giovedì 18 ottobre 2018

Fratelli

"Mamma".
"Dimmi Lolla".
"Ma a che servono il padrino e la madrina?".
"Il padrino e la madrina aiutano i genitori nell'educazione spirituale dei figli".
"Ma papà mi ha detto che se i genitori muoiono, il padrino e la madrina prendono il posto dei genitori".
"Be', sì, diciamo che fanno anche questo".
"Allora, per esempio, se tu e papà morite vuol dire che io vado con alcuni zii e Ieie con gli altri?".
Segue aria perplessa e assai preoccupata.
"No Lolla, se io e papà moriamo, il giudice..."
"Chi è questo giudice?".
"Il giudice per i minori, è quello che decide in questi casi, dicevo, il giudice stabilirà con chi andrete a vivere. Ma in ogni caso non vi separerà. Una cosa è certa: voi due rimarrete insieme".
Aria rilassata.

Quando aspettavo la Lolla, Ieie doveva compiere i due anni e molti genitori di un maschio e una femmina, scoprendo che nel pancione c'era una bambina, mi dicevano scettici che maschi e femmine sono due mondi a parte e che, per quanto fratelli, quella creaturina in pancia e l'altra che mi sgambettava a fianco, avrebbero fatto vite a sé stanti e non si sarebbero considerati.
Il loro è un rapporto fatto più che altro di dispetti, mazzate, competizione, mazzate, litigi, mazzate, subitanee impennate di gelosia dell'uno non appena l'altro riceve un complimento/carezza/regalo, di, ma l'ho già detto?, mazzate.
Di rado giocano assieme, ma talvolta accade, eppure ultimamente ho assistito a scene inedite. Parole bisbigliate tra loro per non farsi sentire da noi genitori, risatine complici dalle quali siamo esclusi, Ieie sdraiato ai piedi del letto della sorella non per prendersi a botte, ma per chiacchierare.
E se lui, nonostante la gelosia con cui, già prima della nascita, ha accolto la sorella, ha comunque mostrato nei suoi confronti un atteggiamento protettivo, lo stesso non si può dire della Lolla, che è invece sempre pronta ad accusarlo di tutti i mali della terra, specialmente di quelli che la riguardano da vicino, e che guarda al fratellone con un aspro senso di inadeguatezza, come quella che si sente inferiore.
Eppure, quando l'altro giorno ci siamo scambiate le poche parole di cui sopra, ho capito che, mazzate a parte, tra loro è fiorito qualcosa destinato ad accrescersi e, speriamo, a resistere.
La fratellanza l'ho sognata per una vita, ma non l'ho avuta. Sarà il mio più grande rimpianto e non ci sarà mai modo di colmarlo. Loro, invece, questo regalo l'hanno ricevuto e, in un certo senso, attraverso la loro fratellanza vedo quello che sarebbe potuto essere anche per me. E che non è stato.
Non posso invidiare i miei figli, ma, ecco, li guardo da fuori, felice per loro, e penso che io quell'essere fratello e sorella non potrò mai capirlo fino in fondo.


4 commenti:

  1. Non so se hai già letto il mio post intitolato "A mio fratello".
    Ecco, ti darebbe l'idea di quel che sarà.
    In ogni caso, mio figlio resterà unico, per molte ragioni, e non credo che questo lo renderà un uomo triste o incompleto. Al massimo, lo renderà più socievole e disponibile all'amicizia e alle relazioni.
    O almeno così spero.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Claudia, ho letto il tuo post e quello che descrivi è esattamente quello che mi è mancato. Certo che i figli unici non sono né tristi né malinconici, credo che queste caratteristiche dipendano da ben altro che dal fatto di non avere fratelli, e io stessa non mi sento triste e malinconica. Solo, ho sempre desiderato non essere figlia unica, ma purtroppo i miei genitori non hanno potuto accontentare questo desiderio, peraltro condiviso, e mi rimarrà il rimpianto di un sogno irrealizzabile, il dubbio di sapere come sarebbe stato.
      Ricambio l'abbraccio :)

      Elimina
  2. Io sono cresciuta assieme ai mei tre fratelli.
    Non so immaginarmi la vita senza. Per cui comprendo bene quella che per te è "l'assenza" che non potrai mai capire fino in fondo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, tu avresti potuto essere una delle amichette che venivano a giocare a casa mia. Poi, la sera, andavano via a cenare con le loro famiglie, con i loro fratelli e sorelle, e io li guardavo allontanarsi, immaginando come doveva essere trovarsi a tavola con i fratelli e le sorelle, con altri bambini e non solo con adulti. Mi chiedevo come finiva la giornata per loro, se con altri giochi o...chissà. Credo proprio che tutti questi interrogativi rimarranno tali.

      Elimina