E' successo lunedì, per un tuo capriccio, uno dei soliti, uno dei tanti. Ci siamo lasciate con il muso, senza un bacetto. Non ce l'ho proprio fatta a perdonarti.
Non so nemmeno perché lo scrivo. Forse perché un giorno, quando sarai più grande, lo leggerai e ti ricorderai, e magari sarai più indulgente nei miei confronti.
Il fatto è che tu a volte ti impunti per cose irrilevanti anche per te, solo per il gusto di metterci alla prova, a me e a papà, e vedere fino a che punto cediamo, e fino a che punto puoi ottenere qualcosa a discapito di tuo fratello. E lunedì sera non ce l'hai fatta. E allora giù capricci fino alla sfinimento, finché ho perso la pazienza al punto da rinunciare al nostro rituale della buonanotte. Al punto da dirti che non me ne facevo niente, del disegno che avevi preparato per il mio compleanno, se poi dovevi comportarti così male. "Non lo voglio più", ti ho detto.
Lo so, sono stata cattiva. Perché di tutti i rimproveri quello è stato l'unico che ti ha colpita. E affondata. Ho visto il tuo viso rompersi improvvisamente in una maschera di pianto.
Mi sono sentita un mostro. Perché quel disegno te l'avevo chiesto io come regalo. E tu ci avevi lavorato con impegno per tutto il pomeriggio. E l'avevi anche nascosto, perché lo vedessi solo il giorno dopo.
Sono andata a dormire triste, con la morte del cuore per quel che ti avevo fatto. Eppure convinta di avere ragione e di non potertela proprio far passare.
Però forse a qualcosa è servito. La mattina seguente, dopo avermi guardata corrucciata da sotto la lunga frangetta, dopo qualche iniziale titubanza ci siamo ritrovate e mi hai dato il tuo disegno.
Ma soprattutto, la sera, arrivato il momento di andare a letto, non hai più fatto la prepotente con tuo fratello. Niente più storie, niente capricci, ma un "va bene" maturo che da te non mi sarei aspettato. Forse allora non ho sbagliato tutto.
E il tuo disegno? Sicuramente non avevo mai ricevuto un regalo di compleanno così bello. Ci hai fatte proprio bene, a me e te. Così carine nei nostri vestiti. Ed io ho persino gli occhiali e gli orecchini. Tu forse sei un po' troppo bionda, ma la pittrice sei tu e qualche licenza artistica ci può stare. Anche la torta con le candeline è venuta benissimo, e poi c'è pure la nostra gatta! Papà non l'hai disegnato, ve bè, era al lavoro o al supermercato, mi hai spiegato e, insomma, non fa una piega. Solo una cosa ti contesto: ma perché il povero Ieie l'hai fatto così brutto, "L'ho fatto grande - mi hai detto - più grande di me", e va bene, ma poverino, sembra il gobbo di Nôtre Dame!