Con gli occhi delle maestre ho visto un bambino che non conoscevo:
"E' autonomo, quando assegniamo i compiti in classe li fa da solo, senza bisogno d'aiuto" (Ma come, a casa a volte si fa persino imboccare!);
"Ha tanta voglia di raccontare, mi ha detto di quando siete stati al parco con la zia, viene spesso qui alla cattedra per chiacchierare" (Stiamo parlando dello stesso bambino al quale devo estrarre le parole dalla bocca con la pinza, quello che quando non ha confidenza sfonda le tasche con i pugni serrati e digrigna i denti in un sorriso imbarazzato?);
"Ecco è proprio un bel bambino" dove la bellezza non è quella fisica, che a sei anni non ci sono bambini brutti.
Con gli occhi delle maestre quello che mi ha colpito non è stato il rendimento scolastico di mio figlio, ma la mia incapacità nel formulare un giudizio.
Mi sono fatta prendere dall'ansia di correggere, mi sono fatta guidare dall'inganno delle somiglianze convinta di sapere cosa bisognasse evitare. E così ho guardato il dito anziché farmi abbagliare dalla luna.
Con gli occhi delle maestre sono tornata a casa consapevole che il voto peggiore l'avevo preso io.
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