sabato 22 agosto 2015

Amarcord

Accade che dopo un numero imprecisato di anni che hai paura a contare ché il numero a due cifre che cresce ti fa impressione, ti ritrovi a giocare a beach volley con gli amici di una vita. Non nel solito campetto dove un tempo trascorrevate gli spensierati pomeriggi estivi dell'adolescenza, e dove da anni ormai non montate più la rete, non per colpa dei bambini (stavolta), ma per motivi che nemmeno più ricordi (il lavoro? le vacanze più corte? le ferie in periodi diversi? o il porto che, chiudendo la spiaggia alle mareggiate, ha fatto sì che vi crescesse una foresta selvatica?), ma in una struttura a noleggio.
Accade che di tanti che eravate, solo alcuni rispondono all'appello poiché gli altri si sentono troppo vecchi per rinverdire i fasti del tempo che fu. Così con uno sparuto gruppo di amici, rinforzato da qualche coniuge sopraggiunto negli anni, ti lanci, è proprio il caso di dirlo, nell'avventura. E' solo un'ora, e vola via veloce, ma sul corpo lascia i segni di un intero campionato di serie A perché sì, i temerari avevano ragione, non siamo più quelli di un tempo, e il polso che ti duole per due giorni ne è la prova.
Però quell'ora di gioco, che entusiasmo!
E poi, rifare una cosa che non facevi da quando eri giovane, e rifarla esattamente come allora, ti fa capire quanto sei cresciuta, e cambiata. E, nell'ordine, ti accorgi
a) di muscoli del tuo corpo che avevi dimenticato di avere;
b) che la mente arriva alla palla, il corpo un po' meno;
c) che il tuo cuore non aveva mai avuto una frequenza così alta, nemmeno quando t'innamoravi;
d) che ci sono cose che un tempo non avresti avuto il coraggio di dire, e adesso lo fai, senza remore;
e) che sei un'adulta, perché, pur trovandoti nella stessa situazione di quando eri ragazza, vedi tutto in una prospettiva diversa.
E che ci sono amicizie che possono durare una vita.
Poi, finita la partita, raggiungi i tuoi figli alla Lega Navale del paesino, dove è in corso una festa per bambini.
E anche questo ti fa pensare. Perché in quella Lega Navale ci sei cresciuta. E' lì che hai conosciuto gran parte dei tuoi amici che hai appena lasciato, lì trascorrevi le mattinate di mare, i pomeriggi dell'infanzia a giocare a nascondino o strega comanda colori e le prime serate fuori casa da sola a raccontare barzellette e a fare il gioco della bottiglia. Poi il porto ha eliminato lo scalo per canoe e vele, ha ridotto i posti barca disponibili per i soci, ha cancellato la discesa a mare. Così, svuotata di senso e di iscritti, la Lega si è ridotta a un circolo serale per adulti di mezza età. Le giovani famiglie sono rimaste senza un posto comodo per andare a mare, senza un punto di aggregazione per le nuove generazioni.
Eppure, alla festa, t'imbatti in una cinquantina di pargoli, da 0 a 10 anni e pensi: ma dov'erano fino a oggi? Alcuni li conosci bene, altri scopri con sorpresa essere i figli di amici che hai perso di vista. Altri ancora non li hai mai visti, ma un dettaglio (un taglio degli occhi, una frangetta) ti fa capire subito chi sono i loro genitori, adulti che sono stati bambini insieme a te. 
E pensi che il cemento non si è mangiato solo il mare, la costa e i fondali con la loro flora e fauna.
S'è mangiato anche i legami umani.
La spiaggia dove giocavamo tanti anni fa
La spiaggia com'è oggi

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