giovedì 30 agosto 2018

14 agosto

E' proprio quando, nel giorno della vigilia di Ferragosto, vorresti sfogare il tuo nervosismo dovuto alla folla, al caos, al traffico, alla maleducazione dei turisti, che la vita ti riporta con i piedi per terra, a guardare tutto ciò da lontano, come con un cannocchiale, e a considerare quel che è veramente importante.
Ci pensa una telefonata, che a quell'ora qualcosa deve essere successo, ma a quelle parole, impossibili, incredibili, che però non possono essere dette a casaccio, non ci avresti mai pensato.
E ti metti in macchina, un peso sulla bocca dello stomaco e il desiderio che si tratti di un errore. Adesso ti richiamano e ti dicono che si sono sbagliati, oppure arrivi lì e constati con i tuoi occhi che c'è stato un malinteso.
Lei tornerà ad accoglierti col suo sorriso.
Senti ancora la sua voce.
Ed entri in quella casa dove sei entrata centinaia di volte da quand'eri bambina, sempre uguale, immutata. Di una vecchiezza scomoda e fuori moda. Ma quel che per qualcuno è da buttare, per qualcun altro è una reggia.
Entri e ti tornano in mente tutte le volte che sei passata da quella porta a vetri. Soprattutto le ultime, che da quando vivi al paesello son quattro passi da casa tua.
Quei quattro passi che non farai più.
E pensi.
Perché ogni oggetto è un ricordo.
Pensi all'ultima settimana prima di andare al mare. "Ci vediamo prima che partiate?". Sì, avevi risposto, e in effetti vi eravate riviste, ma quasi per caso. L'ultima volta che sei stata lì, non sei nemmeno entrata. C'erano i bambini.
I bambini che lei amava tanto ed accoglieva con "Nah, chi viene? Chi viene?" appena li riconosceva dai vetri della porta.
Senti ancora la sua voce.
"Beh, la Pizzupia" diceva alla Lolla, che di quel nome se ne faceva un vanto. "Belli, belli della zia" ripeteva, prima di essere coinvolta in una partita di assopigliatutto o in una passeggiata fino al pollaio.
Ed ecco, arrivano i rimpianti per tutte le visite non fatte o fatte di fretta. E il conforto, meno male, di quelle più lunghe. Delle parole scambiate, del tempo trascorso assieme. Dell'esserci stata negli ultimi mesi più duri, quelli del lutto e della malattia. Dell'aver attraversato insieme il reparto di radioterapia, dove una dottoressa gentile e gagliarda che l'aveva presa in cura, era rimasta abbagliata dalla sua tempra e dalla sua mente e aveva decretato che la malattia avrebbe avuto un decorso lento e, data l'età, se ne sarebbe andata per qualche altro motivo.
Chi lo sa, forse aveva ragione.
Ma nessuno pensava sarebbe successo così presto. Proprio lei che sembrava inossidabile. Che c'era sempre stata e forse avrebbe continuato a esistere dopo tutti noi. Che, nata e vissuta nella casa di suo nonno, padre di dieci figli, era la memoria storica di una famiglia di decine di nipoti. E tutto ricordava di quel passato.
Resta il rimpianto di quel che avrei voluto ancora chiederle.
Delle ricette che non ho fatto in tempo a farmi spiegare.
Delle cose che avevamo rimandato a dopo l'estate, impreparate, entrambe, al fatto che un dopo non ci sarebbe stato.
Resta una pianta di cappero fatta preparare da lei per me, per il mio giardino. Da piantare in autunno.
Gli alberi di agrumi del suo aranceto, tornati a produrre dopo due anni di inattività, di cui aspettavamo il raccolto natalizio.
Resta un dolore alla bocca dello stomaco che torna a colpire ogni volta che la vita va in stand by e ti rendi conto che è successo, ed è tutto vero.

Te ne sei andata come hai sempre vissuto, in una vigilia di Ferragosto, con il paesello semideserto, per non destare troppo rumore.
Te ne sei andata come hai voluto. Nella tua casa, tra le tue cose, autosufficiente, autonoma.
Te ne sei andata, ma ancora non mi sembra vero.
Ogni volta che chiudo gli occhi, a me sembra di sentire ancora la tua voce.
"Nah, chi viene, chi viene?".

C'è un prima e c'è un dopo. E incredibilmente, non coincidono più.

4 commenti:

  1. Non immagini quante sensazioni mi sembra di aver vissuto anche io mentre ti leggevo, Hermione carissima.
    Sarà che mi sono trovata in situazioni per tanti versi simili a questa che descrivi nella mia vita, purtroppo, con persone care care care che hanno lasciato un vuoto.
    Ti abbraccio, mi dispiace davvero molto!

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    1. Grazie Maris, ti seguo solo da qualche mese ma con assiduità, perciò capisco quel che dici.
      Ricambio l'abbraccio di cuore.

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  2. Mi dispiace tanto Hermione, ti mando un abbraccio e ti auguro di continuare a far vivere il ricordo della tua cara zia nei cuori delle persone a cui vuoi bene. Un bacio, ciao

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    1. Grazie di cuore, spero che la Lolla e Ieie, seppur così piccoli, riescano a conservare il ricordo della zia e dei momenti trascorsi con lei.

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