Una ragazza con i capelli color aragosta, in pandant con la cintura del vestito; una donna emersa direttamente dal mare, con lo strascico a coda di sirena e l'abito ricamato da un barriera corallina rosso fuoco; un giovane che si sente male dopo aver spazzolato una cinquantina di ostriche.
Una panchina di ferro battuto con cuscini di tela bianca e lì, piedi contro piedi, ognuno ad una estremità, un bambino e una bambina colti improvvisamente dal sonno dopo aver corso e riso tra l'erba del prato; una signora di mezza età con un lungo vestito blu elettrico e un boa piumato dello stesso colore che, a fine festa, ha arricchito con rose candide, non si sa bene se vere o finte e di quale provenienza; uno zio ultraottantenne che si scatena in pista al ritmo di Collegiala con una parrucca di ricci neri in testa e l'energia di un ragazzo.
Un signore piccolo e tondo, con le braccia piccole e tonde, il viso rotondo accentuato dai pochi capelli, che racconta una storia di dolore che lo riguarda e tu, che per caso ti ritrovi nel gruppo degli ascoltatori, che ti senti un'intrusa, e non sai cosa dire. Perché l'unica cosa che vorresti fare è abbracciarlo e condividere il suo dolore, ma non è conveniente, né razionale, abbracciare qualcuno di cui non conosci nemmeno il nome. E tutto ciò ti fa sentire inutile e cattiva.
E questo ti riporta all'inizio di quella giornata, all'arrivo a casa della parrucchiera scovata dopo vane ricerche, ché il lunedì i saloni son tutti i chiusi al paesino, e grazie a una provvidenziale raccomandazione, per dare un minimo di dignità ai capelli cespugliosi. Nell'ora in sua compagnia la signora ti aveva aperto una finestra sulla sua vita, ma con una tale delicatezza che tu, che pure sei riservata e silenziosa, non ti eri sentita a disagio né avevi provato fastidio. Ti aveva raccontato, tra le altre cose, di suo marito, venuto improvvisamente a mancare pochi anni fa, del quale sente ancora intensamente la mancanza. Non te l'aveva descritto, ma ti aveva riportato alcuni aneddoti utili a comprenderne le virtù. E almeno in quell'occasione, mentre la voce le tremava e gli occhi diventavano lucidi, eri riuscita a trovare le parole giuste.
"Signora, lo so che il vuoto non si riempie - avevi detto - ma almeno deve consolarla il fatto di aver avuto la fortuna di conoscere una persona come suo marito, e di averla avuta al suo fianco".
"E' vero, hai ragione - aveva risposto -. Ho delle amiche vedove, che invece sono contente di essere rimaste sole".
Ecco, ho pensato, questo è VERAMENTE triste.
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