dei social in cui l'indice di gradimento è correlato al numero di visualizzazioni, anche un'azione vile come il pestaggio di un disabile od odiosa come uno stupro, meritano di essere riprese e conservate, a imperitura memoria della forza e della virilità dei loro protagonisti, simulacri di una discutibile "figaggine". O forse come mero oggetto di divertimento.
Di più. Perché non solo sembra caduto il timore di conservare prove contro se stessi, ma addirittura, adesso, è d'uopo produrle e condividerle con quante più persone possibile, come se questo non costituisse una schiera potenzialmente infinita di testimoni a proprio svantaggio. Ma forse i protagonisti di queste storie ci avevano visto giusto, forse avevano ragione a non considerare un pericolo la diffusione dei filmati dei loro crimini. Tant'è che in quel di Manduria, in molti, per giorni, hanno visionato i continui pestaggi della gang di ragazzini ai danni di un anziano disabile, senza battere ciglio. La coscienza collettiva di un intero paese annacquata e inebetita nella rete dei social.
E se fosse successo a me, mi sono chiesta. Se qui nel paesello dove vivo, avessi avuto sentore di una vicenda simile, non avrei forse tirato avanti, cullata dalla confortante scusa che si trattasse di dicerie tutte da provare? E se mio figlio mi avesse confessato di aver visto uno di quei filmati sullo smartphone di un amico, non gli avrei risposto che la sua mente bambina non era in grado di distinguere la realtà dalla finzione? E se infine, quel filmato fosse arrivato anche sul mio, di smartphone, avrei denunciato o mi sarei fatta i fatti miei, come i tanti che, testimoni delle angherie vigliacche di un gruppo di ragazzini ai danni di un anziano vulnerabile e solo, anziché levarsi indignati a proteggerlo hanno preferito un indifferente silenzio? Sarei stata io migliore dei cittadini di Manduria?
Mi sono ripetuta questa domanda, non per giustificarli, ma per capire quanto sia diffuso il cancro dell'indifferenza.
Sulla seconda vicenda, almeno, non ho dubbi. Avessi visto un filmato di mio figlio che usa violenza contro una donna, ho la certezza che mi sarebbe montata la rabbia e anziché coprirlo, l'avrei preso a calci nel sedere da casa fino alla più vicina stazione dei carabinieri. O forse no. Mi sarei risparmiata questa fatica, portando solo il mio smartphone come prova.

venerdì 3 maggio 2019

Pretty little liars-Killer

Il sesto capitolo cartaceo della saga di Pretty little liars, dal titolo Killer, si chiude con un colpo di scena di quelli che rimettono tutto in discussione.
Sono 300 pagine dalle quali è difficile staccarsi, dove gli avvenimenti si susseguono rapidi nel corso di una sola settimana (ma che settimana!) che segue il ritrovamento del presunto cadavere, del presunto assassino di Ali, ovvero Ian, del quale si perdono le tracce. Sarà morto veramente? E allora chi invia messaggi a suo nome a Spencer, Hanna, Emily e Aria?
A rendere il mistero ancora più ingarbugliato ci pensa lo stalker anonimo A che continua, sì, a perseguitare le quattro amiche con minacce e brutti scherzi, ma che d'altro canto sembra inviare loro piccoli indizi e inviti, neanche tanto sfumati, a indagare su alcune persone sospette.
Chi è veramente Jason, il fratello maggiore di Ali per il quale Aria ha da sempre una cotta? E' il bravo ragazzo che tutti credono o il suo armadio nasconde più di uno scheletro?
E il detective Wilden ha forse commesso qualche volontaria disattenzione nelle indagini sulla scomparsa di Ali? E perché, anni prima che la ragazza sparisse e lui entrasse in polizia, teneva d'occhio la sua casa?
Tutti particolari che tormenteranno le quattro studentesse di Rosewood. Assieme ad A, naturalmente. E così mentre Spencer pensa di aver trovato la vera madre, per poi sbattere violentemente contro il muro della realtà e Aria crede, contro tutto e tutti, alla bontà di Jason, Emily fa i conti con un fidanzato dalla mamma psicopatica, perché anche quando A non ci mette lo zampino, i guai non mancano alle nostre teenager. E Hanna? Hanna sembra essersi liberata di A semplicemente cambiando numero di telefono, questo però non le impedisce di complicarsi la vita rivaleggiando con la sorellastra Kate. Senza contare che il passato continua a gettare nuove luci (e ombre) sugli avvenimenti del presente e sarà proprio un sogno rivelatore a far accendere la lampadina ad Hanna nel finale del libro.
Così, proprio mentre le quattro ragazze credono di aver ricostruito un quadro di quanto successo veramente negli ultimi anni, qualcuno tenta di uccidere qualcun altro appiccando un incendio e qualcun altro farà la sua comparsa rimettendo omicidi, fughe e ritrovamenti in discussione....

Pretty little liars-Killer, Sara Shepard, Harper Teen

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma