Pagine

sabato 6 febbraio 2016

Le bostoniane

Si può scegliere un libro solo per la città in cui è ambientato? A me è successo. Da quando ho saputo della sua esistenza, ho rincorso Le bostoniane di Henry James sugli store on line in attesa della ristampa finché non l'ho avuto tra le mani. 
Boston. Louisburg square
Volevo riassaporare l'atmosfera inglese della capitale del Massachusettes, rivedere le eleganti geometrie delle brownstones con quei bovindo e gli infissi in legno bianco, piccole bomboniere pompose dal sapore domestico e raffinato insieme.
Boston, l'incrocio tra Mount Vernon e Charles street
Da questo punto di vista non sono stata delusa. Ci ho trovato Charles street, la Back bay, Cambridge, ma per il resto ho avuto non poche difficoltà a finire il libro. E non solo per i caratteri piccoli e a volte sfocati, ma anche per una scrittura che, a dispetto di altri James letti con piacere, stavolta ho trovato ostica, antica, da rileggere più e più volte prima di afferrarne il senso.
In più non sono riuscita ad appassionarmi alla storia di Olive Chancellor, altera (nonché nervosa) femminista che nella sua attività di liberazione della donna incontra, per caso, la bella e giovane Verena Tarrant, dotata di un talento innato per l'oratoria. Olive decide subito di farne la sua pupilla, la ospita a casa, la istruisce a dovere affinché insieme si battano, di più, dedichino la loro intera esistenza alla "causa". E questa splendida amicizia potrebbe, forse, dare i frutti sperati, se anche l'odiato cugino di Olive, Basil Ransom, non rimanesse fulminato da Verena al punto da impegnarsi a rompere il sodalizio tra le due giovani per portarsi a casa la bella oratrice, nata, a suo dire, per fare la moglie e niente più.
Ora, rimane un mistero come dovrebbe realizzarsi questa liberazione femminile a cui le ragazze aspirano per tutto il romanzo. La signora Banks, che in Mary Poppins andava con le suffragette a tirare uova a Downing street, risultava molto più credibile delle due protagoniste, tutte intente a studiare e tenere dibattiti.
Risulta un mistero, anche, perché Ransom si invaghisca di Verena che è sì bella, ma della quale non condivide nemmeno un'idea e, ancor di più, risulta un mistero perché Verena ricambi l'amore di un uomo definito affascinante, ma per niente brillante e in aggiunta senza prospettive. Un uomo che, tra l'altro, della liberazione della donna se la ride, e di gusto.
Lo stesso James, bisogna dirlo, ironizza sull'attività di Verena e Olive e fa del sarcasmo su tutti i personaggi.  
Difficile, così, affezionarsi ai protagonisti della storia, condividerne la sorte o appassionarsi alle loro vicende. Basil, che ritiene l'esistenza "non troppo allettante...data la natura delle cose", e peer il quale il modo migliore d'impiegarla è conquistare una donna; l'incantevole, chiassosa, appariscente Verena di una schiettezza priva di finzioni e ingenuamente entusiasta e Olive che resta il personaggio più ambiguo. Questa donna inquieta, tutta dedita alla "redenzione della donna" alla possibilità "di far qualcosa per il genere umano", si mostra poi insofferente verso la maggior parte delle persone, donne, ma soprattutto uomini: "E in verità, il suo sentimento dominante era una sorta di gelido disprezzo; li riteneva per lo più un mazzo di individui equivoci e prepotenti". Si tinge di tinte misteriose anche il suo rapporto, la sua predilezione per Verena che, a suo dire, ha un unico difetto, non essere ostile agli uomini come categoria, aspetto che porta la giovane oratrice a un comportamento deprecabile a detta di Olive, ovvero dar ascolto anche a "qualcun altro oltreché ad Olive Chancellor".
E sebbene Olive rappresenti la vera eroina tragica del romanzo, nemmeno nel triste finale riesce a risultare simpatica, neppure quando, con un inaspettato flashsorward conclusivo, James ci lascia un po' interdetti mostrando che, in fondo, lei aveva proprio ragione.


Le bostoniane, Henry James, BUR Rizzoli

Nessun commento:

Posta un commento