Benvenuti nell'isola di Combe, paradiso al largo della Cornovaglia accessibile a pochi, selezionati ospiti. Qui troverete silenzio, tranquillità e riservatezza, sarete accolti in comodi cottage e assistiti da personale discreto e sollecito. Non abbiate remore, se avete i requisiti per accedere, Combe non vi deluderà.
Be' sì, certo, almeno finché uno degli ospiti non verrà trovato impiccato al faro dell'isola e da Scotland Yard invieranno l'ispettore Adam Dalgliesh a sbrogliare quello che ha tutta l'aria di essere la messa in scena di un suicidio.
Ma chi aveva interesse a far fuori il famoso scrittore Nathan Oliver? Forse l'assistente che si era innamorato, ricambiato, di sua figlia, mandandolo su tutte le furie; oppure il tuttofare dell'isola che secondo Oliver non ne combinava mai una giusta; o ancora l'infermiera Jo Staveley e la governante Mrs Burbridge che gli rimproveravano di aver fatto ricadere nel vizio dell'alcol il fragile Boyde; magari Mark Yelland, con cui aveva litigato la sera prima della morte; no sicuramente Jago, marinaio e guardiano di Combe, legato ad Oliver da segreti provenienti da un lontano passato, d'altronde chi meglio di Jago per una vendetta? Certo è che questo scrittore non suscitava molte simpatie.
Il caso, comunque, dovrebbe essere di facile soluzione. L'omicida è uno dei pochissimi tra ospiti e lavoratori ammessi nell'isola, sbarcare senza autorizzazione e senza essere visti è praticamente impossibile e se si aggiunge che a indagare c'è uno dei migliori investigatori di Scotland Yard con la sua squadra, la soluzione è a portata di mano. Ecco che però a complicare la partita arriva un secondo omicidio e una malattia contagiosa, la Sars, che impedisce a chiunque di arrivare o lasciare l'isola in una convivenza con il presunto assassino che si fa ancora più pericolosa.
Brividi di morte per l'ispettore Dalgliesh chiude la trilogia sull'investigatore in bellezza, unendo agli elementi classici del giallo (il numero circoscritto di sospetti, la possibilità che ognuno di loro sia il colpevole), il paesaggio selvaggio di un'isola inventata di sana pianta ma incredibilmente suggestiva e il colpo di scena della Sars che contribuisce ad aumentare la tensione della storia. Come tutti i gialli della trilogia, e come la trilogia stessa, parte in sordina, come un diesel, con un prologo che snocciola dettagli sulla vita dei protagonisti e sulle abitudini di Combe, per poi catturare pian piano l'attenzione e l'entusiasmo del lettore.
A parte qualche dettaglio che meriterebbe un approfondimento e che è dovuto certamente alla longevità e prolificità dell'autrice (Dalgliesh alla sua prima apparizione negli anni '60, aveva 35 anni, in questo romanzo, ambientato nel 1998, dovrebbe averne a rigor di logica 70, ma è poco verosimile che sia ancora così scattante e preso da storie d'amore, soprattutto considerando che la vittima, più giovane di lui, viene definita un vecchietto), il racconto si snoda con precisione e maestria. Se poi si pensa che la James all'epoca della pubblicazione aveva superato gli 80 anni, non si può che rimanere sbalorditi dalla capacità di aggiornare il personaggio di Dalgliesh (e le tecniche di indagine) rendendolo al passo coi tempi senza fargli perdere la sua anima.
A conti fatti, insomma, l'incontro con questa autrice e con il suo personaggio più famoso si è rivelato più che positivo e questo è solo un arrivederci in attesa di ritrovarci nuovamente. D'altronde ho capito che Dalgliesh e la James sono come il vino, più invecchiano più migliorano.
La seconda trilogia Dalgliesh-Brividi di morte per l'ispettore Dalgliesh di P. D. James, Oscar Mondadori, traduzione di Grazia Maria Griffini
Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma
Buon commento, che invoglia alla lettura. Grazie!
RispondiEliminaBe'grazie a te, e a chi scrive buoni libri da leggere!
EliminaUn abbraccio cara, Buone feste😘🎄😘
RispondiEliminaGrazie, ti auguro un Natale di serenità e gioia 😘
Elimina