martedì 3 novembre 2020

Detenuti in attesa di giudizio

Cinque mesi e siamo di nuovo così. Punto e a capo e si ricomincia con l'altalena, col cuore che salta in gola a ogni sigla di Tg e la perenne spada di Damocle sulla testa: ti chiudo, non ti chiudo, per quanto ti chiudo.
Mi chiedo quanto si possa vivere in queste condizioni, con regole che cambiano più velocemente del colore delle foglie in autunno.
Mi sento come un imputato in attesa di giudizio: so che mi condanneranno, ma non so quando e per quanto tempo. Di più. Il condannato, emesso il verdetto, ha la certezza sulla data di scarcerazione. Nemmeno questa consolazione ci lasciano, perché ormai ho imparato a non credere più a niente e una volta che ci chiuderanno in casa rimarremo con l'angoscioso dubbio di quanto durerà la reclusione.
E alle saracinesche chiuse ormai da mesi se ne aggiungeranno altre, in una desolazione post bellica.
Già alcuni commercianti annunciano che in caso di nuova chiusura non  riapriranno, chi può pensa di mettersi in nero, lavorando a casa. "E non sanno cosa succederà quando toglieranno il blocco ai licenziamenti" minacciava l'altro giorno la mia parrucchiera che, per altro, è da quando ha riaperto che non ha più la lavorante nel suo negozio. Si prospetta un bagno di sangue sulla pelle dei meno tutelati, mentre gli intoccabili chiedono la chiusura a gran voce dalla postazione di lavoro sul loro divano. Paradossalmente chi non ha nulla da perdere è anche chi non teme o vuole la chiusura e magari si lamenta pure di quelle poche ore che deve trascorrere in ufficio, senza pensare a chi un lavoro farebbe di tutto pur di averlo.
C'è tanta rabbia. Rabbia per quello che si doveva fare e non è stato fatto, perché era più importante spingere l'acceleratore sul turismo o occuparsi della nuova legge elettorale.
Rabbia perché son mesi che ci trattano come bambini a cui si fanno (false) promesse per tenerli buoni. 
Rabbia perché persone che hanno rispettato le regole, sono costrette a pagare l'incompetenza di chi ci amministra e l'egoismo di chi proprio non riesce a fare a meno di un veglione a tema Halloween, seppur clandestino.
Ogni volta che infrangiamo le regole una persona perde il lavoro. Dovremmo tenerlo a mente.
Così come, a pandemia finita, tutti saremo chiamati a pagare i debiti. Anche gli intoccabili.

2 commenti:

  1. Potrei aver scritto questo post, di cui condivido persino le virgole.
    Per questo fine settimana avevo prenotato da mesi un weekend in un agriturismo a pochi km da casa mia, immerso nella natura e tra gli animali. Non so ancora se sarò costretta ad annullare.
    Con l'ultimo Dpcm non avrei avuto problemi, ma probabilmente fino a venerdì ne usciranno altri due. Assurdo.
    Attendo impaziente la nuova puntata de "Il decreto".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che tristezza Claudia. Mi è parso spesso che i nostri amministratori mancassero di rispetto nei confronti di noi poveri cittadini, ma adesso hanno calpestato anche quel briciolo di dignità che ancora ci veniva riconosciuta.

      Elimina