lunedì 25 maggio 2015

Il battesimo

Ieri, a messa, ho assistito a un battesimo. E fin qui niente di nuovo. Non capita tutti i giorni, invece, di vedere accostarsi al sacramento due ragazzini, otto anni circa il primo, tredici il secondo, per di più di origine straniera, come il nome e i tratti somatici lasciavano intendere, sebbene con  un italiano senza incertezze e senza accento.
Già questo sarebbe bastato a rendere il fatto commovente e denso di significato. Quei due bambini già grandicelli che avevano scelto e chiesto di ricevere il battesimo "con il consenso dei genitori", come il sacerdote si era premurato di spiegare, i volti gioiosi con i quali hanno risposto alle domande del celebrante, il capo chino sotto l'acqua benedetta, la veste bianca, mi hanno inoltre suscitato un po' di invidia.
Lo so, non si dovrebbe dire. Ma loro erano stati proprio chiamati, e fa niente che io il battesimo l'ho ricevuto in fasce, e dovrei sentirmi fortunata perché mi è stato regalato senza sforzo alcuno (ho poi scoperto che il più grandicello dei due da alcuni anni frequentava la parrocchia e faceva il chierichetto, ma non aveva potuto ricevere il battesimo per via dell'iniziale contrarietà dei genitori). La verità è che probabilmente loro sapranno apprezzare questo dono molto più di me, e ne faranno tesoro e ne daranno testimonianza sempre meglio di me, perché per loro non sarà mai scontato come molte delle cose belle a cui siamo abituati al punto da perderne di vista il valore.
Fatto sta che nel bel mezzo della celebrazione alla quale, per onore della cronaca, hanno preso parte anche i genitori dei due ragazzini, una lacrimuccia mi si è fermata all'angolo dell'occhio facendomi sentire un po' sciocca. Piangere per queste cose, alla mia età...
Poi, due file avanti a me, ho visto il volto rigato di una signora che poteva essere mia coetanea; a sinistra una ragazza offriva il fazzoletto a un'altra seduta due panche indietro; finché anche il sacerdote ha terminato la formula di rito con la voce rotta dalla commozione. "Ecco - ha bofonchiato la signora accanto a me soffiandosi il naso - anche il sacerdote si è messo a piangere".
E allora non mi sono più sentita stupida. Ma ho pensato che le porte e le finestre della chiesa non si erano spalancate improvvisamente, e nessuno dei presenti aveva preso a parlare in altre lingue, eppure, in qualche modo, in questa Pentecoste lo Spirito Santo aveva fatto un dono anche a tutti noi.

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