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martedì 24 settembre 2019

Bilancio della prima settimana di scuola, o giù di lì, secondo una madre (1)

Se per Ieie la prima settimana di scuola media non ha evidenziato granché di rilevante, vista dagli occhi di un genitore, o meglio di una madre, pare invece una fucina di scoperte e illuminazioni.
Sarà che alla fine abbiamo dovuto cedere sul cellulare e questo ha proiettato il figlio nel mistico universo delle chat di classe, sarà che comunque è un capitolo nuovo per lui come per me, fatto sta che non passa giorno che non provi stupore o una certa indignazione che mi fa tanto sentire un po' retrò, un po' superata.
Cominciamo con il telefono. A parte l'illuminante scoperta dell'applicazione di Google che consente di controllare e all'occorrenza bloccare lo smartphone del pargolo under 13, ricordandogli che dopo una certa ora l'uso del suddetto gli è vietato, la prima settimana col telefonino è andata meglio del previsto. Ieie ha sì il vizio di andare a controllare i messaggi, ma a un certo punto se ne stufa, al punto che spesso toglie la suoneria e ciao.
Ma veniamo a quello che ho scoperto osservando Ieie e la chat della sua nuova classe.
1) I ragazzini hanno l'irritante abitudine di intasare la chat di messaggi vocali. Una normale conversazione per decidere la qualunque, si sussegue a ritmo di decine di messaggini nei quali, come in un dialogo vis à vis, ognuno si inserisce dicendo la prima cosa che gli passa per la testa, intercalari ed esclamazioni comprese. Il tutto con i sottofondi più vari, dalla Tv al ruminare cibo fino agli sproloqui materni in secondo piano. Semmai qualcuno dica qualcosa di importante da ricordare, sarà impossibile rintracciare il messaggio in quel mare magnum, sempre che lo si sia ascoltato: Ieie per primo, se il vocale è lungo va avanti senza sentirlo perché, dice, ci vuole troppo tempo.
2) Una chat di undicenni è quanto di più vicino alla torre di Babele. Ognuno si inserisce con un argomento diverso mentre il precedente non è stato ancora esaurito, creando un guazzabuglio dal quale è arduo ricavare un senso. Ci sono poi i molestatori, ovvero quelli che intasano volontariamente la chat con la stessa immagine anche per 200 volte di seguito (visto con i miei occhi), rendendo la conversazione, già frammentaria, praticamente impossibile. La sensazione che se ne ricava è quella di una classe alla mercé di se stessa, che necessita di un insegnante a riportare ordine e un minimo di filo logico. Ma certo, mi si dirà, son ragazzini. Ma era proprio quello che dicevo io quando sostenevo che il telefono a questa età fosse superfluo.
3) I ragazzi usano la chat per riempire il tempo. Non sanno che fare? Messaggiano. La sera la mamma torna tardi dal lavoro (anche questo visto con i miei occhi)? Si sta a chattare finché non arriva. Ovviamente spesso e volentieri non hanno nulla da dire, il che rende l'ascolto dei 580 messaggi che uno si ritrova sconcertato, al mattino, mortalmente noioso.
La verità è che non hanno la più pallida idea di quello a cui serve un telefono. Per questo, quando lo scorso anno uno scolaro chiamò le forze dell'ordine nel corso del dirottamento del suo scuolabus, fu oggetto di così tanti elogi. A colpire non fu il fatto di aver avuto la freddezza di fare la chiamata, quanto che avesse capito a cosa servisse veramente un cellulare.
4) Le ragazzine sono peggio dei maschi. Perché questi sono ancora ingenui bamboccioni, mentre loro già si fanno le foto in pigiama, sul letto, con la bocca a papera, chiedendo quanto sono belle (visto anche questo). Fa un po' tristezza vedere come siamo scese in basso, che poi per carità, le foto in pigiama, o mentre ballavamo, ce le facevamo anche io e le mie amiche, per ridere, ma erano foto fatte col rullino e quindi ce n'era una copia sola e non doveva assolutamente essere mostrata ad altri, che altrimenti ci saremmo sotterrate per la vergogna.
C'è da dire che i maschi, al momento più attratti dalle notizie di calcio che da immagini femminili, non paiono dare il minimo riscontro a queste foto. Resta il fatto che chi le manda costruisce un'immagine di sé, vera o falsa che sia, che le rimarrà appiccicata anche in futuro.
5) I ragazzi non sanno cosa si può o non può fotografare. L'altro giorno ho dovuto bloccare Ieie che stava per immortalare la sorella mentre, in farmacia, le facevano i buchi alle orecchie. Nulla di sconveniente, per carità, ma non c'era necessità di registrare un momento comunque personale e che, tra l'altro, non meritava di essere divulgato. 
6) Cari genitori, attenti a quello che scrivono i nostri figli, perché come niente ci fanno fare una bella figuraccia. Come la mamma che ha sbagliato a cliccare la sezione al momento di ordinare i libri si testo su Internet, notizia che la figlia ha reso di pubblico dominio sulla chat, senza malizia, ma solo per chiedere le foto dei titoli corretti. Ora però tutti sanno del pasticcio combinato dalla signora che, magari, avrebbe fatto a meno di balzare agli onori della cronaca scolastica.
7) Nelle chat della classe i ragazzi si dividono in due categorie. Quelli che scrivono in continuazione e a tutte le ore e quelli che scrivono solo se hanno qualcosa da dire o da chiedere.
E da questa dicotomia, a mio avviso, ognuno può trarre le sue conclusioni.

4 commenti:

  1. Mi dispiace che abbiate ceduto, ma scommetto che farò lo stesso, perché fra sei o sette anni la società sarà persino più "evoluta" di adesso.
    Comunque, se ti consola, hai descritto perfettamente le dinamiche di qualsiasi gruppo di Whatsapp.
    Quindi la giovane età dei partecipanti influisce poco.
    E le note audio? Le odio! E le ascolto a singhiozzi come Leie. Dovrebbero vietarle per legge!

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    1. Credimi, è dispiaciuto anche a me. Tuttavia ero rimasta da sola a sostenere un no che a detta di tutti lo avrebbe isolato. E comunque è vero, a ogni generazione si abbassa l'età del primo smartphone, prova ne è che alcuni compagni di mia figlia già ne posseggono uno.
      Per quanto riguarda i vocali condivido appieno il tuo odio (e qualche volta, per sottolineare il mio fastidio, neppure li ascolto), però devo dire che nei gruppi Wa che frequento sono poco usati (per fortuna) mentre vedo che i ragazzi adoperano quasi esclusivamente i vocali. Almeno prima l'utilizzo dello smartphone rendeva i ragazzi veloci digitatori di tastiera, adesso nemmeno questo sanno fare :-(

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  2. Non se ne viene fuori dal "possesso" del cellulare.
    Per ora il più grande dei miei nipoti, sei mesi a 10 anni, non ne vuole ancora sapere.
    Ma penso che dalle medie in poi, sarà un'altra musica.
    Sai cosa mi sconcerta? Il vuoto assoluto.
    Il tuo decalogo è perfetto. Il punto 5 non è altro che una conferma. Perché è sempre stato così. solo che oggi, con l'abuso dei social siamo al delirio.
    Un abbraccio.

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    1. No, cara Mariella, non se ne viene fuori. Io ho tenuto duro fino alla fine dello scorso anno e il risultato è stato che mio figlio era l'unico su 27 a non averlo. Quest'anno ho ceduto, a malincuore, assumendomi l'ulteriore onere di controllare che non abusi di questo strumento. Strumento che, per l'appunto, è spesso e volentieri un inutile orpello, visto l'incapacità di utilizzarlo adeguatamente. E il vuoto delle chat ne è l'esempio lampante. Un vuoto che li distrae inutilmente e che riempiono con contenuti altrettanto vuoti.

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