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venerdì 6 luglio 2018

Anima sarda

Ogni volta che dicevamo che saremmo andati in Sardegna ci sentivamo rispondere "Ah, bellissima", al punto che ci eravamo convinti fossimo gli unici a non esserci mai stati.
E così, dopo mesi di preparativi, letture e raccolta informazioni, siamo partiti per l'isola sconosciuta, desiderosi di vedere, e conoscere, il più possibile, partendo dalla Costa Smeralda e scendendo da Alghero fino a Cagliari.
Abbiamo scelto il mese di giugno perché più economico e meno affollato, il mare, ci avevano avvisato, era gelido, ma questo non ci ha comunque impedito di immergerci negli azzurri cristallini delle spettacolari acque sarde che ci hanno ritemprato dal cocente sole mattutino (essendo le serate decisamente più fresche).
Siamo partiti per la Sardegna a mente sgombra e tornati con un fardello di esperienze, colori, profumi e una conoscenza più approfondita di questo territorio, prima fatta solo di luoghi comuni.
Alcuni di questi hanno trovato conferma, altri sono stati smentiti.
Cominciamo dai sardi che, per il volgo, hanno un carattere particolare. "Sai, è sardo" mi disse un collega il primo giorno di lavoro presentandomi, inter nos, il nostro capo. Voleva spiegarmi, prima che me ne rendessi conto da sola, che era di facile arrabbiatura.
In Sardegna, però, ho trovato tante persone gentili, disponibili a darti informazioni (e non solo perché faceva parte del loro lavoro) e a chiacchierare amabilmente della loro terra. Contrariamente alle aspettative, ho trovato un territorio aperto e ben disposto al turismo, un turismo diverso da quello al quale sono abituata e che mi ha colpito in maniera positiva.
Sapevamo che ci saremmo trovati in bassa stagione, e del resto anche da noi in Salento giugno equivale a bassa stagione, ma spiagge così belle e quasi deserte a nostra disposizione da noi non se ne trovano neanche a maggio. E' vero, la conformazione della Sardegna, piena di piccole penisole che si allungano formando, da una parte e dall'altra, deliziose insenature, moltiplica le spiaggette, ma questo non basta a spiegare il fenomeno.
La Sardegna è, per certi versi, più cara. Mangiare fuori costa decisamente di più rispetto alle nostre parti e gli alloggi sul litorale, anche prenotando con largo anticipo, sono intoccabili. Abbiamo ripiegato, almeno per quel che riguarda la Costa Smeralda, sull'interno, per poi approfittare della macchina per gli spostamenti, per capire che, sì, il turismo qui è forse più selettivo rispetto alle nostre parti (meno gente, ma disposta a spendere di più), ma per certi versi più accogliente.
Ancora non mi sono ripresa dallo shock di aver parcheggiato vicino al centro di Porto Cervo in un'area di sosta gratuita. E' vero, il traghetto che ci aveva catapultato a Olbia alle 6 del mattino ci ha permesso di giocare d'anticipo, ma io ero straconvinta che ci fosse un errore e che, come minimo, avremmo trovato una multa da Billionaire. Dopo qualche giorno ho poi  capito che in tutti i comuni sardi, accanto ai parcheggi centrali a pagamento (ma proprio accanto, mica a sei chilometri e mezzo come da noi), esistono sempre quelli gratuiti. E anche le spiagge libere sono infinite, pulite, belle, molto diverse dalle nostre che sono minuscole e relegate negli angoli più brutti e meschini, lerce e puzzone che non ci porteresti neanche il cane a fare i bisogni.
"Sì - ci ha spiegato un amico che vive lì da un po' di anni - loro ne fanno un punto di orgoglio del fatto di offrire certi servizi gratis". Però, ha aggiunto, sono restii a calare sui prezzi, anche quando ciò permetterebbe di aumentare i clienti. E alcuni sardi che sono venuti in vacanza da noi, ci hanno raccontato di essere rimasti colpiti dalla macchina turistica pugliese.
Sarà che l'erba del vicino è sempre più verde...però io del turismo della Sardegna ho proprio apprezzato il fatto di non aver svenduto la propria anima.
Quelle bandiere con i quattro mori che ondeggiano dalle case, quell'accento forte, pronunciato con orgoglio, quelle battigie immacolate dove il mare rovescia ciottoli levigati, meravigliose conchiglie e le alghe che da piccola chiamavo "cocchi", quella macchia mediterranea che cresce rigogliosa nelle valli e sulle dune di sabbia (spettacolari quelle di Piscinas), mi hanno fatto riflettere su come noi, invece, pur di fare cassa ci siamo venduti tutto, anche la sedia a dondolo usata dalla nonna nelle sere d'estate.
Alghero
Potrei dire di non aver mai visto un mare azzurro come quello della Sardegna, ma non è vero, io l'ho visto e un déjà-vu avuto mentre nuotavo me l'ha riportato alla mente. Mi sono ricordata delle conchiglie raccolte nella spiaggia sotto casa del paesino, della ninna nanna che le onde cantavano ogni sera nella mia camera da letto, della spiaggia brulla e solitaria dove il mare riversava tesori da raccogliere e custodire, di acque che ancora oggi mi sembrano limpide, ma che in passato lo erano di più.
Abbiamo avuto anche noi la nostra Piscinas, la nostra Costa Smeralda.
Le dune di Piscinas, alte come colline. Una bellezza che toglie il fiato
Non le abbiamo più.
Le abbiamo svendute fino all'ultimo granello di sabbia, in cambio di un turismo sfrenato, di un cemento che ha fagocitato la costa, di barconi che percorrono il litorale ininterrottamente, dalla mattina fino alla notte.
Quell'anima sarda diventata slogan di una birra locale, esiste davvero, l'ho vista.
Loro l'hanno preservata e ne vanno, giustamente, orgogliosi
Ancora Piscinas
Nel sud della Sardegna i fenicotteri sono di casa: li abbiamo visti praticamente in ogni dove. Questi sono a Quartu Sant'Elena
Alghero, spiaggia Maria Pia. I cubetti di ghiaccio che devono aver sciolto nell'acqua, le conferiscono questi splendidi riflessi
L'alba a Porto Rotondo, tra viali ordinatissimi e solitari su cui si scorgono ville esclusive che si affacciano con discrezione sulla costa
Dentro il porto di Porto Cervo. Incredibilmente anche qui l'acqua è limpida
Una delle tante insenature di Caprera. Poi capisci perché Garibaldi se l'era comprata

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