Lenù e Lila sono due bambine della periferia napoletana: a raccontare la loro storia è Elena, Lenù, ormai sessantenne, dopo aver saputo che Lila è misteriosamente scomparsa, come da tempo desiderava fare, cancellando ogni traccia del suo passato.
Comincia così L'amica geniale, il primo libro della quadrilogia di Elena Ferrante che ci porta in un povero rione della Napoli del secondo dopoguerra. Conosciamo Lila che è sporca, cattiva, sempre pronta a misurare le reazioni altrui con comportamenti imprevedibili. Elena ne è quasi calamitata e fa di tutto per diventarne amica. Compagne di scuola, Lila dimostra sin da subito una straordinaria intelligenza e, nonostante provenga da una famiglia di scarsissimi mezzi, si dimostra la migliore della classe. Elena, che pure è brava e studiosa, cerca di non essere da meno, misurando ogni traguardo in un perenne confronto con l'amica. Per Elena niente ha valore se non è importante anche per Lila, una tendenza che si ripeterà nel corso degli anni. Anche quando Lila, finite le elementari, sarà costretta dai genitori ad abbandonare la scuola, studiando così di nascosto, mentre Elena potrà continuare il percorso scolastico.
Tra alti e bassi le due amiche continueranno a rimanere legate, finché Lila, abbandonata ogni velleità intellettuale, trasformatasi tardivamente da brutto anatroccolo in cigno che affascina ogni giovane del rione, deciderà di investire tempo ed energie in un buon matrimonio. Un matrimonio che salvi lei e la sua famiglia, un matrimonio che pare d'amore ma sui cui risvolti, sentimentali e non, Elena sembra nutrire perplessità.
Sarà poco prima di recarsi all'altare che Lila, in un capovolgimento di aspettative, chiederà ad Elena, la sua amica geniale, di continuare, almeno lei, a studiare, per riscattare la gente del rione.
Dotato di personaggi affascinanti, di una narrazione sapiente che, pur nella semplicità della trama, riesce ad avvincere il lettore, L'amica geniale è l'esempio di come a volte, più della storia in sé, conti la capacità di raccontarla.
E all'autrice questo talento non manca, al punto che percorrendo le pagine del libro mi sono risuonate in mente altre voci, da Lalla Romano a Natalia Ginzburg fino a Simone De Beauvoir. Tutte scrittrici che con i loro testi autobiografici ci hanno condotto nei loro piccoli e intensi mondi personali, tra volti familiari impegnati nel viaggio della vita, con una forza comunicativa indimenticabile.
Con questo non voglio dire che L'amica geniale sia un'autobiografia, del resto della Ferrante ben poco si sa e non si è certi nemmeno che questo sia il suo vero nome, tuttavia la bellezza del romanzo scaturisce proprio da questi aspetti. Da una storia che potrebbe essere vera, e per questo ancor più interessante, da personaggi normali, ma così ben costruiti che diventa difficile stancarsene. Il cliffhanger finale (senza dimenticare il prologo che lascia più di qualcosa in sospeso), sono la ciliegina sulla torta del racconto: il bisogno di sapere cosa succederà è prorompente. Di Lila e Lenù vogliamo ancora sentir raccontare, come se fossero anche nostre amiche.
L'amica geniale, Elena Ferrante, Edizioni e/o
Tra alti e bassi le due amiche continueranno a rimanere legate, finché Lila, abbandonata ogni velleità intellettuale, trasformatasi tardivamente da brutto anatroccolo in cigno che affascina ogni giovane del rione, deciderà di investire tempo ed energie in un buon matrimonio. Un matrimonio che salvi lei e la sua famiglia, un matrimonio che pare d'amore ma sui cui risvolti, sentimentali e non, Elena sembra nutrire perplessità.
Sarà poco prima di recarsi all'altare che Lila, in un capovolgimento di aspettative, chiederà ad Elena, la sua amica geniale, di continuare, almeno lei, a studiare, per riscattare la gente del rione.
Dotato di personaggi affascinanti, di una narrazione sapiente che, pur nella semplicità della trama, riesce ad avvincere il lettore, L'amica geniale è l'esempio di come a volte, più della storia in sé, conti la capacità di raccontarla.
E all'autrice questo talento non manca, al punto che percorrendo le pagine del libro mi sono risuonate in mente altre voci, da Lalla Romano a Natalia Ginzburg fino a Simone De Beauvoir. Tutte scrittrici che con i loro testi autobiografici ci hanno condotto nei loro piccoli e intensi mondi personali, tra volti familiari impegnati nel viaggio della vita, con una forza comunicativa indimenticabile.
Con questo non voglio dire che L'amica geniale sia un'autobiografia, del resto della Ferrante ben poco si sa e non si è certi nemmeno che questo sia il suo vero nome, tuttavia la bellezza del romanzo scaturisce proprio da questi aspetti. Da una storia che potrebbe essere vera, e per questo ancor più interessante, da personaggi normali, ma così ben costruiti che diventa difficile stancarsene. Il cliffhanger finale (senza dimenticare il prologo che lascia più di qualcosa in sospeso), sono la ciliegina sulla torta del racconto: il bisogno di sapere cosa succederà è prorompente. Di Lila e Lenù vogliamo ancora sentir raccontare, come se fossero anche nostre amiche.
L'amica geniale, Elena Ferrante, Edizioni e/o