giovedì 7 febbraio 2019

Buongiorno domani

Sono state settimane, e giorni, tesi, carichi di pensieri, timori, speranze, con il peso della scelta che mi soffocava il petto e ritornava ad angosciarmi nei sogni notturni.
Decisamente l'ho presa un po' troppo sul serio l'iscrizione alle scuole medie di Ieie, ma scegliere per il bene di un altro comporta molti più dubbi e sensi di colpa. E io già sono una che per se stessa pensa, ripensa, in un continuo fare e disfare, figurarsi se dalla mia decisione dipende il futuro, e la serenità, di qualcun altro.
E poi ieri la risposta: Ieie andrà nella nuova scuola che abbiamo richiesto, lascerà i compagni che lo hanno affiancato dalla materna fino a oggi, il paesello con l'unica classe monosezione, così piccola e protetta come una scuola privata, per tuffarsi, è proprio il caso di dirlo, nel caos di una grande scuola di città.
E' stata una scelta per molti versi obbligata e dettata da tanti fattori. Certo molto più complicata per noi, visto che la Lolla andrà ancora a scuola al paesello, ma fatta con la certezza di aver optato per il meglio.
Io mi sono un po' commossa ieri, leggendo la mail copia incolla che il Miur ha mandato a tutti i genitori, perché quella mail spersonalizzata raccontava i prossimi tre anni di MIO figlio.
E lui ha sorriso quando gli ho dato la notizia e chissà cosa gli sarà frullato in testa. All'inizio di questa storia aveva provato a chiedermi di restare altri tre anni con i suoi compagni, soprattutto col suo amico del cuore, ma non è stata una resistenza strenua. Ha capitolato subito, al primo, placido no.
Ancora me lo ricordo in quella vigilia della primaria, quando tutto teso mi chiedeva per confortarsi dal passaggio di scuola, che ci fossero almeno gli stessi compagni della materna.
La verità è che quando decidemmo di iscriverlo al paesello, lo facemmo, oltre che per comodità, per dargli la possibilità di ambientarsi in un paese dove noi, per primi, eravamo nuovi. Eppure Ieie qui l'ho sempre visto come un pesce fuor d'acqua e la conferma l'ho avuta qualche anno fa, quando per motivi di orari dovette lasciare la parrocchia locale (e i compagni di scuola che erano anche compagni di catechismo), per trasferirsi in un'altra. Si trovò così bene da volerci rimanere anche negli anni a seguire, quando avrebbe potuto ritornare a fare catechismo al paesello.
Per cui sono fiduciosa nelle sue capacità di adattamento e nelle nuove persone e opportunità che la vita gli metterà davanti.
Del resto Ieie non è più il pulcino spaurito di cinque anni fa, e per quanto lo osservi stupefatta chiedendomi che fine abbia fatto il cucciolo riccioluto dei miei ricordi, come sia possibile che sia stato risucchiato da questo bambino (nell'animo) dal corpo da ragazzino, con i piedi lunghi e la taglia 12 anni, mi si stringe il cuore. Davvero il tempo ha messo il turbo e conto i minuti, i giorni, i mesi che mi separano da quella fase in cui Ieie non considererà più me, noi, la sua casa, il porto sicuro, l'angolo delle certezze e cercherà in altre persone e in altri luoghi, conforto, compagnia, condivisione. Allora l'illusione che lui sia mio tramonterà per sempre.
Ma bando ai sentimentalismi. C'è tempo per commuoversi. Magari proprio quando a settembre varcherà la soglia della nuova scuola e io starò chiedendomi (ancora e ancora) se avrò fatto la scelta giusta. Se sarà felice, se sarà sereno. Una risposta che potrebbe richiedere ben tre anni.

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