giovedì 7 marzo 2019

Messaggio in bottiglia

Tutto cominciò con il giornalaio. Ogni giorno mio padre tornava a casa col quotidiano e una volta a settimana portava Grazia a mia madre. Anche io volevo qualcosa da leggere. Arrivarono i primi fumetti che, bimba della materna, sfogliavo contenta e compresa.
Ma le edicole, in un tempo in cui di pargoli ne nascevano a iosa, al contrario di oggi, proponevano poco materiale adatto ai bambini e anche io volevo un giornale al giorno, proprio come mio padre. Così mia madre gli suggerì di nascondere i fumetti vecchi e di ripropormeli "Tanto non sa leggere, non se ne accorge". Ecco, quel del tanto non capisce è una cosa che mi ha sempre irritato, da allora ho la fobia di essere presa per i fondelli. 
"Papà il giornalaio ti ha imbrogliato, ti ha venduto un fumetto che avevo già", fu la mia risposta al riproporsi dello stesso giornalino.
Perché io memorizzavo tutto, ogni singolo fumetto e ogni singola vignetta che mia madre mi leggeva. E guai a saltare una pagina tanto non se ne accorge. Io ricordavo tutto. Imparando le battute e i relativi disegni, imparai a leggere, proprio come anni dopo avrebbe fatto Ieie. Lettere e parole si ricomposero davanti ai miei occhi creando mondi di significati.
Arrivò la scuola, i libri di lettura delle elementari e poi le antologie delle medie che divennero i miei consiglieri. Sfogliando in autonomia quelle pagine, la mia attenzione si soffermò su alcuni brani, memorizzò autori e titoli. Specialmente alle elementari lessi e rilessi i testi che per i motivi più disparati mi avevano colpito.
Decisi che avrei letto i libri da cui erano tratti.
Qualche anno dopo cominciò quella cavalcata che ancora non è finita.
"Non fate sbrodeghezzi, non fate potacci" era troppo inconsueto per non saperne di più.
E Nuto, con "gli occhi forati da gatto" è forse una delle più belle descrizioni che abbia mai letto.
Parole e momenti si incisero nella mente per non uscirne più. A volta in maniera nitida, a volte lasciando tracce di cui non sono consapevole.
Alle medie conobbi un'autrice che inchiodò la mia attenzione con un "Io sono Jo" e salutando in maniera indimenticabile la sua amica Zazà.
E lessi del più bel bacio d'amore che ha il suono scrosciante di un Io io io.
E anche se la lista è sempre lì, so che alcuni titoli resteranno nomi allettanti senza un prosieguo. Libri che forse negli anni '80 erano famosi, ma dei quali anche la Rete ha perso ogni traccia. E che mi fanno chiedere che ne sarà dei best seller di oggi. I possibili sconosciuti di domani.
E poi c'è lui, quel brano dell'antologia delle medie rimasto nei miei ricordi per sommi capi, ma di cui conservo ancora il significato struggente.
C'era un protagonista, un uomo, e un accompagnatore. Sembravano essere tornati indietro nel tempo, in una riunione di famiglia, e il protagonista era preda di stupore e gioia nel rivedere i suoi familiari. Di gioia e dolore, davanti alla consapevolezza che alcune di quelle persone care presto o tardi sarebbero venute a mancare. E chiedeva di tornare nel presente perché no, non poteva sopportare di nuovo il dolore della perdita. Ecco allora il discorso dell'accompagnatore, la parte più intensa del brano, il cui senso è che la vita va vissuta e apprezzata al momento e non rimpianta, ma che solo pochi, i santi gli artisti, sono in grado di comprenderne il valore  e la bellezza.
Non ricordo da dove fosse tratto questo brano, né  chi fosse l'autore. Ricordo solo che era un testo teatrale e che tutti i nomi, dei personaggi quanto dello scrittore, mi risultassero non solo stranieri, ma di una lingua poco nota (russo, svedese, tedesco?).
L'antologia si chiamava Introduzione alla realtà, la casa editrice La Scuola, il volume credo fosse il terzo, ma non è più in mio possesso.
Da un po' di tempo quel brano torna prepotentemente nei miei pensieri e non so che darei per ricordare da quale opera è tratto.
Ecco, lancio questo messaggio in bottiglia a chiunque passi di qui. Se siete così fortunati da conoscere il testo, se l'avete letto, visto a teatro o se semplicemente, per qualche motivo, ne conoscete la trama e l'autore, vi prego, fatemelo sapere.
Sono anni che desidero leggerlo, anni che quelle parole mi ritornano in mente lasciandomi come Alice che sogna di raggiungere il Bianconiglio nel Paese delle Meraviglie.
Aiutatemi a mettere un'altra spunta alla lista. In cambio non posso promettervi niente se non la mia imperitura gratitudine e, se vi va, qualche consiglio librario.

2 commenti:

  1. Ho provato un po' a cercare e mi sembra di capire che l'autore di quella antologia sia Giovanni Mocchetti. Contatti suoi non ne ho trovati però ha scritto dei libri per le edizioni Itaca e forse potresti provare a mandare una email a loro chiedendo un contatto.

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    1. In effetti non ci avevo pensato, grazie per la dritta. Pensavo anche di scrivere all'editrice La scuola per vedere se potevano darmi qualche informazione. Grazie!

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