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giovedì 25 luglio 2019

Crescere

Un amico fraterno, un cugino, che da un giorno all'altro non lo cerca più e, quando si vedono, non riesce ad andare oltre a un saluto svogliato a sguardo spento. Che io lo so che non è colpa sua, ma fa male lo stesso quando, a dieci anni, vedi qualcuno che ti era così vicino allontanarsi all'improvviso senza motivo.
I compagni che, da quando hanno il telefonino, "sono più cattivi" e sottolineano, non volendo farlo stare male ma riuscendoci ugualmente, che noi, i suoi genitori, lo trattiamo come un bambino di tre anni perché non lo mandiamo in giro da solo e lo controlliamo. E probabilmente perché adesso è l'unico senza cellulare.
Il compagno del cuore che l'anno prossimo non sarà più in classe con lui, perché Ieie cambierà scuola e paese, e sebbene viva a pochi metri da noi, per loro è come un addio definitivo sul ponte del Titanic.

Crescere è veramente difficile, lo è sempre stato, ma mi pare che a ogni generazione il coefficiente di difficoltà raddoppi. Perché sebbene ricordi gli ostacoli della mia adolescenza, posso dire che quel che mi ha dato in termini di maturità, nuove esperienze e amicizie è molto di più.
Eppure le ho avute anch'io le amiche d'infanzia perse per strada. Quelle della porta accanto, cresciute con me, con le quali si erano spartiti giochi, cibo e sonno che a un certo punto hanno ricevuto libertà a me non concesse. D'improvviso le ho perse. Ho sofferto, credo. Le ho rimpiazzate. E oggi conservo un bel ricordo della mia infanzia e ancor più bello della mia adolescenza.
Vorrei guardare al prossimo anno di Ieie con l'entusiasmo che merita, con la prospettiva che sarà ricco di bei cambiamenti, poi mi scruto attorno e in effetti ho paura. Perché forse è vero che il problema sono io. Io che frappongo le mie ansie materne alla sua meritata libertà. Io che lo costringo a essere accompagnato, quando invece potrebbe tranquillamente spostarsi da solo.
Io che lo tratto come un bambino di tre anni quando in effetti ne ha dieci.
Io che vorrei che guardasse il mondo con i suoi occhi e imparasse a farsi una (sua) opinione, anziché ipnotizzare corpo e mente davanti a uno schermo solo per fare quello che fanno tutti gli altri.
Perché il bisogno di sentirsi accettati, di essere uguali agli altri, è normale a quell'età. Ma qui mi sembra che il rischio sia un'omologazione senza precedenti.

E poi, un pomeriggio per caso, incontri una mamma di un'altra città di un'altra provincia. Suo figlio, che è un anno più grande, comincia a giocare col tuo e scopri che ha vissuto la stessa storia. Ha chiesto con insistenza di andare a scuola da solo, con la minaccia di smettere di studiare, perché i compagni lo prendevano in giro per il fatto di essere accompagnato dal papà. E' uno dei pochi in classe senza cellulare e per questo, a volte, resta escluso dagli incontri extra scolastici. Quando va in pizzeria con gli amici non sa cosa fare, perché gli altri passano il tempo giocando on line col telefono.
E allora, trovando un altro essere madre che la pensa come te, ti convinci che non sei proprio così strana. O forse siete strane in due.
O forse c'è una terza via.
Perché la stessa madre ti narra la disavventura della figlia decenne che un giorno è tornata dal campo scuola entusiasta perché delle bambine più grandi le avevano scattato bellissime foto col loro cellulare, invitando quindi la madre ad andarle a vedere. Figurarsi la sorpresa della mamma quando ha scoperto che le foto erano state caricate su un profilo Instagram aperto dalle ragazzine a nome della figlia, falsificandone la data di nascita. E il problema non era neanche quello, ma che in poche ore detto profilo avesse già raccolto dieci follower adulti di sesso maschile.
Allora forse, non sono matta o paranoica, ma semplicemente prudente, perché prima di buttare mio figlio in un mondo dove c'è chi è pronto a spolparlo come un ossicino, vorrei che fosse quantomeno preparato. E meno ingenuo di quanto sia adesso.
Che poi lo so che sul cellulare prima o poi cederò.
Ma, ecco, cederò a modo mio.

6 commenti:

  1. Che paura che mi fa tutto ciò.
    Lorenzo a settembre frequenterá una nuova scuola materna, e spesso mi chiede se ritroverà lí i suoi amichetti del cuore.
    Gli ho spiegato che ce ne saranno altri e migliori. So che è un bambino socievole, ma tremo all'idea che possa sentire la mancanza di quel che era prima.
    Quanto al cellulare e agli sfarzi, sono sulla tua stessa linea, ma lui è ancora piccolo per poter osservare gli altri.
    Speriamo bene.
    Un bacio a te.

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    1. Lorenzo starà benissimo. Te lo dico perché al secondo anno di materna di Ieie abbiamo traslocato e lui ha dovuto cambiare asilo. All'inizio era spaventato, ma è stato veramente un attimo e poi si è ambientato velocemente. E lui è un bambino timido.
      Comunque rimpiango i tempi in cui i miei bambini avevano l'età di Lorenzo, forse facevo più fatica ma almeno questi problemi erano ben lontani. Goditi questi meravigliosi anni, io ogni tanto guardo Ieie e vorrei che per un momento avesse ancora i boccoli, la vocina e le guanciotte per poterlo spupazzare qualche minuto in più. 😘

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    2. Me lo godo al massimo proprio perché so che questi momenti non torneranno mai più.
      E sì, andrà tutto bene.
      Per Lore e per Leie.
      Per me e per te. 😗

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    3. Lo so, lo so che non ti lascerai scappare questi momenti. Dita incrociate per tutti noi 🤞🏻

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  2. Non posso darti molti consigli dal pugno di vista materno. Ma abbi fiducia del tuo istinto. Non siete strane voi due mamme, potrei farti un elenco di mamme come voi, che prudentemente stanno cercando la non omologazione. È la strada giusta quel "cederò a modo mio". Un abbraccio grande a te e Ieie.

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  3. Non sai quanto mi fa piacere sentire che altre mamme la pensano come me, perché a volte le mie idee mi sembrano fuori tempo e fuori luogo. Posso solo andare avanti sperando nei risultati. Un abbraccione a te.

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