A cavallo tra giugno e luglio, Ieie è stato impegnato in un campo scuola naturalistico, tra boschi, animali selvatici, cattura di insetti, attività sportive e bagni nella piscinetta all'aperto. E' stata (credo e spero), un'esperienza piacevole, svolta assieme ad alcuni compagni di scuola che, oltre a dargli la possibilità di svagarsi all'aria aperta, gli ha permesso di rimanere in contatto con i suoi amici e di contrastare la sua indole timida sempre in agguato.
Ulteriore elemento di interazione sono stati i viaggi fatti a turno da uno di noi genitori per prendere o portare i bambini. Sebbene la mia macchina adesso somigli a una discarica di terra, aghi di pino e foglie varie (e non vedrà un autolavaggio fino a settembre, perché negli ultimi giorni stiamo aggiungendo la sabbia a questo miscuglio), quella di fare da autista a una combriccola di quattro sei-settenni sudati e scalmanati è stata un'esperienza antropologicamente interessante, soprattutto per una come me che, da bambina, viveva in un mondo fatto prevalentemente da amichette e cuginette.
Ho potuto infatti constatare che nell'universo maschile esistono degli evergreen, ovvero, il gioco del calcio ("Forza Milan!" "No, forza Juve!", "Inter schifo"), menarsi e prendersi in giro, fare a gara per chi è più bravo/intelligente/forte, ecc.
Ho inoltre potuto effettuare un'analisi musicologica dei sei-settenni di oggi. Quando Ieie ha messo tutto fiero le canzoncine che lui e la Lolla amano ascoltare in auto (ovvero musiche Disney e dello Zecchino d'oro), i suoi compagni gli hanno fatto notare che sono da bambini piccoli (ma và, e voi che siete? avrei voluto chiedere).
Invece, mentre Ieie ribatteva fiero che lui non è un bimbo piccolo, ho chiesto agli altri che musica ascoltassero.
"A me piace il rock", ha risposto il primo.
"C'è qualche cantante che preferisci?" ho domandato curiosa.
"..."
"A me piacciono Moreno e Biagio Antonacci" è intervenuto il secondo, il più grande di tutti, sette anni nuovi di pacca.
"Anche a me Moreno e Biagio Antonacci" ha ripreso il primo.
"Pure io Moreno e Biagio Antonacci" ha concluso il terzo.
Da questa breve conversazione sono emerse alcune riflessioni:
1) Oggi come ieri, in ogni gruppo c'è sempre un leader, più o meno consapevole del suo ruolo. Nessuno lo ha designato in maniera esplicita, ma tutti lo seguono quando propone, detta mode e tendenze, definisce le regole di un gioco.
2) Ogni generazione cresce più in fretta della precedente. Io e le mie amiche siamo andate avanti a compilation di Fivelandia fino ai dieci anni, oggi è già tanto se le ascoltano all'asilo.
3) Non so se mio figlio sia molto ingenuo o molto sicuro di sé. In ogni caso si candida a seguire le mie orme come bambino che sceglie quello che gli piace, anziché quello che piace al gruppo. Speriamo non ne soffra.
4) A quanto pare Biagio Antonacci sta alle nuove generazioni come Lucio Battisti stava alla mia. E questa non me la aspettavo.
Ulteriore elemento di interazione sono stati i viaggi fatti a turno da uno di noi genitori per prendere o portare i bambini. Sebbene la mia macchina adesso somigli a una discarica di terra, aghi di pino e foglie varie (e non vedrà un autolavaggio fino a settembre, perché negli ultimi giorni stiamo aggiungendo la sabbia a questo miscuglio), quella di fare da autista a una combriccola di quattro sei-settenni sudati e scalmanati è stata un'esperienza antropologicamente interessante, soprattutto per una come me che, da bambina, viveva in un mondo fatto prevalentemente da amichette e cuginette.
Ho potuto infatti constatare che nell'universo maschile esistono degli evergreen, ovvero, il gioco del calcio ("Forza Milan!" "No, forza Juve!", "Inter schifo"), menarsi e prendersi in giro, fare a gara per chi è più bravo/intelligente/forte, ecc.
Ho inoltre potuto effettuare un'analisi musicologica dei sei-settenni di oggi. Quando Ieie ha messo tutto fiero le canzoncine che lui e la Lolla amano ascoltare in auto (ovvero musiche Disney e dello Zecchino d'oro), i suoi compagni gli hanno fatto notare che sono da bambini piccoli (ma và, e voi che siete? avrei voluto chiedere).
Invece, mentre Ieie ribatteva fiero che lui non è un bimbo piccolo, ho chiesto agli altri che musica ascoltassero.
"A me piace il rock", ha risposto il primo.
"C'è qualche cantante che preferisci?" ho domandato curiosa.
"..."
"A me piacciono Moreno e Biagio Antonacci" è intervenuto il secondo, il più grande di tutti, sette anni nuovi di pacca.
"Anche a me Moreno e Biagio Antonacci" ha ripreso il primo.
"Pure io Moreno e Biagio Antonacci" ha concluso il terzo.
Da questa breve conversazione sono emerse alcune riflessioni:
1) Oggi come ieri, in ogni gruppo c'è sempre un leader, più o meno consapevole del suo ruolo. Nessuno lo ha designato in maniera esplicita, ma tutti lo seguono quando propone, detta mode e tendenze, definisce le regole di un gioco.
2) Ogni generazione cresce più in fretta della precedente. Io e le mie amiche siamo andate avanti a compilation di Fivelandia fino ai dieci anni, oggi è già tanto se le ascoltano all'asilo.
3) Non so se mio figlio sia molto ingenuo o molto sicuro di sé. In ogni caso si candida a seguire le mie orme come bambino che sceglie quello che gli piace, anziché quello che piace al gruppo. Speriamo non ne soffra.
4) A quanto pare Biagio Antonacci sta alle nuove generazioni come Lucio Battisti stava alla mia. E questa non me la aspettavo.
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