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martedì 10 novembre 2020

Déjà vu

Ogni anno, con l'arrivo dell'influenza, la scarsità di posti letto della Asl Lecce si traduce in ambulanze del 118 in attesa fuori dagli ospedali per poter liberare le barelle. Se poi a questo aggiungiamo le Tac che si rompono a catena costringendo il personale a dirottare i pazienti nelle poche strutture dove ce n'è una funzionante, si può capire come basti davvero poco a mandare un sistema già fragile in tilt.
Adesso immaginate cosa può succedere se, invece dell'influenza, arriva un virus molto più contagioso. Uniteci che oltre ai propri pazienti bisogna accogliere anche quelli delle province vicine, ormai sature, una macchina per i tamponi rapidi (l'unica della provincia) rotta e la necessità di sottoporre a tampone ogni paziente prima dell'accesso ospedaliero, per giunta con un macchinario che richiede tempi più lunghi, e avrete servito il caos di questi giorni. Ambulanze che stazionano anche quattro ore fuori dagli ospedali prima di ripartire, personale che smonta alle due di notte anziché alle venti (alcuni per altro sono volontari con un misero rimborso spese), pazienti la cui positività viene accertata con molti giorni di ritardo, rendendo ormai vano il tracciamento di contatti che sono andati in giro ignari di avere il virus.
Il mio non è un sentito dire, ma il racconto di persone che lavorano da anni nella nostra sanità e che, per anni, hanno lamentato un peggioramento continuo del sistema. Quello che si sta consumando sotto i nostri occhi è il tracollo definitivo (e annunciato) sotto i colpi del coronavirus.
La prima ondata ci aveva solo sfiorato e adesso fa effetto sentire nomi di persone conosciute tra quelle ricoverate. Fa effetto sapere che ci sono amici in quarantena. Non è più solo il racconto delle immagini televisive, è la paura che si insinua in ogni incontro, in ogni gesto residuo e vitale che ci concediamo per non annullarci del tutto.
Ormai non è più questione di capire se si farà o meno un lockdown, che tanto ormai la risposta la conosciamo già, la domanda vera da porsi è: e poi, dopo, come abbiamo intenzione di gestire i risultati?
Chiudere adesso per, diciamo, due mesi, vorrebbe dire riaprire in pieno inverno, con l'influenza a spalleggiare il coronavirus. Il rischio, viste le nostre capacità organizzative, è di dover richiudere nel tempo di un ba. E certo non si può pensare di mandare avanti quel che resta del Paese in un balletto di aperture e chiusure.
Cancellare gli errori non si può, ma forse un po' di onestà non guasterebbe, chiedere scusa e ammettere che si è sbagliato potrebbe essere un punto di partenza. Non risolve il problema, ma forse attenua la rabbia.
Perché ci avevano detto che eravamo pronti alla seconda ondata. E non era vero.
Ci avevano detto che la seconda ondata non sarebbe stata come la prima. Senza aggiungere che sarebbe stata peggiore.
Ma tranquilli, l'Italia è un modello da seguire. Sì per precipitarsi nel burrone.
E poi non ci sarà un nuovo lockdown, non ce lo possiamo permettere. Noi non ce lo possiamo permettere, a voi tanto non cambia nulla.
E comunque a dicembre ci inonderanno di vaccini. Il che, dato l'esito delle precedenti promesse, è altamente sconfortante.
Abbiamo pagato fior di esperti, messo su decine di comitati che hanno sproloquiato senza freni. Per trovarci con gli stessi, cadenti, sistemi sanitari regionali buoni a malapena a reggere una normale influenza.
Vien da pensare che di questa pandemia non si è capito un bel niente. Oppure che la verità è che non esiste soluzione al problema.
In entrambi i casi non c'è da stare tranquilli.

4 commenti:

  1. L'Italia è il paese delle promesse disattese e degli incompetenti. E il prezzo lo paga la gente. Quelle stesse persone che hanno creduto ad ogni conferenza stampa, ad ogni sorriso rassicurante. Non esiste, in questo momento, una soluzione, ma come dici tu, un po' di onestà sarebbe cosa gradita. Che se lo meritano almeno tutti quei numeri che ogni giorno aumentano il conteggio di chi non ce l'ha fatta. Numeri che sono persone, lasciate morire da sole. E non riesco ad aggiungere altro.

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    1. 😔Vero. Davanti a questa amara realtà ogni altra parola è superflua.

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  2. Che poi, questi comitati scientifici, se fossero composti dai nostri figli minori e minorenni, probabilmente sarebbero più utili...

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    1. Finora l'unica soluzione utile che hanno trovati è stata quella di chiudere tutti a casa. Non è che ci volesse tutta questa scienza per arrivarci...

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