Diciamo la verità: la fine dell'anno ce l'eravamo immaginata in un modo molto diverso. Un momento che di solito fa rima con malinconia, bilanci, bisogno di ricaricare le pile per poi ritrovarsi dopo le vacanze.
Ma come salutare qualcuno che non vedi da mesi? Come si può chiudere un anno che a dire il vero si è interrotto molti mesi or sono? A cosa stiamo veramente dicendo addio, all'odiata Dad, a un anno da dimenticare o alla nostra normalità che salutiamo in maniera formale senza sapere se mai ce ne riapproprieremo?
Per i miei figli la scuola è un ricordo sbiadito da ormai troppo tempo. Me ne sono resa conto ogni volta che raccontavano aneddoti della vita di classe come se parlassero di un'epoca lontana, con quel tono di nostalgia che posso avere io, ma che non dovrebbe appartenere a un bambino della loro età.
Le insegnati e le presidi ci hanno fatto sentire sin dall'inizio la loro vicinanza con messaggi di incoraggiamento che, devo ammetterlo, in principio mi hanno commossa. Dopo svariate settimane di messaggi melensi e niente di più, però, la commozione ha lasciato il posto all'indignazione. La mancata prosecuzione delle lezioni non è dipesa dalla nostra volontà, hanno continuato a ripetere, la solita excusatio non petita della burocrazia italiana, il classico scaricabarile in cui le colpe non son mai di nessuno e i cocci di chi se li ritrova tra le mani. E' vero, non sono stati i docenti a volere la chiusura, ma certo avrebbero potuto impegnarsi per darci un poco di più della miseria che abbiamo ricevuto. Miseria che ha lasciato tanti indietro, che ha punito chi non ha avuto una famiglia a puntellare, spiegare, spronare.
Miseria che ora si avvia all'epilogo tragicomico, la votazione finale, con il registro elettronico di Ieie che si è riempito all'improvviso di voti. Voti basati sulla consegna puntuale dei compiti, voti di scritti, voti addirittura di interrogazioni orali. "Figlio sei mai stato interrogato?" "No, mai". Amen.
Calerà il sipario anche su questa farsa, su questo anno zoppo. Finirà così la quarta della Lolla e la prima media di Ieie.
Un anno che doveva essere di grandi cambiamenti (be' in effetti su questo non possiamo lamentarci), di nuove amicizie, di crescita. Un anno che era cominciato in salita, non solo e non tanto per la mole di lavoro che sin da subito ha richiesto, ma soprattutto perché del ritrovarsi in una scuola di città, lontano dal paesello, con tante facce nuove e senza il suo migliore amico, Ieie ha accusato il colpo. Non è stato facile, abbiamo avuto addirittura qualche attacco di panico e relativa chiamata da parte della scuola, ma proprio quando la strada giusta sembrava essere stata imboccata, un troncamento netto ha lasciato tutto in sospeso. In attesa di vedere cosa succederà con il nuovo anno scolastico.
Già. Ci vediamo a settembre, trillano gioiose le prime circolari di fine d'anno. Ma ormai i toni melensi non mi incantano più. Solo una domanda rimane. Cioè, son tre mesi che ci ripetete che ci riabbracceremo presto e il presto si sposta sempre più in là, per cui, è sicuro che a settembre ci rivediamo?
L'anno trascorso secondo la Lolla |
Questo trauma sarà difficile da superare. Sia per i grandi che per i bambini. L'immagine dei tuoi figli che fanno fatica a ricordare come era la scuola prima, è devastante.
RispondiEliminaCi vorrà così tanto tempo e speriamo che non ci lascino soli, come stanno già tentando di fare.
Sulla scuola, non ho molto da aggiungere, leggo te, sento mia sorella e le mie amiche, davvero vergognoso.
Siete state abbandonate, altro che storie.
Grazie Mariella per le tue parole. Perché io sono mesi che leggo e sento del grande lavoro fatto con la didattica a distanza e mi sembra di aver vissuto in una realtà parallela e anche un po' sfigata dove tutto andava al contrario rispetto al resto del Paese. Sapere che non sono l'unica a sentirsi abbandonata mi fa sentire meno sola (e meno pazza).
EliminaMia sorella ha due gemelle di nove anni. Sta passando l'inferno, tra scuola a distanza, lezioni che vengono assegnate e non spiegate, ricerche, tutto moltiplicato per due. E poi il lavoro, lo smart working finito e il recupero con orari assurdi.
EliminaSiete delle eroine, altro che pazze.
Da mamma di una bambina di nove anni posso dire che tua sorella ha la mia massima solidarietà. Tra l'altro, se seguire i figli facendo smart working a casa è difficile, non oso immaginare come sia seguirli lavorando fuori casa.
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