lunedì 1 giugno 2020

Roba da mamme

E così anche il campionato di calcio riaprirà i battenti. Evidentemente disponeva di una task force autorevole. Tre mesi e il più che si è saputo partorire sulla scuola, invece, è stato il tutto chiuso, che non è che ci voleva un comitato scientifico per pensarci, glielo potevo suggerire pure io. Meglio tacere, poi, sul balletto delle modalità di svolgimento della maturità o sulle improbabili soluzioni messe in campo per la "riapertura" di settembre (implementare le attività di laboratorio, usare teatri, palestre e spazi aperti) che dimostrano che gli esimi membri della task force le scuole pubbliche italiane le hanno viste solo nelle serie tv statunitensi.
Una settimana o poco più e la farsa chiamata scuola chiuderà i battenti per prolungare la vacanza inaugurata tre mesi or sono. Perché al di là delle percentuali superiori al 90% con cui la ministra ci rassicurava sul numero di alunni raggiunti dalla Dad, adesso finalmente più di qualche voce comincia ad ammettere che la didattica a distanza è stata una gran presa per i fondelli, che ha scaricato sulle famiglie, madri in primis, l'onere dell'insegnamento e abbandonato a se stessi un gran numero di bambini.
Lo comprendo ormai da tre settimane a questa parte, da quando la Lolla fa i due incontri pomeridiani settimanali da "ben" 30 minuti con la sua quarta elementare. Gilberto non può leggere il tema perché non è a casa sua, Evaristo si prende una strigliata per non aver consegnato alcun compito e a nulla vale spiegare che è la mamma è sempre al lavoro perché, gli ricorda la maestra, "è una tua responsabilità ricordarle di caricare i compiti". Da quei visini incorniciati nei pochi centimetri quadrati dello smartphone emerge tutta l'assurdità di una situazione che, dopo tre mesi, definire emergenziale è ipocrita. Che dire poi della maestra che si arrabbia perché i suo alunni non ricordano i verbi? "Vi avevo detto di ripassarli - afferma irata - evidentemente non l'avete fatto". Anche la Lolla si prende la sua ramanzina e non è turbata. Non lo sono neppure io perché so che la bambina ha fatto ciò che la maestra ha chiesto e anche di più. Da settembre fino a oggi ha ripetuto i verbi ogni settimana, come a nove anni faceva suo fratello che infatti i verbi li ha sempre saputi. Certo ognuno ha capacità diverse, ma qui non si tratta di bravura. Ieie ha avuto qualcosa che sua sorella non avuto: ha frequentato la quarta elementare, e scusate se è poco.
Nella prima media di mio figlio non va meglio. Da quando i genitori son tornati a lavorare molti alunni saltano le poche ore di lezione on line.
Ludmilla sta dai nonni e non c'è collegamento, mi spiega Ieie, Tamara ha un pc vecchio che, come il nostro, si disconnette in continuazione, Eufrasia è stata sgridata dalla prof per aver spento la telecamera e il microfono, ma era in auto con la mamma e non sapeva come fare. Alcuni sono soli a casa e non si svegliano in tempo. 
La miseria di questo sistema si fa strada con l'impeto di una valanga. Il fatto poi che l'orario delle lezioni che ci hanno dato sia buono per foderarci la gabbia del canarino, visto che non viene mai rispettato, è un altro paio di maniche.
A quando?
Per favore, professori, non ci dite che siete stanchi e che lavorate più di prima. Queste frasi toccano a noi genitori che spieghiamo quel che assegnate senza spiegare (proprio adesso Ieie mi ha chiesto cosa sia la paratassi), che correggiamo i compiti che non vi fate inviare e che altrimenti rimarrebbero lì come i quiz della settimana enigmistica rimasti senza soluzione. Quelli stanchi siamo noi, che facciamo un mestiere per il quale non siamo preparati (o così, oppure dovremmo dire che chiunque può insegnare).
Non ci dite, come ho sentito da alcuni, che meritereste un aumento di stipendio, perché potremmo saltarvi al collo, specialmente dopo che qualche madre lavoratrice, chiedendo ai professori come mai i voti del figlio fossero crollati negli ultimi mesi, si è sentita rispondere che in questa fase tocca a noi genitori seguire i ragazzi nelle attività scolastiche.
"Mio figlio è stato abbandonato" mi ha detto questa mamma "io lavoro e comunque tante cose non me le ricordo, non sono in grado di aiutarlo".
Che vergogna per uno Stato che nella sua Costituzione proclama che l'istruzione è aperta a tutti. Che è gratuita e, teoricamente, obbligatoria.
Ecco, io ve lo dico senza peli sulla lingua cari professori. Ho tirato la carretta per tre mesi, ma d'ora in poi mi impongo di incrociare le braccia a costo di abbandonare i miei figli all'ignoranza alla quale li avete condannati. Siete vittime anche voi, lo so, ma non faccio che chiedermi se qualcosa in più non potevate farla (e per inciso, la risposta non mi serve che già ce l'ho).
E se per settembre non si muove nulla, mi riprometto di disconnettermi da qualsiasi rete Internet perché, come voi non avete l'obbligo di fare lezioni on line (cosa che molto gentilmente non avete smesso di ricordarci), noi non abbiamo quello di essere connessi, né tantomeno di far parte di un gruppo whatsapp. E allora che farete, ci manderete i carabinieri a casa per inosservanza degli obblighi scolastici? O farete come la scuola di Ieie, che, al 20 di maggio, ha pubblicato un avviso on line per dire che c'erano alunni che, dalla chiusura della scuola, non avevano partecipato ad alcuna lezione, consegnato neppure un compito, né fatto un accesso alla piattaforma, e che i genitori di detti alunni erano pregati di attivarsi per far avere ai figli almeno una valutazione?
Basta col tutti promossi, ci sono genitori a cui del pezzo di carta non gliene importa niente. Vogliono Istruzione. Se la scuola è in grado di farlo, che a settembre riapra. Altrimenti che rimanga chiusa fino a data da destinarsi, che è più dignitoso della farsa degli ultimi mesi.
E comunque a giugno il campionato riparte. Certo il calcio è un'industria che muove miliardi, la scuola...be' lasciamo perdere. Ma non sarà anche che il calcio è roba da uomini e la scuola è roba da bambini e donne? Pardon, non da donne, da mamme...

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