lunedì 12 marzo 2018

Potenza dei social

Non sono una persona molto social, uno dei pochissimi strumenti che utilizzo è Whatsapp, per il resto se per esempio oggi Facebook implodesse a livello globale, perdendo tutti i dati contenuti, la mia vita non cambierebbe di una virgola.
La scorsa settimana scorrevo le chat di Whatsapp alla ricerca di un contatto quando, leggendo un nome, ho avuto un tuffo al cuore. La persona con cui avevo chattato, otto giorni prima, era morta da poco e proprio quel giorno ero stata al suo funerale. E' stata una sensazione stranissima, rendersi conto che quelle erano le ultime parole che ci eravamo scambiate, la nostra ultima conversazione impressa per sempre sul telefono.
Ancor più strano, forse agghiacciante, pensare che quel nome sarebbe rimasto nella mia rubrica, muto. Da quel numero non sarebbe arrivato più alcun messaggio. Una sorta di trampolino proteso verso il silenzio.
Per un istante ho pensato di rileggere le nostre vecchie conversazioni. Un'idea fugata subito dalla consapevolezza che un gesto simile non avrebbe apportato alcun beneficio.
Potenza dei social, che ti permettono di sentire vicino chi è lontano, ma che lasciano una scia di conseguenze emotive ancora tutte da scoprire.

4 commenti:

  1. Che sensazione strana e difficile da spiegare deve essere stata... ma tu hai saputo trasemttermi in qualche modo ciò che hai provato.
    Non è esattamente la stessa cosa, anche perchè non si tratta di "social" in questo caso, ma sai che io sulla rubrica del telefono di casa (il mio buon vecchio cordless che funziona dopo anni e anni di uso) ho ancora registrato il numero sotto la voce "Genitori Maris"? Anche se mio papà è mancato nel 2009 e mia mamma nel 2011 e oramai se si digita quel numero fisso si sente solo la voce registrata che dice "il numero selezionato è inesistente", io non ho avuto il coraggio di cancellarlo.

    Un bacio.

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  2. Ti capisco cara Maris, sono sensazioni difficili da spiegare. La verità è che quei numeri non sono come le vecchie lettere che puoi mettere sul fondo di un cassetto e dimenticare, o come un regalo fatto da una persona cara che quando ti capita sotto mano accende un ricordo.
    Sono ponti per mettere in comunicazione, rimasti sospesi a metà, che non si può e non si vuole abbattere. Come le vecchie conversazioni whatsapp che ci ricordano quello che avremmo voluto dire e quello che ancora c'era da dire.
    Un abbraccio forte

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  3. C'è un racconto di Joanne Harris in "Un nastro, un cappello, un gatto" che parte proprio da questo presupposto...

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    1. Grazie per la segnalazione, vado subito a informarmi su questo libro perché è un tema che mi interessa davvero tanto.

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