Al Palace de Verbier manca la camera 622, Joël, famoso scrittore che si è rifugiato sulle Alpi svizzere per consolarsi da una delusione d'amore, ne rimane incuriosito e insieme a Scarlett, anche lei ospite dell'albergo, scoprono che anni prima in quella stanza c'è stato un omicidio irrisolto che ha riguardato un banchiere della prestigiosa banca Ebezner, proprio durante il weekend dell'elezione del presidente.
Dai tempi de La verità sul caso Harry Quebert ho scoperto che Joël Dicker o si ama o si odia e, avendolo io amato, fin da quando ho visto la copertina de L'enigma della camera 622 ho desiderato leggerlo.
Il romanzo, come spesso avviene nelle opere di Dicker, si snoda su più piani temporali. C'è Joël, alter ego dell'autore, che in una sorta di metalibro racconta di questa vacanza del 2018 che avrebbe dovuto sanare le ferite d'amore e il dolore per la scomparsa del suo editore e mentore, Bernard de Fallois, che è stato veramente l'editore di Dicker e al quale il libro è dedicato; ci sono Anastasia, Lev e Macaire nel weekend dell'omicidio e quindici anni prima quando, sempre al Palace de Verbier, in occasione di un'altra riunione della banca Ebezner, avevano fatto scelte che avevano cambiato, non sempre in bene, le loro vite.
Nel weekend dell'omicidio, Anastasia è pronta a lasciare il marito Macaire Ebezner che, in quanto unico erede della famiglia, spera di essere eletto nuovo presidente dell'omonima banca, anche se la sua nomina non è scontata: Lev, gestore patrimoniale della banca nonché amante di Anastasia, potrebbe essergli preferito da uno dei mebri del Cda, Sinior Tarnogol, desideroso di convincere gli altri consiglieri a puntare su Lev.
Del resto quindici anni prima, sempre al Palace, era stato proprio Macaire a rinunciare alle sue azioni della banca in favore di Tarnogol, suscitando le ire del padre Abel e facendosi di fatto escludere da una successione che fino a quel momento era stata indiscussa.
Joël dà le carte e ci lascia nel mistero. Fino a metà libro non sapremo chi è stato ucciso nella camera 622 e se all'inizio l'indagine dello scrittore e di Scarlett per risolvere l'omicidio ci pare andare avanti con troppa semplicità, poi la realtà degli eventi e dei personaggi, sui quali il lettore si era fatta una prima, ingannevole, opinione, comincia a ricomporsi in un prisma multisfaccettato e abbagliante.
"Cosa siamo capaci di fare per difendere le persone che amiamo? E' da questo che si misura il senso della nostra vita".
Non posso dire altro, se non che la soluzione arriva pian piano, una tessera dopo l'altra il puzzle si ricompone e la sensazione, man mano che l'autore ci consegna gli indizi, è che le cose dovevano andare proprio così. Una soluzione che combacia perfettamente, ma non è banale. I tre piani narrativi si ricompongono in un unico, coerente percorso fino a scivolare nel presente.
Bellissimo il finale che è, anche, un tributo a de Fallois, celebrato nel modo migliore che un editore possa desiderare, all'interno di un libro. Di un bel libro.
La vita è un romanzo di cui già si conosce la fine: il protagonista muore. La cosa più importante, in fondo, non è come va a finire, ma in che modo ne riempiamo le pagine. Perché la vita, come un romanzo, deve essere un'avventura. E le avventure sono le vacanze della vita.
L'enigma della camera 622 di Joël Dicker, La nave di Teseo, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra
Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma
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