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venerdì 14 luglio 2017

La verità sul caso Harry Quebert

Un libro che "ti prende" è un piacere tutto da gustare al quale non vedi l'ora di dedicare il tuo tempo libero. E' come un bel regalo che ti aspetta e sei felice perché ogni pagina intonsa sarà una sorpresa da scartare.
Questo pensavo mentre mi abbandonavo alla lettura de La verità sul caso Harry Quebert, di Joel Dicker, finché sono rimasta spiazzata da una sorta di aforisma conclusivo in calce al romanzo, perché sembrava quasi che l'autore mi avesse letto nel pensiero.
Dicker ci porta ad Aurora, tranquilla cittadina del New Hampshire, dove il giovane scrittore Marcus Goldman si reca a trovare il suo professore universitario, nonché grande scrittore, Harry Quebert. Siamo nel 2008 e, dopo l'enorme successo del suo primo libro, Marcus è in preda a una calo d'ispirazione: l'editore aspetta un nuovo best seller, ma nella testa di Marcus c'è il vuoto. Neanche gli incoraggiamenti di Harry, da sempre suo mentore e amico, hanno successo, ma proprio quando le speranze sembrano sparire, il ritrovamento nel giardino di Harry dei resti di Nola Kellergan, quindicenne di Aurora scomparsa misteriosamente nel 1975, daranno a Marcus la voglia di ricominciare a scrivere.
Lo farà proprio per scagionare Harry, che con la ragazzina aveva una relazione proibita e che viene accusato di averla uccisa.
In un patchwork di flashback e ricostruzioni, frammenti dei libri di Harry e Marcus, in un gioco di metalibro in cui talvolta il lettore si perde, ci ritroviamo nell'estate di trentatré anni prima, per scoprire che, sotto la sua patina sonnacchiosa, Aurora nasconde un micromondo dai risvolti inimmaginabili.
Come in uno spettacolo pirotecnico, Dicker parte in sordina, ci conduce a un approdo, devia, torna indietro, fa compiere alla storia talmente tante evoluzioni da lasciarci storditi e affascinati per poi giungere a un finale scoppiettante. E il bello è che, a differenza di altri gialli, stavolta non c'è nemmeno bisogno di tornare indietro per rileggere qualche passaggio fondamentale, perché con qualche trucchetto Dicker ce lo riproporrà senza farci scomodare.
Se si cerca un libro profondo, che tocchi l'animo e la mente, forse è meglio cambiare scelta, ma se si ha voglia di una storia accattivante, di una trama densa, allora questo è il titolo ideale. E quelle 700 e passa pagine, tutte da scoprire, passeranno in un baleno.


"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le ultime parole [...] All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte quelle cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito".

La verità sul caso Harry Quebert, di Joel Dicker, Bompiani, traduzione di Vincenzo Vega

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

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