domenica 11 luglio 2021

Riflessioni sparse sulla vita di questi tempi

 Siamo stati un week end sulla costiera amalfitana e quel che mi ha colpito di più è stato rendermi conto che c'è un'altra vita fuori dai rigidi schemi che il Covid ci ha imposto, fuori dalle quattro mura dove da mesi rimuginiamo sui nostri affanni. Scoprire, o ricordarsi, che esistono altri mondi, altri posti meravigliosi in cui perdersi e ritrovarsi, in cui lasciar decantare i pensieri più bui per prendere in cambio rinnovate energie che, insomma, non esistono sono le regole che hanno travolto e imbrigliato le nostre esistenze, ma che la VITA continua.
Gattino a zonzo in quel di Capri
Poi, va be', torni a casa e vuoi o non vuoi il tuo animo si ritrova in zona rossa.
Non riesco veramente a guardare con fiducia al futuro, forse perché la verità è che non posso progettarlo e quindi non sono più padrona dei miei giorni. Sì è vero, adesso si possono fare molte cose che fino a pochi mesi fa erano vietate, ma la sensazione è quella di vivere in una di quelle bolle di vetro che quando le capovolgi cade giù la neve. Bellissime, ma, finito lo spettacolo, tutto rimane immobile e sigillato sotto una calotta. E' esattamente come mi sento. Siamo nel pieno del turbinio estivo, tutto (o quasi) è lecito, di più: bisogna fare la qualunque perché questa libertà potrebbe durare poco.
Un orologio nella reggia di Caserta simbolo di questi mesi chiusi mentre il tempo va
Siamo stati travolti da un'epidemia di lauree, compleanni e battesimi di bambini che manco sono nati e altri che son così grandi da poter rispondere in autonomia al sacerdote. Tutti presi dalla frenesia di organizzare perché "adesso si può fare, a ottobre chissà". Ecco, io non riesco a essere felice, a godere del momento se vivo con il dubbio di dover, tra un paio di mesi, tornare dietro le sbarre. Il ruolo del detenuto in permesso premio non mi si addice.
Può darsi che sia una pessimista, o che questi ultimi anni abbiano acuito il mio sguardo obliquo sul mondo, ma quando vedo persone accalcarsi sotto un maxi schermo o in un rave party e poi sento ancora la parola Dad che quando meno te l'aspetti torna in campo (per altro, dei mezzi di trasporto quando ne parleremo, a settembre?), non posso che demoralizzarmi e pensare che siamo proprio dei deficienti.
Intanto, man mano che esco e mi capita di parlare con le persone, si moltiplicano i racconti di ragazzi, soprattutto undicenni e quattordicenni che si sono lasciati alle spalle il primo anno di medie e superiori, che hanno passato l'intero anno scolastico a casa o che, pur essendo andati a scuola, si sono ritrovati a frequentare solo in due tre (qui da noi era possibile, "grazie" all'ordinanza della Regione), e che quindi non hanno conosciuto i nuovi compagni e ora sono ancora più soli. Adolescenti che, a estate iniziata, continuano a vivere in una stanza con la sola compagnia di un telefono cellulare, incapaci di uscire nel mondo e vivere.
Sul fronte anziani, invece, aumentano i racconti di persone che dopo aver passato l'inverno nella solitudine delle proprie case, sono  caduti in uno stato di profonda depressione. Uno scenario sconfortante del quale nessuno sembra accorgersi perché adesso bisogna infondere fiducia che c'è "il rimbalzo del Pil", così come nessuno fa menzione di quelle vetrine inesorabilmente vuote che picchiettano il paesaggio urbano, posti di lavoro e entrare perse, dei commercianti indebitati per andare avanti e che ancora arrancano per una stagione turistica  che, a causa di un continuo mutamento delle regole, non è mai veramente decollata.
Vetrine vuote sul corso della bella Sorrento
Ecco perché non ho fiducia e non voglio fare progetti. Perché molti di noi si sentono ancora in un pantano dal quale faticano a scappare, perché non si può programmare se non c'è certezza sul futuro.
Qualche settimana fa la Lolla ha fatto la sua prima Comunione: nel mese e mezzo intercorso dall'annuncio della data al giorno fissato, oltre ai cambiamenti di fascia di colore e di orari di coprifuoco, le norme sull'accesso ai ristoranti sono mutate così tante volte che se avessi scelto di festeggiare in un locale ci avrei perso la testa (o forse no, perché mi dicono che alla fin fine molti le regole non le rispettano). Ho preferito rimanere a casa mia con i parenti stretti, ho scelto, come faccio ultimamente, di non impazzire più dietro a ciò che è lecito o no. Seguo le notizie il minimo indispensabile e per il resto mi autolimito, rinunciando, ora come ora, a tante cose (del resto per un anno e mezzo ho rinunciato a vedere i miei e uscire di casa, per cui alla fin fine c'è di peggio).
Mi rendo conto che c'è un'epidemia, che la malattia è in continuo divenire e fare previsioni è difficile, ma allora mi chiedo perché, da oltre un anno a questa parte, schiere di Soloni della scienza continuino a straparlare, dicendo tutto e, a seguire, il contrario di tutto, demolendo le nostre speranze e lanciandosi in previsioni avventate, ma ahimé di grande impatto emotivo. Se è vero che abbiamo di fronte una sfida senza precedenti e che un aggiustamento continuo dei mezzi per affrontarla è d'obbligo, un po' più di cautela, e di silenzio, non farebbero male.
Per ritornare a quella normalità di cui tutti ormai si riempiono la bocca in maniera stucchevole, mi pare manchi ancora del tempo.
O così o dobbiamo considerare normale andare a scuola con la mascherina.

giovedì 17 giugno 2021

Su Instagram e la vetrina che inganna

 L'altro giorno guardavo le foto fatte a Gardaland da Chiara Ferragni. Premetto che non ho nulla contro di lei, anzi ritengo sappia fare molto bene il suo lavoro, per cui questo non vuole essere l'ennesimo post denigratorio nei suoi confronti. Semplicemente leggendo il tag supplied sotto a ogni scatto in cui lei il suo bambino e una comitiva di amici e parenti venivano immortalati al parco divertimenti, non ho potuto fare a meno di elaborare una considerazione.
Ora. So bene che offrire gratis il proprio prodotto a un Vip è una delle strategie di marketing più comuni e che il mancato introito per qualche biglietto donato sarà ampiamente compensato dalla marea di persone che andranno a Gardaland dopo aver visto le foto della Ferragni, ma so bene, anche, quanto costi andare in un parco divertimenti. Meno di venti giorni fa, infatti, abbiamo portato i bambini allo Zoosafari di Fasano. Quattro biglietti, di cui solo uno ridotto perché abbiamo scoperto con rammarico che il dodicenne paga come un adulto, ci sono costati una bella sommetta. Ma va bene, rivedere gli animali era una promessa che avevamo fatto ai bambini/ragazzi che dopo questo periodo difficile avevano bisogno di respirare un po' di normalità. 
A dire il vero mai, come in questo momento, credo che tutti i bambini/ragazzi abbiano bisogno di evasione, però mi rendo conto che non tutte le famiglie sono in  grado di sborsare un centone e più in un colpo solo. Specialmente se numerose e se i genitori hanno potuto riprendere a lavorare solo da poco e con tutte le incertezze del momento. Ecco che allora è scattata la mia riflessione sulle foto della Ferragni che, in un altro momento, mi avrebbero lasciata indifferente. Non ho potuto fare a meno di pensare che, a fronte di tanti ragazzini che meriterebbero di svagarsi in un parco divertimenti, ma che non possono permetterselo, proprio a lei è stato offerto di farlo gratuitamente, proprio lei che, senza colpo ferire, avrebbe potuto pagare i biglietti per sé e tutti gli amici e parenti al seguito.
Tutto qui.
E qui arriva un'altra riflessione che riguarda Instagram e gli influencer in generale. Io ne seguo diversi e lo faccio perché mi piacciono, evidentemente. Ogni volta che fanno una sponsorizzazione, che sia una casa vacanze, un elettrodomestico, del make up o un ristorante, tutti quanti si premurano di dire che scelgono accuratamente ciò che pubblicizzano e accettano solo prodotti della cui bontà sono assolutamente convinti. Non ho motivo di non crederci, tuttavia, pensando attentamente a ciò che vedo, rimango perplessa.
Quando devo acquistare qualcosa in rete, infatti, o se scelgo un ristorante su TripAdvisor, una delle prime cose che guardo (e non credo di essere l'unica) è il prezzo. Un locale, o un prodotto, per quanto bellissimi, vengono scartati se troppo cari. Allora mi chiedo, si può essere veramente obiettivi nel recensire qualcosa se non la si è pagata di tasca propria?
Diciamolo senza giri di parole: non andrei mai e poi mai in una casa vacanze di lusso sapendo che il soggiorno, per quanto stupendo, mi costerà pezzi e pezzi da cento. E questo a prescindere dal fatto che abbia o meno i soldi per pagare. Tuttavia se qualcuno fosse così generoso da offrirmi un fine settimana in una villa con piscina, terrazza con jacuzzi e rifiniture di lusso (anzi, se addirittura mi pagasse) e se il posto incontrasse i miei gusti, non avrei remore a raccontare quanto si stia bene. Ma, detto questo, se il soggiorno fosse a mie spese, opterei meglio per il mini appartamento col cucinino nascosto da una porta a soffietto e le coperte quadrettate vintage.
Ecco allora, che si insinua il mio dubbio. Sono davvero onesto se nel dire un gran bene di un prodotto non l'ho pagato? Sarei così entusiasta se per averlo avessi dovuto sborsare un bel po' di soldi? Perché, dopo tutto, il prezzo è uno degli elementi fondanti per giudicare un acquisto. Quante volte dopo aver fatto compere ci siamo detti "Bello sì, ma non vale il costo"?
E no, non basta puntualizzare come spesso fanno gli influencer "Se non me l'avessero regalato me lo sarei comprato" che è un po' come dire a una persona che non sa se farsi operare a cuore aperto "Se fossi al posto tuo lo farei", perché la verità è che al posto suo non ci siamo.
Un'ultima domanda, infine, per quegli influencer che oggi dicono un gran bene dell'aspirapolvere XY, bello, bellissimo, un vero portento, indispensabile (se non fosse che costa un occhio della testa) e qualche mese dopo ripropongono lo stesso quadretto con l'asiprapolvere YZ, stupendo, fa tutto lui e ti costa l'occhio che ti è rimasto.
Ecco, cari miei, ditemi la verità: se aveste dovuto pagare voi, quale dei due avreste scelto?

venerdì 11 giugno 2021

Pretty little liars-Crushed

Emily, Aria, Spencer ed Hanna sono quattro liceali legate dall’amicizia per Ali, la ragazza più popolare della scuola. Sparita misteriosamente Ali, si sono perse di vista per ritrovarsi pochi anni dopo bersaglio comune dei messaggi minatori firmati A, messaggi che contengono i segreti più inconfessabili di cui solo Ali era a conoscenza. Ma Ali è morta, il suo cadavere è stato ritrovato, come può esserci lei dietro allo stalker?
La risposta arriverà tra le fiamme di un incendio appiccato per ucciderle e nel quale sarà invece A a perdere la vita. Forse. O forse no.
Un anno e più è passato dalla notte del rogo, Emily, Hanna, Aria e Spencer devono fronteggiare un nuovo A sempre al corrente di ogni loro mossa e di segreti che rischiano di mettere le ragazze nei guai. Il sospetto che il vecchio e il nuovo A coincidano è quasi una certezza, ma resta da capire come abbia fatto a sopravvivere all’incendio e chi l’aiuti nel suo piano omicida.
In Crushed, capitolo 13 e prima parte della tetralogia che ci condurrà all’epilogo finale, le quattro amiche sono finalmente consapevoli che per vincere una guerra è necessario avere un piano: burner phone, camere antipanico e linguaggi in codice per sfuggire al controllo di A e una lista di sospetti tra cui trovare il misterioso aiutante. Il progetto sembra funzionare e il momentaneo silenzio di A permette di raccogliere qualche informazione in più sui suoi trascorsi, portandole alla scoperta sconcertante che Noel, il fidanzato di Aria, aveva con A un legame più stretto di quanto avesse mai ammesso.
Ma attenzione, con A le cose non sono mai come sembrano e se il lettore libro dopo libro affronta ogni verità con cauto scetticismo, le liars peccano ancora di ingenuità finendo per cadere, anche stavolta, nella trappola di A. Una trappola che lascerà dietro di sé una cospicua scia di sangue.
Se anche stavolta le ragazze finiscono per percorrere una falsa pista, Crushed si distacca dai capitoli precedenti perché cominciamo ad avere qualche pezzo in più sul passato di A, sebbene non sia possibile capire quanto di quello che le liars scoprono sia attendibile (e utile) e soprattutto perché A permetta loro di arrivare ad alcune informazioni. Nuovi elementi, ma anche nuovi personaggi dei quali, visti i precedenti, il lettore tende a dubitare, perché buoni e cattivi, in questa storia, sono divisi da confini labili. E ancora tante domande e misteri sulle mosse di A che faranno da fondamenta per la terzultima puntata, col sospetto sempre più consistente che ad aiutare lo stalker ci sia qualcuno molto, troppo vicino alle ragazze.

Pretty little liars-Crushed di Sara Shepard, Atom books

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

giovedì 10 giugno 2021

Scampoli di compiti

Con lui

1789: the summer of love

"...e così il 4 luglio la folla entrò nella Bastiglia per amarsi".
"Per amarsi??? per armarsi!".
"Ah ecco, in effetti mi sembrava strano".

Fate l'amore non fate la guerra

"Mamma, ma perché gli uomini fanno le guerre?! Ma ci pensi che se non si fossero fatte tutte ste guerre adesso noi non dovremmo studiarle!".

Con lei

Quoque tu Brute

"...alla fine Cesare venne ucciso dai suoi oppositori che lo pugnalarono".
"...".
"....ma cosa significa pugnalare?".
"Colpire con un pugnale, che è una specie di piccola spada".
"Io pensavo voleva dire uccidere a pugni!".

La patriota

Studiando il Friuli-Venezia Giulia
"Mamma comunque per fortuna l'Istria e la Dalmazia non fanno più parte dell'Italia se no il Friuli sarebbe più lungo da studiare".
"Chissà, magari se fossero rimaste all'Italia ci sarebbe stata un'altra Regione".
"Ecco appunto. Meglio così allora, che se la devono studiare i Croazi!".

La sincretista

"Mamma mi aiuti a fare questo cruciverba per religione? Il numero 6 dice 'Il primo patriarca'".
"Dai, lo conosci. Partì da Ur dei Caldei verso la terra promessa".
"Ah, Abramo. Ma Abramo non era ortodosso!".

Cosa vorrebbe dirci Dante
 
"Mamma, hai presente quando Dante nella Divina Commedia incontra Ulisse?".
"Quando dice Fatti non foste a viver come bruti.."
"Bruti?! Io avevo scritto bruchi".
"Ma perché mai Ulisse avrebbe dovuto dire ai suoi compagni di non vivere come bruchi?".
"Va be', insomma sai quando dice Considerate la vostra semenza?"
"Sii?"
"Ecco, siccome eravamo in Dad io non avevo capito bene e ho scritto Considerate la vostra scemenza!".

Il motivatore

"Mamma sai il disegno di Dante e Virgilio che avevo fatto? La maestra l'ha messo nel filmato sui disegni della Divina Commedia. Ma non ha messo tutti i disegni, solo quelli più belli".
Ieie: "La maestra doveva proprio essere disperata".

lunedì 7 giugno 2021

L'ultima settimana

 E così l'ultima settimana è iniziata. Gli ultimi giorni in cui con lo sguardo seguirò i tuoi passi fin nell'atrio della scuola, tu e il tuo carrellino, il passo lieve e i capelli che dondolando ti sfiorano il viso.
E così è iniziato il rito delle ultime volte. Gli ultimi giorni nella vostra aula, che è stata vostra per cinque lunghi anni. Le ultime ore con le vostre maestre, che vi hanno accompagnato nella strada gioiosa che dall'infanzia conduce alla giovinezza. La maestra dolce nelle cui braccia, ancora cuccioli, vi tuffavate a ogni incontro e la maestra più severa che, però, mi dicevi in prima, ti fa tanto ridere. Gli ultimi istanti nella vostra scuola a scherzare e chiacchierare, voi che siete stati insieme per otto anni. E un po' è come se ci fossi stata anche io, lì con voi, grazie ai tuoi puntuali resoconti quotidiani sui vomiti, i mal di pancia veri o presunti (quando c'era una verifica), le penne che esplodevano e le risposte poco pertinenti. 
Tra qualche mese tutto questo sarà di altri bambini. Ci penso da tanto a questo momento, lo sai? Ho contato i mesi, le settimane e i giorni, col cuore in gola e un punto di domanda su come sarebbe andata a finire.
E se da un lato ho un groppo che si scioglierà in lacrime nell'ultimo giorno, dall'altra sono felice che quest'anno così complicato volga al termine. 
Guardo il bicchiere mezzo pieno, perché sebbene senza feste, senza dolcetti e scambi di merende, senza l'ora di ginnastica e gli inviti a casa per fare i compiti, senza gita e senza recita di fine anno, senza, soprattutto, i sorrisi e gli abbracci degli amici, avete almeno potuto stare assieme per la quasi totalità del tempo (tranne le chiusure imposte dal nostro sempre beneamato e avveduto governatore) e davvero non era così scontato.
Non so a te che sembri incurante della fine che incombe, ma a me tutto questo mancherà, forse perché stavolta non c'è un figlio più piccolo a mantenermi ancora un altro po' nella scuola dei piccoli.
E allora ripartiamo con l'elenco delle ultime volte, pronti a cantare quella canzone sulla fine della scuola che, da oltre un anno, intonavate a ogni campanella, mentre la maestra severa vi diceva che no, ancora la scuola non era finita.
Ecco, tra qualche giorno potrete cantarla per davvero.
La Lolla, il primo giorno di questo strano anno

venerdì 14 maggio 2021

La pista di sabbia

La pista di sabbia si apre con un sogno dai tratti kafkiani, in cui c'è un cavallo, un cancello in mezzo al nulla e una donna. Al risveglio, Montalbano scoprirà che davanti alla sua terrazza, in mezzo alla spiaggia, c'è proprio un cavallo, ammazzato brutalmente a bastonate.
Ma non è questo l'unico elemento che lega il sogno alla realtà. La sparizione improvvisa della carcassa, giusto il tempo di entrare in casa per un caffè, aprirà le porte a un'indagine anch'essa kafkiana, perché in realtà la padrona del cavallo, una donna bellissima con cui Montalbano attraverserà il cancello in mezzo al nulla, non vuole sporgere denuncia. Il commissario, però, non riesce a lasciar perdere la pista che lo condurrà dritto dritto nell'alta società, in un mondo fatto di corse di beneficenza e cene indigeste. Contemporaneamente ci sarà da risolvere il mistero dei topi di appartamento che a più riprese si intrufolano nell'appartamento di Marinella in cerca di qualcosa o, forse, piuttosto in segno di minaccia, visto che il commissario dovrà a breve testimoniare in un processo di mafia.
La pista di sabbia non è solo quella delle corse a cui Montalbano suo malgrado dovrà assistere, né le tracce lasciate dai ladri del cavallo sulla spiaggia e neanche quella del famoso sogno. La pista di sabbia è metafora delle indagini del nostro commissario che si confondono e si disperdono in percorsi ingannatori, così come la vista di Montalbano che non vuole accettare che l'età reclama il suo prezzo. Come nei due volumi precedenti, il passare degli anni diventa il fil rouge che trascina suo malgrado i pensieri del commissario e che lo porta a sbandare, ancora una volta, compromettendo una relazione con Livia già ballerina.
Ma proprio quando pare che, a dispetto dell'età, con la consueta sfacciataggine montalbanesca, il nostro abbia salvato capra (cavallo) e cavoli, ecco che il percorso inganna e tradisce, colpa anche di una certa smemoratezza, aprendo di nuovo la porta a una gran camurria con Livia. Non prima, però, di una degna conclusione a base di una cena preparata da Adelina.

La pista di sabbia di Andrea Camilleri, Sellerio

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

venerdì 30 aprile 2021

Le ali della sfinge

Dopo anni e anni di fidanzamento, Montalbano e Livia sono più distanti che mai. Non sono i chilometri a dividerli, stavolta, bensì il litigio consumatosi nell'estate appena trascorsa. Entrambi hanno qualcosa da farsi perdonare (e chi ha letto La vampa d'agosto sa quale sia il peccato del commissario), ma per chiarirsi ci sarebbe proprio bisogno di una bella sciarratina vis à vis. Peccato che un nuovo omicidio tenga impegnato il commissario di Vigata, alle prese col cadavere irricoscibile di una ragazza trovato in una discarica. Unico segno distintivo, una farfalla tatuata sulla spalla.
Il caso vuole che più di un testimone abbia conosciuto ragazze con lo stesso identico tatuaggio. Ragazze, sì, perché a quanto pare la farfalla pare essere stato il segno distintivo di alcune fanciulle provenienti dalla città russa di Sholkov le quali, oltre al tatuaggio, hanno in comune il fatto di essere transitate tutte da un'organizzazione dedita ad aiutare le ragazze di strada.
Troppe coincidenze perché a Montalbano non salti la farfalla, pardon, la mosca al naso. Ma il naso, nella faccenda, va infilato con cautela, perché l'organizzazione gode di importanti coperture, al punto che anche il questore è costretto a invocare cautela. Se poi si considera che Bonetti-Alderighi aveva già strigliato il commissario per i ritardi su un'indagine di un presunto rapimento, si capisce come ogni singola mossa di Montalbano rischi di scatenare un putiferio.
Ma il nostro ha gana di trovare risposte, gana e prescia, che ormai l'incontro chiarificatore con Livia non si può rimandare. Quando la strada pare imboccata, la scoperta che l'indagine compete ad altra procura sembra la soluzione più agevole per fissare le ferie e l'appuntamento con la quasi ex fidanzata. Ma è nell'imminenza del suo arrivo da Genova, in 24 ore più che concitate, tra corse in auto e imprevisti, che la vicenda trova la soluzione. Quella investigativa, almeno, perché l'affaire con Livia pare subire l'ennesimo ritardo che potrebbe, salvo sciarratina chiarificatrice, essere davvero l'ultimo della coppia. 
Ne Le ali della sfinge troviamo come sempre un Salvo e una Vigata al massimo del loro splendore, nonostante il grigio autunno incombente. Ogni personaggio è un ingranaggio ben studiato in quel teatro della commedia dell'arte che è la Sicilia di Camilleri. Mistero, risate e quel senso della vita che incombe, col commissario sempre più turbato dal passare degli anni, che ci fanno amare il personaggio di Camilleri, rendendocelo simpatico, ma mai stucchevole. E la storia con Livia? La sciarratina ci sarà, ma se sarà stata chiarificatrice ce lo dirà il prossimo racconto.

Le ali della sfinge di Andrea Camilleri, Sellerio

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

lunedì 26 aprile 2021

La Dad e i Coretti del ventunesimo secolo


Stamattina, dopo oltre due mesi, questa casa è tornata vuota col ritorno a scuola del figlio grande.
Un tempo interminabile, che l'ha segregato nella sua tana prima per l'ennesima ordinanza regionale che chiudeva le scuole a dispetto della zona gialla, poi, dopo la sospensiva del Tar, perché la scuola ci chiedeva di tenere i ragazzi a casa fino alla vaccinazione dei professori, poi perché i prof dovevano riprendersi dalla vaccinazione e infine per l'arrivo della zona rossa.
Non sappiamo quanto durerà, ché qua in Puglia pare che la scuola sia il vaso di Pandora dei contagi, ma ci godiamo quel briciolo di normalità che ci viene concesso e accantoniamo per quel che si può l'odiata Dad/Did o comesichiama.
Preferisco non pensare a tutto il male che questo strumento (per alcuni grande pancea di tutti i mali) ha creato nei nostri ragazzi. Mi fumano le orecchie quando sento "eh ma pensa che fortuna, se fosse successo vent'anni fa avrebbero perso mesi di scuola" (come se questo non fosse successo!) perché chi parla di fortuna evidentemente non sa a cosa siano stati sottoposti i nostri figli in questo lungo anno.
E non parlo delle lacune didattiche, che quelle le do ormai per assodate, un po' come la conoscenza delle tabelline in quarta elementare, ma del solco che la Dad/Did ha creato.
Ho solo due figli (una in quinta elementare, l'altro in seconda media), ma i loro racconti hanno tracciato un ritratto impietoso della scuola di quest'ultimo anno.
C'è il bambino solo a casa (uno? diciamo quasi tutti) che deve controllare anche il fratellino che fa la prima.
C'è quello che non sente e non può parlare perché ha il microfono rotto.
C'è quello che fa lezione in un'unica stanza con i fratelli e "mamma, sai quando apre il microfono si sente il brusio degli altri collegamenti in sottofondo".
C'è quello che è dai nonni e nella pausa va a casa a prendere i libri che ha dimenticato.
C'è quello che questa settimana sta col padre e lì non ha nulla per studiare.
C'è quello che il collegamento non  gli funziona mai.
Ci sono i bambini che "quando siamo tornati a scuola e la maestra ha voluto vedere i quaderni, non avevano scritto nulla di quello che aveva dettato durante la Dad".
Alle medie la trama non cambia.
C'è quello che salta la prima ora perché nonostante la madre lo chiami dall'ufficio, lui si riaddormenta.
C'è quello cha fa lezione in pigiama, con la briochina, (nonostante le millemila circolari della preside a rammentare che la Dad è scuola a tutti gli effetti).
C'è quello che il collegamento gli cade sempre quando la prof lo interroga.
C'è la prof  che "non mi interroga più, mamma. Adesso fa domande solo a quelli che sa che in Dad non studiano" "Certo, per motivarli a studiare" "Ma tanto loro cominciano a dire che non sentono e si disconnettono".
C'è la prof che fa fare lavori di gruppo on line "così almeno quelli che non studiano sono costretti a lavorare. Anche se poi di solito fanno fare tutto agli altri".
E poi c'è quello, uno a caso eh, che si lamenta se il cane abbaia, il postino suona alla porta o la madre entra a chiedere se ha finito, perché le prof non vogliono che nessuno disturbi durante la lezione.
La Dad ha evidenziato la piccolezza delle nostre case, ha messo in mostra l'intonaco che cade e le macchie di muffa alle pareti, ha sottolineato la solitudine dei ragazzi e le miserie di tante famiglie, ha usato i litigi come sottofondo alle spiegazioni, ha fatto sentire noi genitori importuni nell'unico posto dove la legge ci permetteva di stare: a casa nostra. Siamo diventati tanti Coretti nella loro stanzuccia/bottega, osservati dal compagno Enrico capitato lì per caso.
A ben pensarci forse è questo il danno maggiore. La Dad ha permesso che venissero a galla tutte quelle differenze che i ragazzi non erano costretti a portarsi nello zaino. Di più. Ha infierito sui deboli.
Che la scuola non potesse garantire uguaglianza si sapeva da tempo, però quantomeno ci provava e, soprattutto, era il luogo dove a tutti veniva data una possibilità. La Dad/Did ha cambiato le carte in tavola: ha abbandonato chi già era in difficoltà, ha lasciato indietro chi avrebbe voluto proseguire la corsa, ma non aveva i mezzi per farlo.
Veramente vogliamo parlare di fortuna? A me sembra piuttosto il più grande tradimento cha abbiamo perpetrato contro i nostri ragazzi. Quelli motivati e con una famiglia nelle condizioni di aiutarli sono andati avanti, per gli altri non c'è stato nulla. A volte neanche un tablet fornito dalla scuola, che anche quelli erano inferiori alle richieste.
E poi c'è l'errore più grande, l'aver ridotto la scuola a mera didattica.

"la scuola, per un bambino, non è tanto apprendimento di materie curricolari quanto, piuttosto, occasione unica per sperimentare relazioni, riconoscere negli altri le proprie emozioni, scoprire se stessi. (...) In questo periodo di isolamento, che sia lockdown o la dad, il non avere un confronto reale con i coetanei porta i ragazzi a non aver mediazione rispetto alle loro pulsioni e ai loro pensieri e a vivere moltissimo la noia. La noia rinforza alcuni pensieri e circuiti viziosi, facilita l’umore depresso".

Sono parole di Stefano Vicari, neuropsichiatra alla Cattolica, che nei mesi scorsi ha lanciato l'allarme sull'aumento dei casi di autolesionismo e suicidio tra i giovani. Mi viene in mente un'intervista di qualche tempo fa ad un'insegnante che sorridendo ricordava che i ragazzi vanno a scuola soprattutto per stare con i coetanei.
Ecco, per favore, ricordiamocelo.

venerdì 23 aprile 2021

La vampa d'agosto

Dopo aver letto un certo numero di indagini vigatesi, si comprende che ognuna ha, oltre a un tema, anche uno stile distintivo. Ne La vampa d'agosto quel che risalta sin dall'inizio è il tono fortemente umoristico. Si ride, si ride tanto. Dei battibecchi tra Salvo e Livia, arrivata a Vigata in un torrido agosto siciliano con una coppia di amici che ha affittato una villetta per trascorrere le vacanze; del cavudo che manda in fumo il decoro del commissario; degli interrogatori in cui Montalbano sembra un attore della commedia dell'arte con Fazio a fargli da abile spalla; delle disgrazie che colpiscono gli amici di Livia, gli scarafaggi, i topi e infine un cadavere nascosto in un piano ammucciato della villetta. Al punto che la coppia decide di tornarsene a Genova, con Livia al seguito.
E' qui si ride un po' meno, quando si scopre che la vittima, sparita e presumibilmente uccisa sei anni prima, quando la casa era in costruzione, era una ragazzina di appena quindici anni. Si ride ancora meno quando la gemella, Adriana, spiega al commissario di aver sempre saputo che la sorella fosse morta, di averlo capito sin dal giorno della scomparsa, quando era stata assalita da un senso di soffocamento e per quello strano legame che unisce i gemelli omozigoti aveva compreso come e perché sua sorella fosse stata uccisa. Un delitto terribile, ancor di più se si pensa all'età della vittima. Una ragazza bellissima, come Montalbano può intuire vedendo Adriana, che della gemella straziata è una stampa e una figura. Sarà per il caldo, ma è difficile rimanere indifferenti a tanta bellezza, soprattutto perché Adriana non nasconde una certa predilezione per il commissario.
Le indagini però devono proseguire e a Salvo piacerebbe tanto accusare Spitalieri, il geometra che aveva diretto i lavori di costruzione della villetta, un po'  perché è uno sdilinquente colluso con la mafia, un po' perché è noto in paese per una morbosa attrazione per le minorenni. Si dà il caso, però, che Spitalieri il giorno della scomparsa della ragazza fosse in viaggio, guarda caso a Bangkok, capitale del turismo sessuale. Dove indirizzare i sospetti, dunque?
Dicevamo che nei casi di Montalbano, oltre a uno stile, c'è un tema ricorrente. Ne La vampa d'agosto è la vecchiaia incipiente, i 55 anni di Montalbano che più e più volte si fanno sentire nel corso delle indagini e che diventano veramente ingombranti quando le avances di Adriana si fanno insistenti. Sarà proprio la vecchiaia, però, non tanto a dare una soluzione al caso, che su quello Montalbano caldo o non caldo, età o non età, sa ancora il fatto suo, ma a chiudere la vicenda. E stavolta lasciando un bel po' di amaro in bocca al commissario. Che la vecchiaia, per lo meno, dovrebbe venirci incontro col suo bagaglio di esperienza e non trarci in inganno come picciotti.

La vampa d'agosto, di Andrea Camilleri, Sellerio

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

venerdì 9 aprile 2021

Pretty little liars-Burned

Primavera, tempo di gite scolastiche. La scuola di Aria, Hanna, Emily e Spencer organizza una Eco cruise, un viaggio alla volta dei Caraibi, su una nave da crociera, con attività e giochi a tema ambientale. Quale occasione migliore per sfuggire allo stalker A che continua a osservarle e minaccia di rivelare tutti i loro segreti?
E invece no, perché tra le centinaia di studenti di varie scuole imbarcati sulla nave, pare ci sia anche A, che non perde occasione per ricordare di aver assistito, un anno prima, alla morte di Tabitha, e che dimostra benissimo di conoscere ogni loro mossa o spostamento nel corso del viaggio.
Cercare di capire chi si nasconda dietro A è impresa ardua, ma il cerchio si stringe intorno a due persone in qualche modo legate ad alcune delle "marachelle" compiute in passato dalle liars: l'ex fidanzato di Tabitha e la cugina di una ragazza che Hanna aveva abbandonato dopo un incidente stradale che le aveva viste coinvolte. Che i due sospettati siano in combutta tra loro? 
Tra bombole per immersioni manomesse, denunce anonime alla polizia e foto compromettenti, le quattro amiche comprendono che il gioco di A si fa sempre più pericoloso, tanto che il misterioso stalker non ha remore neppure a far andare letteralmente in fumo la crociera. Le liars, poi, si dimostrano sempre un passo indietro, al punto da cadere, per l'ennesima volta, nel gioco di false piste messo in piedi dal misterioso persecutore.
Eppure qualcosa stavolta sfugge al controllo di A (dovrà pure, perché non è possibile che sia così tremendamente fortunato da riuscire in ogni sua malefatta), e proprio per questo si vedrà costretto a sabotare la crociera in modo da coprire...già in modo da coprire cosa?
Le liars ancora non ci sono arrivate, ma in effetti il finale, che al contrario delle altre tetralogie (ognuna delle quali poteva definirsi una stagione a sè) non ci regala un colpevole, ma lascia tutto in sospeso, fa intendere al lettore che forse le ragazze sono state più vicine a scoprire i giochi di A di quanto immaginino, tanto che l'autrice sembra suggerirci un possibile colpevole o quanto meno uno dei colpevoli. Sì perché, nonostante le protagoniste sembrino non averci mai pensato, già dall'episodio precedente sembra chiaro che A non può essere una sola persona, così abile da seguirle in posti diversi allo stesso momento.
Nonostante quindi, per ora la soluzione non arrivi (e va riconosciuto alla Shepard di tenere così  desta l'attenzione del lettore nonostante il ripetersi, nel corso dei libri, di un certo schema ormai prevedibile nel gioco di A), quanto meno il finale lascia alle liars qualche piccola consolazione. Dopo aver temuto per oltre un anno di finire in prigione per la morte di Tabitha, le ragazze scoprono che non avevano motivo di preoccuparsi e cominciano ad avere qualche elemento in più per smascherare A perché Emily rivelerà il segreto che il lettore già conosceva da ormai ben quattro libri. Restano gli altri interrogativi ancora in ballo: chi ha ucciso Tabitha e perché? qual è il segreto di Aria? ma soprattutto se dietro A si nasconde la stessa persona vista in Wanted, dove si è nascosta per tutto questo tempo?
Sono ancora quattro i volumi che portano a queste risposte. C'è da credere che A ne approfitterà per movimentare ancora un bel po' la vita delle liars.

Pretty little liars-Burned di Sara Shepard, Atom books

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

martedì 30 marzo 2021

Ahi serva Italia

 Il Dantedì ha contagiato anche la classe della Lolla, alla quale la maestra ha inviato via classroom una mappa dell'inferno dettando i nomi dei vari gironi.

Dopo la Dad.

"Mamma, ma Limbo si scrive elle apostrofo imbo?".
"No si scrive tutto attaccato".
"Ok e cosa c'entra col ballo?".
"Niente, il ballo è arrivato dopo e non so perché si chiami così, ma ai tempi di Dante non esisteva".
"Ok. Poi ci sono i lissiriosi?".
"No lussuriosi, da lussuria. Sai cosa significa?".
"No, la maestra ha detto di cercare sul vocabolario le parole che non conosciamo. Guarda gli altri cerchi e dimmi se sono corretti".
"Allora, questi non sono erefici, ma eretici".
"E gli erefici cosa sono?".
"Niente, gli erefici non esistono. E questi non si chiamano praudolenti, ma fraudolenti, da frode. Sai cos'è una frode?".
"No".
"Va bene, allora adesso cerca le parole che non conosci".

Qualche minuto dopo.

"Mamma ma sul vocabolario dice che prodigo siginifica generoso. Mica è una cosa brutta".
"E' vero, ma Dante, quando parlava di prodighi, intendeva persone che scialacquavano il denaro, lo sperperavano in cose inutili, non certo i generosi".
"Ah ok. Ma senti, perché pure i golosi sono all'inferno?".
"I golosi sono quelli che esagerano col cibo. Considera che ai tempi di Dante tanta gente faceva la fame, uno che mangiava per tre mentre il vicino di casa era digiuno, non era proprio una cosa bella".
"Quindi non intendeva quelli che sono golosi di qualcosa, cioè che gli piace un cibo in particolare?".
"No, tranquilla".

Le cose belle, penso, sono belle a qualsiasi età, per cui, in virtù del detto "semina che qualcosa resta" ben venga parlare della Divina Commedia anche agli scolari delle elementari. Certo, parlarne via Dad, con i bambini che già fanno fatica a capire le parole che conoscono, può essere un po' complicato.
Ci vorrebbe Dante a commento di questo tempo torbido in generale e della Dad in particolare, ma purtroppo non mi sovviene un verso del sommo adatto all'argomento.
Confido però che tra le migliaia di terzine della Comedìa, ce ne sia una (o più) adeguata all'occasione.

venerdì 26 marzo 2021

Sangue inquieto

 
Eccoli, finalmente, Robin Ellacott e Cormoran Strike, ci erano mancati come non mai. Dopo il loro ultimo successo investigativo, si trovano a gestire, da soci, un'agenzia molto quotata, con un discreto numero di collaboratori e, soprattutto, di casi. Se il lavoro dà soddisfazione, la vita privata langue. Robin deve affrontare il divorzio con un (ex) marito rancoroso e capriccioso, mentre Cormoran vede la zia che lo ha cresciuto come un figlio, consumarsi per un male incurabile.
Proprio durante una visita in Cornovaglia a zia Joan, Cormoran viene avvicinato da una donna che gli chiede di indagare sulla misteriosa scomparsa della madre, Margot Bamborough, avvenuta a Londra quasi quaranta anni prima. Affascinati dal loro primo cold case, Corm e Robin partono per un viaggio a ritroso nel tempo, ricostruendo l'ultima giornata della dottoressa nell'ambulatorio St John nell'ottobre del 1974.
Tra testimoni ormai morti e altri spariti nel nulla, i nostri si affidano anche ai rapporti stilati dall'ispettore all'epoca a capo delle indagini. Peccato che gli appunti di Talbot, poi sollevato dal caso per un esaurimento nervoso, sembrino più che altro i deliri mistici di un fanatico dell'astrologia; peccato, soprattutto, che fosse convinto che dietro la sparizione di Margot ci fosse Dennis Creed, un serial killer specializzato nel rapimento e omicidio di giovani donne, sulla cui colpevolezza scarseggiano prove sufficienti.
Così, in una Londra sempre splendida, schiaffeggiata dal vento e dalla pioggia, con le vetrine illuminate dalle lucine di Natale e gli alberi che si vestono del verde più fresco, nel giro di quattro stagioni la figura di Margot riprende vita in tutta la sua forza attraverso i racconti di chi l'ha conosciuta. Una ragazza splendida, di umili origini, ma in grado di sollevarsi dalla povertà grazie a un'instancabile voglia di lavorare. Una donna sempre pronta a combattere per le giuste cause, per questo, forse, oggetto di odii e invidie. Una dottoressa a un bivio della propria vita, provata dalla stanchezza, da un matrimonio non proprio felice, ma anche dalla voglia di far funzionare un ambiente lavorativo tutt'altro che idilliaco.
Scavando nel passato di amici, parenti e colleghi, Cormoran e Robin scoprono che più di uno poteva avere un motivo per desiderare la sparizione di Margot, ma si rendono conto anche che il loro rapporto lavorativo potrebbe prendere un sentiero pericoloso, sebbene, forse, desiderato.
Sangue inquieto è il capitolo cinque delle indagini di Cormoran Strike e Robin Ellacott. Un libro molto lungo, ma che non annoia mai, nonostante l'indagine sia spesso inframmezzata da incursioni nella vita privata dei due protagonisti con una frequenza maggiore rispetto ai volumi precedenti.
Il finale è spiazzante come al solito, anche se devo ammettere di esserci rimasta male, per motivi che non sono chiari nemmeno alla sottoscritta perché, come sempre, Galbraith aka Rowling, chiude ogni caso senza sbavature, ricostruendo un quadro preciso e coerente. Forse è perché la mole di piste e dettagli è davvero notevole da elaborare, forse perché gli indizi disseminati portano a sospettare diverse persone...tranne il vero colpevole.
Resta in ogni caso un libro che si legge con estremo piacere e che consiglio vivamente a chi, in questo periodo così pesante, ha bisogno di evadere altrove. La Londra di Robin e Cormoran vale sempre la pena.

Sangue inquieto di Robert Galbraith, Salani, traduzione di Valentina Daniele, Barbara Ronca, Laura Serra, Loredana Serratore

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma 

P.S.
Piccola nota di colore. Per avere un'idea dei luoghi dell'ambientazione, ho seguito Robin e Cormoran nelle loro peregrinazioni londinesi attraverso Google Maps. Mi ha fatto un po' effetto leggere, ad ogni pub, museo, chiesa o negozio, la dicitura "temporaneamente chiuso". Speriamo che a Londra, come ovunque, la vita possa riprendere per tutti e non solo per i personaggi di fantasia.

martedì 23 marzo 2021

Compleanno in lockdown 2.0

 E così sono dieci. Sarà il numero a due cifre, ma fa tanto grande. E così, per il secondo anno, ti ritrovi a festeggiare in lockdown, senza un qualcuno che non siano i genitori e il fratello.
Avrei voluto darti qualcosa di più, non una festa, vocabolo ormai cancellato dal nostro discorrere quotidiano dopo aver trascorso in solitudine Pasqua, Natale e quant'altro, ma almeno un'amica con cui scambiarsi un abbraccio o una visita dei nonni. Comunque, sarà che ormai siamo rodati, quest'anno il festeggiamento in solitaria è andato meglio. Niente scleri, forse perché non ho dovuto sostituirmi alle maestre e al pasticciere, e ho potuto essere semplicemente la mamma. E almeno la torta, l'hai avuta.
Sei cambiata tanto, in quest'ultimo anno, ma non so dire se le crisi nervose, le paure e le timidezze che ho visto affiorare nella mia bambina coraggiosa, sono solo il frutto dell'età che avanza, della ragazzina che piano piano emerge dal tuo corpo di bambina o delle privazioni che sei stata costretta a sopportare.
Una mini Lolla. A dire il vero io la vedo ancora così
Sei stata fin troppo brava, lo sai? Non te lo dico spesso, ma se guardo a questi mesi di giornate sempre uguali, di solitudine profonda, mi rendo conto di come li hai sopportati senza grandi lamentele. Proprio come quel tampone negativo per cui non hai versato neanche una lacrima, impostoti per la nostra paura di un semplice raffreddore e del quale hai temuto, in silenzio, più il verdetto che la procedura.
Lo so che questi mesi sono stati pesanti, io ti guardo e leggo nei tuoi gesti molto più di quanto racconti. E tu sei una che racconta tanto! L'ho capito quando ti sei consumata le sopracciglia a furia di sfregartele, l'ho compreso quando a un certo punto hai smesso di chiedermi di poter invitare le amichette a casa. L'ho intuito,  decifrato e temuto in ogni sguardo mesto, alzata di spalle o sorriso forzato.
Stai crescendo velocemente e mi si spezza il cuore perché quando anche la piccola di casa non sarà più tale, mi sembrerà conclusa una fase della mia vita. Intanto mi beo dei tuoi scampoli d'infanzia: la voce da Masha, le Barbie che hai voluto in regalo, il fatto che tu sia contenta di essere la figlia più piccola.
Vorrei poterti dire che l'anno prossimo sarà diverso, ma non mi piace fare promesse che non so se posso mantenere. Fammi tu una promessa, invece. Promettimi che conserverai la tua leggerezza e il sorriso con cui affronti ogni giornata. Promettimi di far sì che queste tue nuove timidezze non cancellino uno dei tuoi superpoteri: quella polvere magica che ti circonda e che attira l'affetto e la simpatia delle persone che incontri.

venerdì 5 marzo 2021

L'enigma della camera 622

 
Al Palace de Verbier manca la camera 622, Joël, famoso scrittore che si è rifugiato sulle Alpi svizzere per consolarsi da una delusione d'amore, ne rimane incuriosito e insieme a Scarlett, anche lei ospite dell'albergo, scoprono che anni prima in quella stanza c'è stato un omicidio irrisolto che ha riguardato un banchiere della prestigiosa banca Ebezner, proprio durante il weekend dell'elezione del presidente.
Dai tempi de La verità sul caso Harry Quebert ho scoperto che Joël Dicker o si ama o si odia e, avendolo io amato, fin da quando ho visto la copertina de L'enigma della camera 622 ho desiderato leggerlo.
Il romanzo, come spesso avviene nelle opere di Dicker, si snoda su più piani temporali. C'è Joël, alter ego dell'autore, che in una sorta di metalibro racconta di questa vacanza del 2018 che avrebbe dovuto sanare le ferite d'amore e il dolore per la scomparsa del suo editore e mentore, Bernard de Fallois, che è stato veramente l'editore di Dicker e al quale il libro è dedicato; ci sono Anastasia, Lev e Macaire nel weekend dell'omicidio e quindici anni prima quando, sempre al Palace de Verbier, in occasione di un'altra riunione della banca Ebezner, avevano fatto scelte che avevano cambiato, non sempre in bene, le loro vite.
Nel weekend dell'omicidio, Anastasia è pronta a lasciare il marito Macaire Ebezner che, in quanto unico erede della famiglia, spera di essere eletto nuovo presidente dell'omonima banca, anche se la sua nomina non è scontata: Lev, gestore patrimoniale della banca nonché amante di Anastasia, potrebbe essergli preferito da uno dei mebri del Cda, Sinior Tarnogol, desideroso di convincere gli altri consiglieri a puntare su Lev.
Del resto quindici anni prima, sempre al Palace, era stato proprio Macaire a rinunciare alle sue azioni della banca in favore di Tarnogol, suscitando le ire del padre Abel e facendosi di fatto escludere da una successione che fino a quel momento era stata indiscussa.
Joël dà le carte e ci lascia nel mistero. Fino a metà libro non sapremo chi è stato ucciso nella camera 622 e se all'inizio l'indagine dello scrittore e di Scarlett per risolvere l'omicidio ci pare andare avanti con troppa semplicità, poi la realtà degli eventi e dei personaggi, sui quali il lettore si era fatta una prima, ingannevole, opinione, comincia a ricomporsi in un prisma multisfaccettato e abbagliante.

"Cosa siamo capaci di fare per difendere le persone che amiamo? E' da questo che si misura il senso della nostra vita".

Non posso dire altro, se non che la soluzione arriva pian piano, una tessera dopo l'altra il puzzle si ricompone e la sensazione, man mano che l'autore ci consegna gli indizi, è che le cose dovevano andare proprio così. Una soluzione che combacia perfettamente, ma non è banale. I tre piani narrativi si ricompongono in un unico, coerente percorso fino a scivolare nel presente.
Bellissimo il finale che è, anche, un tributo a de Fallois, celebrato nel modo migliore che un editore possa desiderare, all'interno di un libro. Di un bel libro. 

La vita è un romanzo di cui già si conosce la fine: il protagonista muore. La cosa più importante, in fondo, non è come va a finire, ma in che modo ne riempiamo le pagine. Perché la vita, come un romanzo, deve essere un'avventura. E le avventure sono le vacanze della vita.

L'enigma della camera 622 di Joël Dicker, La nave di Teseo, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra

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martedì 2 marzo 2021

Orizzonti

 Ci sono momenti, la sera, in cui il cuore è leggero e la mente libera, compio i gesti quotidiani con la tranquillità di chi attende una nuova giornata. Sono momenti, perché d'un tratto un'ombra appesantisce l'animo. C'è il Covid, ti ricorda il cervello, come si fa ad essere felici?
Ci sono mattine in cui mi sveglio serena, la promessa di un giorno da riempire davanti a me, prima che la realtà mi schiaffeggi con il ricordo di una pandemia che detta le regole delle nostre giornate. Ce ne sono altre in cui apro gli occhi agitata da un sogno in cui qualcuno aveva dimenticato di indossare la mascherina, e nessuna illusione rende il risveglio più dolce.
Ci sono giorni in cui vorrei andare in letargo in attesa della primavera, quella vera.
È da un anno ormai che viviamo su questo ottovolante emotivo in cui le altezze durano un attimo, giusto il tempo di tirare il fiato e poi pensare che il tracollo è sempre dietro l'angolo. Non ci si può rilassare o provare gioia per un evento lieto, la tensione è massima: le brutte notizie sono dietro l'angolo, l'angoscia ci consuma nell'attesa del peggio. Lo sappiamo ogni volta che i messaggi si susseguono a raffica e scopriamo che la mattina dopo la scuola si farà a casa, ce lo diciamo quando salutiamo i nostri cari che vivono in un altro Comune, chiedendoci se un improvviso cambio di colore ci separerà da loro nuovamente. 
Non si fanno più programmi, di nessun tipo. Non si vive più. Rinchiusi in un eterno presente sempre uguale, nel quale è più facile provare tristezza che felicità.
Quanto si può vivere in questo modo, mi chiedo.
Ho rinunciato, se non a tutto, alla gran parte. Non è dei viaggi, della pizza o del cinema che ho rimpianti, per quanto mi manchino, posso sopportarlo. Ma mi pesa stare lontano dalle persone amate (È il mio cuore il paese più straziato). Lasciar scorrere il tempo senza poterlo impiegare come si deve. Perché, saranno i quaranta, ma dopo una certa età c'è la consapevolezza che il tempo è limitato, e questa risorsa noi la stiamo sprecando, ipotecando in attesa di un momento migliore che pare l'araba fenice (Che vi sia, ciascun lo dice; Dove sia, nessun lo sa) senza sapere quanto ancora ne abbiamo a disposizione.
Se ripenso al lockdown di un anno fa vado in apnea: la sola idea di ritornare al carcere di quei mesi, quando la polizia era dietro l'angolo a intimarti di tornare a casa, mi gela il sangue; quella stessa polizia che adesso che in paese sono ripresi i furti nelle abitazioni, non si trova neanche a pagarla.
Oggi ho letto un commento che mi è parso la sintesi perfetta dei miei pensieri: pensano alle poltrone e non ai vaccini. Ecco, è così che ci sentiamo. Stanchi di essere travolti da valanghe di progetti, di faremo e di ripartiremo. In attesa di essere allagati da cascate di vaccini che si dimostrano tuttalpiù un ruscelletto.
A noi questa fine ce l'hanno promessa, raccontata sin nei particolari, ma la verità è che le parole non si sono tradotte in nulla di minimamente visibile. Per quanto distante, vorremmo dare una sbirciata col binocolo all'agognata meta, renderci conto che esiste veramente. Perché per ora ci sentiamo come quelli che, nonostante tutti i sacrifici fatti, possono permettersi solo di sfogliare il catalogo dei viaggi.

mercoledì 24 febbraio 2021

Puglia, Italia, 2021, la negazione di ogni diritto costituzionale o, anche, della gastrite

 
Dal web
Da ottobre a questa parte, il presidente della regione Puglia, spalleggiato dal suo fido assessore alla sanità, si è posto come obiettivo la chiusura delle scuole, considerate la causa principale dell'attuale pandemia.
Il primo tentativo è andato a vuoto, ghigliottinato da un decreto del Tar che riapriva tutto, così si è dovuto accontentare di permettere, a chi volesse, la famigerata Dad.
Questa settimana, però, ci ha riprovato, con un'ordinanza  a suo dire "innovativa", che chiudeva tutto, dalle materne alle superiori, ma lasciava la possibilità ai presidi di ammettere fino al 50% degli studenti che proprio avessero indifferibili e acclarate impossibilità di fare la Dad. Con la patata bollente tra le mani, i presidi si son dovuti fare giudici delle richieste delle famiglie, stabilendo quali fossero i requisiti per frequentare e scegliendo, nel limite del 50%, chi poteva entrare a scuola e chi no, in barba a ogni principio di uguaglianza e non discriminazione propinato, proprio nelle scuole, ai bambini.
Così la preside della scuola dell'amica T., ha stabilito che potevano andare in presenza gli alunni con entrambi i genitori lavoratori, ma l'amica T. un lavoro non l'ha più, da quando al figlio maggiore è stata diagnosticata una grave disabilità, ergo i due più piccoli sarebbero rimasti giocoforza a casa. Nella scuola di Ieie, stabiliti i criteri per la richiesta, la preside e un'insegnante si sono messe di buzzo buono a plagiare le madri affinché nessuna mandasse i pargoli a scuola, neanche quelle con figli Dsa che pure avevano tutto il diritto a frequentare. Preannunciando le cavallette, la morte delle vacche e financo quella dei primogeniti maschi, hanno dipinto scenari catastrofici a causa della variante inglese che colpirebbe in prevalenza i ragazzi e consigliato alle madri di chiudere i figli a casa ora et semper: niente scuola, niente amici, niente sport, niente uscite.
Nella materna dove lavora la mamma di M. è successo anche peggio: le maestre non han digerito di dover lavorare per i due bimbi autistici che pure in base all'ordinanza avevano tutto il diritto di andare a scuola, e ne han dette di tutti i colori.
Nella privata dove va la figlia dell'amica V., invece, si è cercato di accogliere tutti e la preside ha permesso la frequenza all'intera classe a rotazione, metà un giorno, metà l'altro, dimostrazione perfetta di come anche il diritto allo studio, come quello alla sanità, è tale solo dietro corrispettivo in denaro. Pecunia non olet, d'altronde.
Dalla Lolla la preside si è dimostrata meno rigorosa e infatti è stata travolta da una valanga di richieste in presenza così che, martedì pomeriggio, il consiglio d'sitituto si riuniva in modalità da remoto per scegliere, in perfetta linea col dettato costituzionale, chi ammettere a scuola e chi no. Il decreto del Tar che, per la seconda volta, sospendeva l'ordinanza della Regione per motivazioni così lampanti e lapalissiane  da far rizzare i peli, se si pensa che il governatore è stato pure uomo di legge, ci coglieva così, con la preside che pregava chi avesse presentato domande corredate da richieste mendaci di ritirarle, altrimenti avrebbe dovuto denunciare i mendaci genitori, e la sottoscritta che si chiedeva perché la preside volesse ancora applicare un'ordinanza che un tribunale dello Stato aveva bloccato immantinente.
Dal web
Mentre su alcune chat comparivano le emoticons dello champagne, su "Classe Lolla" volavano gli stracci e c'era qualcuno pure pronto a portare il contratto di lavoro e il 740 per dimostrare di non essere mendace e di andare al lavoro e di non saper a chi lasciare i bambini. Finché, sfatta e sfinita, la preside ha deciso di ammettere tutti quelli che avessero fatto richiesta. Salvo poi, alle 21, ripensarci e dire che avrebbe ammesso tutti.
E' finita così? Macché, qui in Puglia non ci annoiamo, e infatti il nostro governatore ha subito annunciato di avere pronta un'altra ordinanza. Con la gastrite che aumentava, la tachicardia e pure la cervicale, siamo andati a dormire per risvegliarci, alle 6 del mattino, pronti per la nuova perla. Si chiude tutto, ma chiunque ha oggettive e documentate difficoltà a fare la Dad può chiedere di andare in presenza.
Morale della favola, a parte la gastrite alle stelle, oggi la Lolla è andata a scuola, Ieie no e per adesso non tornerà perché tutte le mamme, per dimostrare sostegno&fiducia nella nostra amata preside, hanno deciso di non mandare i figli a scuola e quindi anche io, mio malgrado, ho rinunciato per non doverlo costringere in una classe vuota.
Dalla Puglia è tutto. Per ora. Poiché anche questa ordinanza è stata impugnata. Aspettiamo, con la gastrite, gli strascichi della prossima sentenza. Perché, si sa, non c'è due senza tre.
E speriamo che questa sia la volta buona.
Dal web

Comunque, a margine, son due mattine che il figlio del nostro vicino di casa, anziché fare la Dad o andare a scuola, zappa l'orto assieme al padre, Chissà, forse lui ha fatto la scelta migliore.

sabato 20 febbraio 2021

Avevo vent'anni

 Sara ha 24 anni, laureata brillantemente la scorsa estate. Aveva tanti progetti, Sara, un corso da seguire a Roma, dove si era trovata così bene, magari anche uno stage. Arriva settembre, carico di promesse dopo una folle estate di libertà. Arriva settembre e il corso a cui si era iscritta, stabilisce, vista la situazione incerta, di partire on line. Neanche trovare uno stage è così facile, a Roma Sara trova solo porte in faccia.
Reclusa a casa davanti a uno schermo, Sara decide di approfittare della laurea di un'amica e di partire per Milano. E' viva Milano ad ottobre, aperitivi, feste, tanti amici, finché Sara si accorge di non sentire più gli odori. Dal timore alla certezza il passaggio è breve, così con la macchina se ne torna nella sua città natale al Sud dove la famiglia le mette a disposizione l'appartamento disabitato dello zio per fare la quarantena.
I mesi passano, Sara non è più positiva, continua a vivere nelll'appartamento dello zio, frequenta il suo corso on line e ha trovato anche uno stage: lo può fare da casa.
Una sua cara amica partirà per andare a vivere all'estero. Ha fatto il tampone, come consuetudine vuole prima di un volo e la sera è passata da lei per salutarla. Cenano assieme. La mattina dopo Sara scopre che l'amica è risultata positiva: le tocca una nuova quarantena, stavolta con tamponi tutti negativi.
Sara è di nuovo libera e domani ha un'altra festa di laurea. Vuole andarci, nonostante la famiglia sia contraria  e le abbia detto che a questo punto è meglio che non passi più da casa a trovarli.
Sara ha 24 anni, è sempre stata una ragazza in gamba. Da oltre un anno vive senza aver vissuto. Segue le lezioni attraverso uno schermo. Fa uno stage a casa, analizzando i documenti che le vengono inviati. Tutto in completa solitudine, senza potersi confrontare con persone in carne e ossa. La sera non può andare a mangiare una pizza, alle dieci ha il coprifuoco e adesso anche i genitori hanno timore a stare con lei, non tanto perché potrebbe contagiarli, lei il covid l'ha già avuto, ma perché potrebbe far finire anche loro in quarantena impedendogli di lavorare. Chissà lei quando potrà lavorare.

Quando parliamo di questi ragazzi non facciamo che ripetere che sono egoisti. Degli egoisti il cui unico interesse è fare assembramenti pur di non rinunciare all'aperitivo. Degli incoscienti che non rispettano le regole. Ma diciamocelo, in un anno che alternative abbiamo dato loro? Ce lo ricordiamo cosa vuol dire avere vent'anni? 

Avevo vent'anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita. (P. Nizan)

venerdì 19 febbraio 2021

Pretty little liars - Stunning

Tabitha e A si conoscevano, per questo Tabitha era al corrente di tanti particolari della vita di Aria, Hanna, Spencer ed Emily. E per questo ricordava loro A nel modo di fare. Purtroppo però questa scoperta non basta alle quattro amiche per capire chi si nasconda dietro la nuova A che continua a stalkerarle minacciando di confessare i loro segreti vecchi e nuovi. Come è morta Tabitha, per esempio, ma anche il fatto che Emily abbia partorito e dato in adozione una bambina all'insaputa dei genitori.
E proprio l'improvvisa comparsa di Gayle, una donna che avrebbe tanto voluto adottare la piccola al punto da offire a Emily migliaia di dollari, crea allarme tra le liars. Gayle sembra proprio non aver digerito il fatto di non essere stata scelta, al punto da minacciare Emily in maniera tutt'altro che velata.
Che sia lei a nascondersi dietro la sigla A? Perché stranamente è sempre presente ogni volta che le ragazze ricevono un messaggio con cui A dimostra di spiarle.
Ma Gayle è anche la finanziatrice della campagna elettorale del padre di Hanna, per cui, prima di fare qualsiasi mossa è bene accertare questi sospetti, onde evitare di combinare qualche guaio ancora peggiore.
Non c'è pace per Emily, Aria, Hanna e Spencer che, anche quando si comportano bene, finiscono per cadere nei tranelli di un A che diventa sempre più spietato. Così Aria, minacciata dal misterioso stalker, sarà costretta a difendere il segreto del padre del suo fidanzato mettendo da parte la propria felicità; Spencer, in visita a Princeton per fare conoscenza con quelli che saranno i suoi nuovi compagni, si troverà invischiata in una storia di droga senza averne colpa ed Hanna finirà sbeffeggiata su tutti i social della scuola solo per aver cercato di riconquistare il suo ex.
Urge capire se ci sia veramente Gayle dietro tutto questo. Ma proprio mentre le liars scoprono la tessera che sembra ricomporre il puzzle e che legherebbe la donna a Tabitha, un nuovo colpo di scena rimescola le carte e dimostra che A non è solo "chiacchiere e distintivo".

Pretty little liars-Stunning di Sara Shepard, Atom books

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venerdì 29 gennaio 2021

Pretty little liars-Ruthless

 
E quindi, la ragazza incontrata durante la vacanza in Giamaica che sembrava sapere tutto di loro, così simile allo stalker A che le aveva perseguitate per poi cercare di ucciderle, non era A misteriosamente scampata alla morte, ma Tabitha, una giovane problematica scappata di casa.
Il senso di colpa attanaglia Aria, Hanna, Spencer ed Emily, che ben sanno che la caduta dalla scogliera che ha ucciso Tabitha, non è dovuta all'alcol, come tutti sembrano pensare, bensì è la conseguenza di un litigio che la ragazza aveva avuto poco prima con le quattro Pretty little liars. Ma come mai Tabitha conosceva così tanti dei loro segreti? E chi è il nuovo stalker A che ha assistito al litigio e alla caduta e che ricatta le nostre protagoniste?
I sospetti si concentrano su Kelsey, una loro coetanea con cui Spencer ha un conto in sospeso, avendola ingiustamente accusata di detenzione di stupefacenti. Un motivo più che valido per perseguitare Spencer e le sue amiche, se poi aggiungiamo che anche Kelsey è stata in Giamaica nello stesso periodo delle Pretty little liars, il quadro è completo. Peccato che Emily non creda che Kelsey possa essere A e si fidi ciecamente di lei al punto da rivelarle un bel po' di segreti. 
Ruthless, capitolo 10 della saga di Pretty little liars, è un libro che potremmo definire di transizione. Alcuni dei misteri accennati nel libro precedente trovano chiarimento, mentre si infittisce la ragnatela che A tesse intorno ad Aria, Hanna, Spencer ed Emily. Le nostre amiche spericolate sembrano però aver imparato la lezione e dimostrano di essere più avvedute e prudenti, soprattutto, in qualche caso, riescono a tamponare le mosse di A che le segue e conosce ogni loro sbaglio.
Questo, ovviamente, non impedirà loro di cacciarsi nei guai. Così Hanna  intraprenderà una relazione d'amore che potrebbe costare la candidatura al Senato del padre; Spencer si ritroverà improvvisamente fuori da Princeton e si giocherà il tutto per tutto per riavere il posto; Aria riprenderà la relazione con un suo ex professore mentre Emily cercherà un'altra volta l'amore nella persona sbagliata.
Il divertimento, insomma, non manca, i misteri neppure. Il finale ci darà qualche risposta in più su Tabitha, ma aprirà nuovi scenari (e dubbi) che solo il capitolo 11 potrà chiarire.

Pretty little liars-Ruthless, Sara Shepard, Atom books

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martedì 26 gennaio 2021

Il muro di Castromediano

"Non ho capito dove stiamo andando, mamma".
"Ci incontriamo con i nonni. La nonna ha preparato l'arrosto che le avevi chiesto, così ce lo dà".
"Ok, ma perché non andiamo a prenderlo a casa loro?".
"Perché non si può".
"Ma scusa non si può andare a trovare un parente, come a Natale?".
"No, Ieie. Adesso col nuovo Dpcm le regole sono cambiate. Si può andare a trovare qualcuno solo se abita nello stesso Comune, i nonni abitano in città e come sai nel capoluogo non ci possiamo andare".
"Sì va be', però. E quindi dove stiamo andando?".
"A Castromediano".
"A Castromediano? E perché?".
"Perché noi abitiamo in un Comune con meno di 5.000 abitanti, quindi possiamo spostarci. I nonni invece, non possono uscire dalla città. Castromediano è attaccato a Lecce e quindi ci vediamo sul confine tra i due Comuni per prendere l'arrosto....Mi sembra quasi di vivere ai tempi del muro di Berlino".
"Secondo me in Germania all'epoca c'erano più libertà".

venerdì 22 gennaio 2021

Leggiamolo insieme-La storia di Ulisse ed Argo

 
Ci sono libri che arrivano al momento giusto, La storia di Ulisse ed Argo per noi è stato uno di questi. Regalatoci in pieno lockdown, proprio mentre a scuola di Ieie si faceva finta di studiare l'Odissea e in classe della Lolla i micenei, con video lezioni assenti o ridotte all'osso.
Personalmente ho cercato di tamponare come potevo le numerose lacune della Dad, ma ci sono imprese che l'Odissea in confronto è una passeggiata.
Però conoscere la storia di Ulisse attraverso gli occhi di un cane è un modo bellissimo per parlarne ai bambini, almeno ai miei, che in Argo consumato dall'attesa e dall'amore per il suo padrone, hanno rivisto il loro affezionato cagnolino Pluto. Ogni uggiolìo di Argo, ogni suo gesto di affetto o moto di tristezza era un "Oh" emozionato che Ieie e la Lolla si facevano sfuggire.
La storia di Ulisse ed Argo ci parla del rapporto tra cane e padrone sin dal momento del loro primo incontro, quando un Ulisse adolescente e timoroso dei cani, salva un cucciolo condannato a morte certa per rendersi conto che non solo dei cani non c'è da avere paura, ma che anzi possono diventare i migliori amici dell'uomo. Il ritratto di Ulisse ed Argo delineato da Milani è estremamente fedele a quello dei poemi omerici, e anzi da lì attinge per dare spessore alle personalità di cane e padrone. Vediamo Ulisse crescere e sposarsi per poi partire per Troia: la sua storia segue la tradizione omerica e anche se alcuni episodi della fanciullezza di Ulisse penso siano stati aggiunti dall'autore (io francamente non ricordo di averli mai studiati), sono perfettamente coerenti con il personaggio tramandato dall'Iliade e dall'Odissea.
Gli anni della guerra e del ritorno vengono narrati velocemente, ma senza tralasciare nulla e nel frattempo vediamo anche quello che succede a Itaca, dove Argo continua ad attendere fiducioso il padrone sul promontorio della punta del mattino.
La conclusione della storia, benché arcinota, non manca di far scivolare qualche lacrimuccia. La bellezza del libro, a mio avviso, sta tutta qui, nella capacità di emozionare utilizzando quegli stessi temi sempiterni con cui i classici dell'antichità riescono ancora oggi a catturare noi lettori: l'amore, l'amicizia, il coraggio, la fedeltà, portando una favola antica alla portata dei bambini di oggi.

La storia di Ulisse ed Argo, di Mino Milani, Einaudi ragazzi

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

venerdì 15 gennaio 2021

Pretty little liars-Twisted

 
Finito l'incubo della stalker A che le aveva ricattate con messaggi minatori, scoperto che dietro quella sigla si nascondeva anche l'artefice della morte della loro amica Ali, dopo aver visto scomparire l'aguzzino nell'incendio con cui avrebbe voluto ucciderle, Aria, Hanna, Spencer ed Emily possono finalmente riprendere le fila della loro vita e della loro amicizia. E una vacanza in Giamaica sembra il modo migliore per inaugurare una nuova stagione all'insegna della spensieratezza.
Dieci mesi dopo quel viaggio, le ragazze si trovano a metà dell'ultimo anno di liceo, spensierate sì, ma non più amiche. Proprio in Giamaica è avvenuto qualcosa che le ha unite in un nuovo segreto, ma che la ha inesorabilmente separate. Qualcosa alla quale non vogliono pensare, ma che nessuno deve scoprire.
Hanna e Aria sono prese dalle rispettive storie d'amore, anche se i sogni di fama di Hanna creeranno più di un contrasto tra lei e Mike, mentre Aria fa fatica a mandar giù la bionda finlandese che staziona a casa di Noel in seguito a uno scambio studentesco.
Spencer, che dopo aver ottenuto un posto a Princeton può finalmente rilassarsi, rivaluterà il divorzio dei genitori dopo aver conosciuto la famiglia, e il figlio, del nuovo fidanzato della madre. Emily è quella che più di tutte soffre questa situazione di solitudine e fa fatica a riadattarsi a una vita senza Ali, ma una nuova amica ridarà luce alle sue giornate, un'amica che sembra arrivata al momento giusto ma con un padre piuttosto ingombrante...
Le nostre eroine continuano, per caso e per scelta, a cacciarsi nei guai. Già questo basterebbe ad animare la scena, ma siccome i guai non vengono mai da soli, ecco che una cartolina dalla Giamaica le costringe a rivedersi e a ricordare cosa hanno fatto mentre erano sperdute nel mare turchese. Sì perché, nonostante credessero di essere sole, qualcuno le ha viste e comincia a minacciarle e questo qualcuno non solo ha la brutta abitudine di imitare A, ma sembra conoscerle bene proprio come il vecchio stalker, al punto da firmarsi come lui.
Neanche il primo avvertimento servirà a frenare le quattro ragazze che continueranno a combinarne delle loro dando modo al nuovo A, (ma sarà veramente nuovo?), di procurarsi altro materiale con cui ricattarle. In che modo? Portate pazienza, A è ancora arrugginito per i troppi mesi di assenza, ma promette di rifarsi a breve. Per rispondere a questa, e tante tante altre domande, l'appuntamento è al prossimo libro.

Pretty little liars-Twisted, Sara Shepard, Harper Teens

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