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martedì 12 giugno 2018

Non è finita fino a che non è finita

...ma stavolta è proprio finita. Oggi, a quest'ultimo giorno di scuola ci arrivo con uno spirito diverso rispetto agli altri anni, quando un atroce dilemma mi tormentava "E mo che gli faccio fare per tutto il giorno a questi due?".
Quest'anno anno no, quest'anno è diverso, e anch'io mi sono trovata ad agognare la fine della scuola come e più dei bambini. Perché quest'anno è stato di una fatica immensa. Fatica di materie orali che per Ieie diventavano più impegnative, fatica di attività extrascolastiche da incastrare al nanosecondo, sempre con i minuti contati e le chiavi della macchina in mano, pronti a scattare. Fatica, soprattutto, dettata da un orario, la famigerata settimana corta, che non ha apportato alcun beneficio alla didattica, ma ha solo aumentato l'affanno.
Che cinque ore e mezza sui banchi e un'uscita alle 13.30, non avrebbero agevolato né studenti né genitori, era una verità senza bisogno di tante dimostrazioni. Avendo circa un'ora e mezzo in più di lezione ogni giorno, ci siamo trovati a gestire un carico di compiti maggiore con meno tempo a disposizione.
Nel nostro caso tornare a casa più tardi ha significato mettersi a fare i compiti subito dopo pranzo, senza la consueta pausa relax garantita in passato. Perché quando il tempo si riduce, se poi vuoi fare un'attività sportiva o invitare un amico a giocare, a qualcosa devi pur rinunciare.
A questo bisogna aggiungere il carico da undici dei compiti del fine settimana, che se gli altri anni il sabato tornati da scuola c'era poco e niente da fare, quest'anno non c'era week end che non si passasse venerdì pomeriggio e sabato mattina chini sui libri, in barba a quel principio che la settimana corta ha il vantaggio di permettere ai genitori di trascorrere più tempo coi figli. Sinceramente passare il sabato mattina a invitar costringere mio figlio a finire i compiti non è proprio il mio ideale di tempo di qualità!
E qui arriviamo al secondo punto. Alla fin fine, i compiti, lo studio, son problemi dei miei figli, che c'entro io? Se per la Lolla si è trattato di limitarmi a spiegare qualcosa che non era molto chiaro e controllare, con Ieie è stata tutta un'altra storia. Il ragazzino è dotato, ottima memoria, facilità di apprendimento ma, mai come quest'anno, capacità di concentrarsi non pervenuta. Al di là della poca voglia di sedersi alla scrivania, lo ritrovavo, dopo un po', a fare di tutto (sfogliare il libro di lettura di italiano, lanciare in aria una gomma/tappo/matita, simulare una partita di calcio) tranne che studiare. Alla fine, l'unica è stata quella di vestire i panni del carabiniere e mettermi seduta di fronte a lui di piantone.
E io lo so che le maestre dicono che i compiti li devono fare da soli, e in effetti da solo li ha fatti, semplicemente la mia presenza è servita a scoraggiare i suoi continui tentativi di bighellonare (ma che fatica!).
Va be', quanto meno la fatica è servita. Ha appreso quello che doveva apprendere, ha raggiunto i suoi obiettivi e un altro anno è da archiviare. Sperando che il prossimo porti un po' più di maturità (sì, eh? crediamoci). Che poi il prossimo sarà anche l'ultimo anno della primaria (ok finalmente mi sono abituata a chiamarla così) e l'entusiasmo, la paura, la commozione sono già pronti a esplodere.
Ma questo è un altro racconto e per ascoltarlo bisognerà aspettare ancora un anno.


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