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giovedì 7 maggio 2020

Nella didattica a distanza la grande assente è la didattica

Giorni fa è arrivata la valutazione della Lolla che dovrebbe sostituire il colloquio scuola-famiglia di metà quadrimestre. Da quanto inviato leggo che l'alunna partecipa assiduamente alle attività, collabora con le insegnanti, consegna  puntualmente i compiti assegnati, mostra capacità di problem solving e curiosità per le attività svolte.
Sarebbe interessante capire come hanno dedotto tutto questo giacché, (fatta eccezione per un breve incontro on line allo scopo di augurarsi buone "vacanze" di Pasqua), le maestre non vedono e non sentono la bambina da due mesi e immaginare che abbiano tratto tante belle considerazioni dai pochi compiti che, a partire solo da una ventina di giorni, le è stato chiesto di consegnare (e che IO allego con puntualità sulla piattaforma, per cui, sì, lo so che consegna con puntualità) ha quasi del miracoloso.
So bene che ci sono tante insegnanti e tante scuole impegnate nelle lezioni on line, ma ogni volta che sento la ministra dai variopinti rossetti snocciolare le sue percentuali da plebiscito sui ragazzi raggiunti dalla didattica a distanza, mi viene l'ulcera a pensare che su due figli, in due scuole di ordine, grado e comune diversi (uno in prima media, l'altra in quarta elementare), manco uno rientra nelle sue percentuali fantasmagoriche.
Da due mesi a questa parte la scuola si è trasformata in un compitificio: svanita la vita di e in classe, le insegnanti e gli amici, quello che è rimasto ai miei figli è la parte più noiosa e pesante della scuola. Compiti appiccicati a un registro virtuale sul quale le insegnanti appuntano pedissequamente gli argomenti trattati dei quali, però, nessuno ha mai veramente parlato al ragazzo, postando video di You tube per spiegare la nascita della borghesia o cosa sono gli organismi unicellulari. E ci va ancora di lusso, perché in altri casi vengono postati solo i numeri delle pagine da studiare, lasciando alla volontà degli alunni l'onere della comprensione (e alla buona volontà dei genitori disponibili quello della spiegazione). Ho trovato Ieie in video chiamata con l'insegnante del corso di musica che frequentava prima della fine della "vita reale" (come dice lui), per chiederle di insegnarli a suonare alcune note del flauto che l'insegnante di scuola gli aveva assegnato lasciandogli come guida il solo libro di testo. E di esempi simili ne ho tanti, roba da far pensare che a insegnare così siamo capaci tutti.
Questo per quanto riguarda Ieie che comunque, seppur con estrema lentezza, sta andando avanti col programma e che, dopo l'insistenza di alcuni genitori (me compresa) presso una riottosa preside, usufruisce di una barra due ore al giorno di lezioni on line su Skype, purché, ha stabilito la preside nei numerosi paletti che ha posto concedendoci questo privilegio, queste ore non si usassero per fare lezione (ma sì, che si raccontassero barzellette piuttosto) e i genitori non assistessero alle lezioni garantendo però il corretto comportamento dei figli durante lo svolgimento (ma come, con la forza del pensiero?). Per la Lolla le cose sono addirittura peggiori.
Arresesi all'impossibilità di spiegare qualcosa di nuovo in mancanza di interazione (le lezioni on line non si possono fare per non meglio definiti problemi organizzativi di insegnanti e alunni), le maestre hanno quasi del tutto abbandonato il povero programma ministeriale, fatta eccezione per radi, improvvisi guizzi in cui pare si tenti di far fare qualcosa di nuovo ai bambini, salvo pentirsi e ritornare sulle rodate strade del già fatto.
"Mamma basta con le divisioni, che la maestra ci dia qualcosa di nuovo!", ha sbottato l'altro giorno mia figlia e stava quasi per propormi una diserzione, quando le ho detto che stavolta le divisioni andavano consegnate. Sì perché, solo una parte dei compiti assegnati va restituita alle maestre (e anche qui ci va di lusso, perché per il primo mese la politica adottata era stata quella di non chiedere i compiti indietro, ma di inviarci le "soluzioni" lasciando l'onere della correzione a noi genitori), l'altra ce la possiamo tenere nel cassetto, come mero esercizio di stile. Il risultato di queste scelte è che mia figlia, quella stessa bambina che si sedeva da sola dopo pranzo a fare i compiti con rapidità ed efficienza (asserendo puntigliosa, davanti a qualche mio dubbio, che la maestra aveva spiegato di fare così), adesso langue svogliata su pagine di cui le sfugge l'utilità perché, come mi ha detto sfiduciata "tanto la maestra neanche li corregge".
Purtroppo per noi la didattica a distanza si è rivelata un fallimento su tutta la linea. Ai ragazzi si chiede un senso di responsabilità al di là delle loro capacità. Da questo momento tutto sarebbe dipeso da loro, ha detto il prof di inglese di Ieie alla chiusura della scuola trattando i suoi alunni come studenti universitari. Peccato che se all'università ci si va a 19 anni ci sarà un motivo. Perché sforzarsi a studiare storia se al posto dell'interrogazione verrà fornito un questionario da fare a casa (magari col libro aperto davanti) da restituire con comodo in una settimana? Qualunque ragazzo, anche lo studente universitario, sarà tentato dal non studiare.
Come madre, ciò che mi ha deluso di più è stato constatare come la maggior parte dei genitori non sia minimamente turbata dalla situazione. Ci ha visto giusto la summenzionata ministra quando ha per prima cosa rassicurato gli insegnanti sulla tutela dei loro stipendi e i genitori sul superamento assicurato dell'anno scolastico, ha dato al suo pubblico ciò che stava più a cuore, "panem et circensem". Perché a molti genitori non importa il diritto all'istruzione dei figli, ma il pezzo di carta, e vuoi mettere quanti sbattimenti in meno nel sapere che a prescindere da impegno e rendimento, l'anno sarà comunque assicurato? Bisognerebbe essere pazzi a richiedere verifiche serie e proseguimento del programma.
E così l'anno scolastico scivola verso la fine con questa irrecuperabile zoppia, tutti felici per lo scampato pericolo e senza certezze per il prossimo. Anzi, con un sinistro presagio, di arrivare a settembre ancora in attesa di capire dove  e come studieranno i nostri figli, quando finalmente, alla vigilia del nuovo anno scolastico, una conferenza stampa dell'ultimo minuto ci svelerà l'arcano. O ci assesterà l'ennesima mazzata.

4 commenti:

  1. Odio la didattica a distanza e mi pare di avertelo già detto.
    Sembra che a seguire le lezioni debbano essere le madri come noi, e non solo.
    Troppe volte dobbiamo addirittura sostituirci completamente al ruolo delle maestre (come tu dici) per spiegare ai bambini quello che gli viene chiesto di eseguire.
    In qualità di rappresentante di classe, ho ironicamente detto alle maestre di mio figlio che noi madri ci aspettiamo una parte del loro stipendio ricevuto in questi mesi, dato che abbiamo lavorato al loro posto, così come il regalo di fine anno che è sì vietato, ma viene (ancora) fatto regolarmente.
    Chissà tu come te la passi, nel duplice ruolo di insegnante e di genitrice.
    Non ti invidio proprio. Ma soprattutto per la seconda qualifica. ;)
    P.S. Io i rossetti non li sopporto...........

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    1. In pratica hai detto alle maestre quello che molte mamme pensano ma non hanno il coraggio di dire. Sappi che ti proporrò come rappresentante anche nelle classi dei miei figli!

      P.S.
      E comunque sì, fare da insegnante ai propri figli è una gran fatica, anche perché non puoi nemmeno uscire di casa per riprenderti.

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    2. Quindi ho preso un abbaglio?
      Perdonami, ma lo stress si fa sentire.
      Ero assolutamente convinta che tu fossi (anche) un'insegnante. E non chiedermi perché.
      Non è così, dunque? Ahahahahah
      Povera me!

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    3. No, non lo sono, in questo momento mi mancano giusto una o più classi da seguire per raggiungere il top dell'esaurimento!

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