Quando nel 2013 David Rossi, capo della comunicazione del Monte Paschi, in pieno scandalo Mps volò dalla finestra del suo ufficio in quello che la magistratura definì suicidio, devo ammettere che pensai "Ecco, prima fanno la frittata e poi si suicidano".
Quest'inverno, però, seguendo la trasmissione delle Iene ho dovuto rivedere la mia posizione. Premetto che ognuno può avere delle Iene la sua opinione, so bene che a volte hanno sollevato polveroni per nulla, però quello che mi colpì dei servizi sulla morte di David Rossi furono il filmato della telecamera di sorveglianza che aveva ripreso parte della caduta e le foto del cadavere in sede autoptica. Sono bastati questi elementi a farmi pensare che in effetti quel volo tutto sembra, tranne che un suicidio.
Per questo lo scorso luglio ho assistito alla presentazione del libro Se tu potssi vedermi ora, di Carolina Orlandi, la figlia della moglie di Rossi, la stessa che ha combattuto e combatte per riaprire il caso. L'ho fatto per quel senso di vergogna spesso provocato dalle nostre istituzioni che dovrebbero (degnamente) rappresentarci (ma ahimè, pare sia cosa difficile), e che mi spinge ad approfondire certe tematiche.
La Orlandi ha spiegato che ha scritto il libro per ridare dignità a David, entrato nella memoria collettiva come quello del Mps che si è suicidato, per lasciare di lui un ricordo vero della persona che è stata. Ma il breve volume, un centinaio di pagine in tutto, è anche una ricostruzione dei giorni precedenti e successivi al tragico volo nel vicolo di Monte Pio a Siena.
Vi si ritrovano particolari già sviscerati dalla stampa e altri, più personali, legati agli effetti psicologici che la morte di Rossi ha avuto sulla sua famiglia. Se accettare che una persona ci lasci volontariamente è un processo difficile e distruttivo, prendere coscienza che le cose non sono andate così come ce le hanno raccontate è un percorso altrettanto impervio, soprattutto se ci si trova davanti un muro di gomma.
Della Orlandi, giovane e alla prima esperienza come scrittrice, ho apprezzato la capacità di scrivere e di narrare. Il libro si attiene ai fatti, personali e giudiziari, non ci sono congetture né ipotesi su quello che sia effettivamente successo, se non la certezza, prima latente, poi sempre più solida, che le indagini, frettolose, incomplete, zeppe di errori, non abbiano portato alla verità ma, come scrive l'autrice, a un suicidio per mancanza di prove.
Forse sotto questo profilo mi aspettavo qualcosa di più, non certo un j'accuse, ma quantomeno la presenza di particolari inediti rispetto a quanto già emerso finora. In ogni caso consiglio di leggerlo per ridare dignità a una persona e, a chi non conosce la vicenda, per averne contezza, perché forse solo una vergogna diffusa e ripartita può dare giustizia al nostro Paese.
Se tu potessi vedermi ora, Carolina Orlandi, Mondadori
Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma
Ciao, ho il libro in lista da un po' ma devo ammettere che ancora non ho trovato l'imput giusto per leggerlo.
RispondiEliminaParlare di certi argomenti fa sempre stare un po' male...
Ti capisco, anch'io mi lancio con difficoltà nelle letture che so che mi faranno "stare male", però il libro è davvero breve, in un week end si può leggere tutto e magari subito dopo dedicarsi a qualcosa di più leggero per risollevare il morale ;)
EliminaCredo di avere bisogno di tempo prima di dedicarmi al libro.
RispondiEliminaHo molto apprezzato la tua segnalazione.
Grazie!
Grazie Mariella. Lo so, anch'io sono come te, io mi "autoconvinco" a questo genere di letture dicendomi che sono necessarie, come imparare le tabelline, andare a fare il check up dal medico o leggersi l'estratto conto della banca. Non sono attività spassose, ma sono utili.
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