Lo chiamano mal d'Africa perché, una volta vista, pare che si desideri fortemente tornarci. Non so se sia vero, non sono mai stata in Africa, però conosco il mal di Spagna, quel desiderio di visitarla ancora e ancora che, in dieci anni, mi ha riportata lì per la quinta volta.
E' passato ormai un mese dalla nostra vacanza sulle coste oceaniche della Spagna, un itinerario studiato e programmato con mesi di anticipo (e questo ci ha permesso un notevole risparmio economico perché i prezzi a ridosso della partenza erano lievitati), un viaggio on the road nel Nord del Paese esattamente a dieci anni da quello che, fidanzati, facemmo partendo da Madrid e guidando fino alla Spagna del Sud.
Questa volta la prima tappa è stata Barcellona, sempre splendida, sempre ricca di posti nuovi da ammirare. Ci eravamo ripromessi un giro veloce nella capitale della Catalogna, poi però la scoperta del restauro di un monumento del modernismo catalano ora visitabile (praticamente ogni anno c'è qualcosa di bello che riapre al pubblico), ci ha "costretti" a prolungare il nostro itinerario.
Si tratta dell'ospedale de la Santa Creu e Sant Pau, un vero e proprio ospedale costruito nel 1902 in stile modernista e funzionante fino al 2009. E' incredibile come questo gioiellino di Domènech i Montaner unisse alla bellezza architettonica le più moderne (per l'epoca ovviamente) concezioni di comfort e funzionalità ospedaliere. Purtroppo non è possibile visitarlo tutto, i lavori di restauro sono ancora in corso, e questo (forse) spiega il prezzo molto alto del biglietto (sì, glielo dobbiamo pagare noi turisti il restauro :-( ).
Ospedale de la Santa Creu i Sant Pau |
Da Barcellona il nostro itinerario è proseguito per Saragozza, capitale dell'Aragona. Si tratta di una cittadina poco battuta dal turismo internazionale e forse per questo in pochissimi parlavano inglese. Il centro, abbastanza piccolo, è, come in tutta la Spagna, molto ben tenuto. I palazzi colorati sembrano sempre pitturati di fresco, le case dalle facciate impeccabili, coordinate tra loro.
A differenza di altre città spagnole, però, appena fuori dal centro ho notato una certa trascuratezza, un aspetto più trasandato e sporco, insomma non mi sono sentita a mio agio, come invece di solito mi capita al di là dei Pirenei.
Saragozza: la piazza con la Basilica e la Cattedrale e i palazzi del centro |
La disponibilità della macchina ci ha permesso di spostarci in un paesino a 100 km da Saragozza, Nuevalos, dove ha sede un bellissimo complesso, il Monasterio de Piedra. Durante il percorso abbiamo constatato che l'Aragona non è solo praterie brulle e assolate (la stessa Saragozza era caldissima, da qui forse l'abitudine degli abitanti di cercare ristoro tuffandosi nella fontana della piazza principale), ma anche oasi di verde tra le montagne.
Il Monasterio di per sé non è molto diverso dai nostri, la sua particolarità è per l'appunto il bellissimo parco che, tra boschi e colline, nasconde una rete di cascatelle, ruscelli e laghi. Per motivi di tempo non siamo riusciti a vederlo tutto, ma ne vale davvero la pena. Anche qui il costo del biglietto, tra l'altro, è altino (cioè, gli Uffizi costano meno!), per cui a saperlo prima avremmo cercato di rimanere qualche ora in più, purtroppo però non conoscevamo la strada e la via tortuosa ha richiesto più tempo del previsto.
La strada verso il Monasterio e il parco |
Sulla via del ritorno ci siamo fermati a mangiare in un paesino trovato strada facendo. Se non fosse che parlavano solo spagnolo e che eravamo tra le colline, con un bellissimo panorama soleggiato nonostante le otto di sera passate, il clima rustico e familiare avrebbe potuto essere tranquillamente quello di un qualsiasi paesino della nostra provincia. Poi quando Ieie si è entusiasmato per un gol della nazionale spagnola trasmesso in Tv, i vecchietti del posto l'hanno preso proprio in simpatia.
Lasciata Saragozza abbiamo fatto rotta verso una zona del tutto nuova per noi, una Spagna un po' diversa dal solito, dove le bandiere appese ai balconi (per carità anche a Barcellona è pieno del giallo e del rosso della Catalogna, ma finisce lì) chiedevano una sola cosa: Independentzia, e lo chiedevano con una lingua un po' diversa dai soliti dialetti locali.
Bandiere su calle de la Estafeta, ma potrebbero essere in una qualsiasi altra via di Pamplona |
Ce ne siamo accorti già dalla nostra mattinata a Pamplona, capitale della Navarra che, pur non facendo parte della provincia dei Paesi Baschi, Basca si sente fin nel midollo.
Lo dicono i cartelli in quella lingua strana (pare sia una delle più antiche in Europa), le bandiere, i prodotti tradizionali che i camerieri assicurano essere, oltre che unici, anche buonissimi.
Altro che il tormentone "siamo come i tori a Pamplona". Noi come i tori, a Pamplona, ci siamo fatti tutta la via che a luglio viene attraversata dall'Encierro, la famosa corsa per la festa di San Firmino. Non so come la riducano in quell'occasione, ma posso assicurare che calle de la Estafeta, come tutta Pamplona, è un gioiellino.
Da lì, abbiamo proseguito la risalita verso Nord, rotta la bellissima Bilbao....
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