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venerdì 15 maggio 2020

Dalla parte dei bambini

Non possono protestare.
Non pagano le tasse.
Non votano. 
Sarà per questo che in oltre due mesi sono stati gli ultimi tra gli ultimi. 
Si sono previste misure per tutti (financo i detenuti in 41 bis hanno avuto un occhio di riguardo!), tranne che per loro, convinti che siano quelli meno danneggiati, perché a loro basta l'amore di mamma e papà e poco altro.
Sono loro che hanno perso tutto. Come quegli imprenditori che non sanno se riapriranno. Privati della scuola, delle attività sportive e ricreative, degli amici, dei nonni, di tutto ciò che componeva la loro quotidianità. Privati di una quotidianità.
In questi due mesi nessuno (a parte qualche mamma) si è interrogato su come le misure stringenti della quarantena abbiano impattato sulla vita dei bambini. Noi adulti siamo usciti per lavorare, per fare la spesa, per fare jogging pure, mentre loro languivano tra quattro mura, confortati da uno schermo e da programmi ad hoc sulle reti nazionali, in barba a tutti gli studi che consigliano di ridurre l'esposizione dei bambini agli schermi di Tv e tablet.
Anche il tema della scuola è stato trattato sinora in un'ottica adultocentrica. Riaprire le scuole perché i genitori devono lavorare (problema sacrosanto, per carità, e nessuno più di me, incatenata a casa da due mesi, lo può capire), riaprire le scuole garantendo la sicurezza della classe insegnante che è per lo più agée. Vero, certo, ma ricordiamoci anche che la scuola non è solo un diritto costituzionalmente garantito, se il costituzionalmente, in questi mesi, ha ancora un significato, è soprattutto la palestra dei nostri figli, quel luogo dove dovrebbero imparare ad affrontare la vita, a costruire relazioni, a formare la propria personalità. E uno schermo e dei compiti non sono per nulla la stessa cosa.
I bambini hanno uno spasmodico bisogno di confrontarsi con i loro coetanei in un posto che non sia il confortante nido di casa. Ci sono migliaia di figli unici costretti a frequentare ormai solo adulti, ci sono bambini che si intristiscono guardando i compagni di asilo da uno schermo, che possono incontrare i nonni restando a distanza e senza abbracciarli.
Cosa è rimasto a questi bambini della loro quotidianità a parte l'abbraccio di mamma e papà? Li abbiamo privati di tutto e ancora non sappiamo quando potranno recuperare un briciolo di normalità. Trattati come piccoli untori, quando invece sono solo vittime degli errori dei grandi.
Vorrei che uno dei tanti esperti avesse visto oggi mia figlia dopo mezz'ora di incontro virtuale con la classe. Come le brillavano gli occhi per quei pochi minuti trascorsi assieme, sebbene non avesse potuto chiacchierare con i compagni, né scambiarsi uno sguardo d'intesa con l'amica del cuore. Tutto il suo mondo ridotto nel francobollo dello schermo di un cellulare.
Ma ecco che ormai la scuola si avvia al termine e si appresta un'estate piena di incognite, in cui non sappiamo se potremo portare i bambini in spiaggia e a quali condizioni. Se potranno tuffarsi in acqua o se dovranno limitarsi a salutare da lontano l'amico che non vedono da un anno.
Per poi tornare a un nuovo anno scolastico ancor più carico di punti interrogativi.
Fate qualcosa per i nostri ragazzi, per carità. Qualcosa che vada al di là dei battibecchi ministero-sindacati che ho ascoltato sinora. Ricordatevi che i bambini e i ragazzi sono PERSONE, che la scuola non è solo un importantissimo diritto (che la Dad per altro non ha garantito), ma è anche una maestra di vita. E imparare a vivere chiusi tra le quattro mura di casa, spiando il mondo da uno schermo, è un po' difficile.

5 commenti:

  1. Qualche settimana fa scrissi un post per me importantissimo, dal titolo "Nessuno pensa ai bambini".
    Ti prego di recuperarlo.
    Lorenzo da qualche giorno ha preso a chiedermi quando potrà fare un castello di sabbia nella sua spiaggetta preferita, a 100 metri da casa nostra. Gli rispondo che non lo so. Spero tanto di poterlo accontentare presto.

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    1. L'ho letto, eccome, il tuo articolo, è stato uno dei primi che ho letto sull'argomento e che mi ha portato a interrogarmi su quello che stavamo facendo ai nostri figli.
      Chiudere un bambino in casa per un tempo che per loro è infinito, è una crudeltà enorme seppur fatta a fin di bene. Spero per Lorenzo, e per tutti gli altri piccoli, che questa estate porti un po' più di libertà, che porti il mare che per me, come credo per molti bambini, è sempre stato sinonimo di libertà, di spensieratezza, di vita.

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  3. Io sono stata abbastanza fortunata sia per come hanno e stanno portando avanti la didattica a distanza le isegnanti di sostegno dei miei monelli e anche una parte degli altri insegnanti, sia per come i monelli stessi hanno sopportato la quarantena con tutte le sue restrizioni.
    Ma il tempo trascorso dall'inizio di questa situazione si fa sentire sempre più e pesa... un poco alla volta si deve recuperare (con prudenza, certo) la dimensione reale della vita e non solo più virtuale tra pc, tablet e smartphone.
    Uno spiraglio di luce per noi si è aperto nei giorni scorsi grazie all'associazione che ha organizzato annualmente il corso estivo inclusivo, aperto a bambini e ragazzi normodotati e diversamente abili, di musica, ceramica, inglese e cose del genere: pare che presumibilmente a giugno, luglio e agosto vogliano fare comunque un corso, riadattato alle esigenze e alle regole attuali, possibilmente all'aperto in villa comunale. E' ancora in fase di studio la cosa, ma io spero vada in porto! I monelli sono tre anni che hanno sempre frequentato con gioia questi corsi.
    Vediamo un po'... e incrociamo le dita.

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  4. Che belle notizie, Maris, spero che vada tutto in porto per i tuoi monelli e per tutti i bimbi che hanno bisogno di ritornare a vivere la vita vera. Mi piacerebbe leggere notizie come questa più spesso, purtroppo però anche in questo si procede a macchia di leopardo.
    I miei bambini sono stati fortunati perché abbiamo un giardino dove hanno potuto sfogarsi in questi mesi, però sul lato scuola devo dire a malincuore che sono stati molto abbandonati a se stessi. Mia figlia ha preso a fare lezioni on line solo adesso, con un'ora sola a settimana divisa in due pomeriggi. Soprattutto lei ha mostrato molta insofferenza per questo tipo di scuola. Speriamo bene, incrocio anch'io le dita.

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