venerdì 30 aprile 2021

Le ali della sfinge

Dopo anni e anni di fidanzamento, Montalbano e Livia sono più distanti che mai. Non sono i chilometri a dividerli, stavolta, bensì il litigio consumatosi nell'estate appena trascorsa. Entrambi hanno qualcosa da farsi perdonare (e chi ha letto La vampa d'agosto sa quale sia il peccato del commissario), ma per chiarirsi ci sarebbe proprio bisogno di una bella sciarratina vis à vis. Peccato che un nuovo omicidio tenga impegnato il commissario di Vigata, alle prese col cadavere irricoscibile di una ragazza trovato in una discarica. Unico segno distintivo, una farfalla tatuata sulla spalla.
Il caso vuole che più di un testimone abbia conosciuto ragazze con lo stesso identico tatuaggio. Ragazze, sì, perché a quanto pare la farfalla pare essere stato il segno distintivo di alcune fanciulle provenienti dalla città russa di Sholkov le quali, oltre al tatuaggio, hanno in comune il fatto di essere transitate tutte da un'organizzazione dedita ad aiutare le ragazze di strada.
Troppe coincidenze perché a Montalbano non salti la farfalla, pardon, la mosca al naso. Ma il naso, nella faccenda, va infilato con cautela, perché l'organizzazione gode di importanti coperture, al punto che anche il questore è costretto a invocare cautela. Se poi si considera che Bonetti-Alderighi aveva già strigliato il commissario per i ritardi su un'indagine di un presunto rapimento, si capisce come ogni singola mossa di Montalbano rischi di scatenare un putiferio.
Ma il nostro ha gana di trovare risposte, gana e prescia, che ormai l'incontro chiarificatore con Livia non si può rimandare. Quando la strada pare imboccata, la scoperta che l'indagine compete ad altra procura sembra la soluzione più agevole per fissare le ferie e l'appuntamento con la quasi ex fidanzata. Ma è nell'imminenza del suo arrivo da Genova, in 24 ore più che concitate, tra corse in auto e imprevisti, che la vicenda trova la soluzione. Quella investigativa, almeno, perché l'affaire con Livia pare subire l'ennesimo ritardo che potrebbe, salvo sciarratina chiarificatrice, essere davvero l'ultimo della coppia. 
Ne Le ali della sfinge troviamo come sempre un Salvo e una Vigata al massimo del loro splendore, nonostante il grigio autunno incombente. Ogni personaggio è un ingranaggio ben studiato in quel teatro della commedia dell'arte che è la Sicilia di Camilleri. Mistero, risate e quel senso della vita che incombe, col commissario sempre più turbato dal passare degli anni, che ci fanno amare il personaggio di Camilleri, rendendocelo simpatico, ma mai stucchevole. E la storia con Livia? La sciarratina ci sarà, ma se sarà stata chiarificatrice ce lo dirà il prossimo racconto.

Le ali della sfinge di Andrea Camilleri, Sellerio

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lunedì 26 aprile 2021

La Dad e i Coretti del ventunesimo secolo


Stamattina, dopo oltre due mesi, questa casa è tornata vuota col ritorno a scuola del figlio grande.
Un tempo interminabile, che l'ha segregato nella sua tana prima per l'ennesima ordinanza regionale che chiudeva le scuole a dispetto della zona gialla, poi, dopo la sospensiva del Tar, perché la scuola ci chiedeva di tenere i ragazzi a casa fino alla vaccinazione dei professori, poi perché i prof dovevano riprendersi dalla vaccinazione e infine per l'arrivo della zona rossa.
Non sappiamo quanto durerà, ché qua in Puglia pare che la scuola sia il vaso di Pandora dei contagi, ma ci godiamo quel briciolo di normalità che ci viene concesso e accantoniamo per quel che si può l'odiata Dad/Did o comesichiama.
Preferisco non pensare a tutto il male che questo strumento (per alcuni grande pancea di tutti i mali) ha creato nei nostri ragazzi. Mi fumano le orecchie quando sento "eh ma pensa che fortuna, se fosse successo vent'anni fa avrebbero perso mesi di scuola" (come se questo non fosse successo!) perché chi parla di fortuna evidentemente non sa a cosa siano stati sottoposti i nostri figli in questo lungo anno.
E non parlo delle lacune didattiche, che quelle le do ormai per assodate, un po' come la conoscenza delle tabelline in quarta elementare, ma del solco che la Dad/Did ha creato.
Ho solo due figli (una in quinta elementare, l'altro in seconda media), ma i loro racconti hanno tracciato un ritratto impietoso della scuola di quest'ultimo anno.
C'è il bambino solo a casa (uno? diciamo quasi tutti) che deve controllare anche il fratellino che fa la prima.
C'è quello che non sente e non può parlare perché ha il microfono rotto.
C'è quello che fa lezione in un'unica stanza con i fratelli e "mamma, sai quando apre il microfono si sente il brusio degli altri collegamenti in sottofondo".
C'è quello che è dai nonni e nella pausa va a casa a prendere i libri che ha dimenticato.
C'è quello che questa settimana sta col padre e lì non ha nulla per studiare.
C'è quello che il collegamento non  gli funziona mai.
Ci sono i bambini che "quando siamo tornati a scuola e la maestra ha voluto vedere i quaderni, non avevano scritto nulla di quello che aveva dettato durante la Dad".
Alle medie la trama non cambia.
C'è quello che salta la prima ora perché nonostante la madre lo chiami dall'ufficio, lui si riaddormenta.
C'è quello cha fa lezione in pigiama, con la briochina, (nonostante le millemila circolari della preside a rammentare che la Dad è scuola a tutti gli effetti).
C'è quello che il collegamento gli cade sempre quando la prof lo interroga.
C'è la prof  che "non mi interroga più, mamma. Adesso fa domande solo a quelli che sa che in Dad non studiano" "Certo, per motivarli a studiare" "Ma tanto loro cominciano a dire che non sentono e si disconnettono".
C'è la prof che fa fare lavori di gruppo on line "così almeno quelli che non studiano sono costretti a lavorare. Anche se poi di solito fanno fare tutto agli altri".
E poi c'è quello, uno a caso eh, che si lamenta se il cane abbaia, il postino suona alla porta o la madre entra a chiedere se ha finito, perché le prof non vogliono che nessuno disturbi durante la lezione.
La Dad ha evidenziato la piccolezza delle nostre case, ha messo in mostra l'intonaco che cade e le macchie di muffa alle pareti, ha sottolineato la solitudine dei ragazzi e le miserie di tante famiglie, ha usato i litigi come sottofondo alle spiegazioni, ha fatto sentire noi genitori importuni nell'unico posto dove la legge ci permetteva di stare: a casa nostra. Siamo diventati tanti Coretti nella loro stanzuccia/bottega, osservati dal compagno Enrico capitato lì per caso.
A ben pensarci forse è questo il danno maggiore. La Dad ha permesso che venissero a galla tutte quelle differenze che i ragazzi non erano costretti a portarsi nello zaino. Di più. Ha infierito sui deboli.
Che la scuola non potesse garantire uguaglianza si sapeva da tempo, però quantomeno ci provava e, soprattutto, era il luogo dove a tutti veniva data una possibilità. La Dad/Did ha cambiato le carte in tavola: ha abbandonato chi già era in difficoltà, ha lasciato indietro chi avrebbe voluto proseguire la corsa, ma non aveva i mezzi per farlo.
Veramente vogliamo parlare di fortuna? A me sembra piuttosto il più grande tradimento cha abbiamo perpetrato contro i nostri ragazzi. Quelli motivati e con una famiglia nelle condizioni di aiutarli sono andati avanti, per gli altri non c'è stato nulla. A volte neanche un tablet fornito dalla scuola, che anche quelli erano inferiori alle richieste.
E poi c'è l'errore più grande, l'aver ridotto la scuola a mera didattica.

"la scuola, per un bambino, non è tanto apprendimento di materie curricolari quanto, piuttosto, occasione unica per sperimentare relazioni, riconoscere negli altri le proprie emozioni, scoprire se stessi. (...) In questo periodo di isolamento, che sia lockdown o la dad, il non avere un confronto reale con i coetanei porta i ragazzi a non aver mediazione rispetto alle loro pulsioni e ai loro pensieri e a vivere moltissimo la noia. La noia rinforza alcuni pensieri e circuiti viziosi, facilita l’umore depresso".

Sono parole di Stefano Vicari, neuropsichiatra alla Cattolica, che nei mesi scorsi ha lanciato l'allarme sull'aumento dei casi di autolesionismo e suicidio tra i giovani. Mi viene in mente un'intervista di qualche tempo fa ad un'insegnante che sorridendo ricordava che i ragazzi vanno a scuola soprattutto per stare con i coetanei.
Ecco, per favore, ricordiamocelo.

venerdì 23 aprile 2021

La vampa d'agosto

Dopo aver letto un certo numero di indagini vigatesi, si comprende che ognuna ha, oltre a un tema, anche uno stile distintivo. Ne La vampa d'agosto quel che risalta sin dall'inizio è il tono fortemente umoristico. Si ride, si ride tanto. Dei battibecchi tra Salvo e Livia, arrivata a Vigata in un torrido agosto siciliano con una coppia di amici che ha affittato una villetta per trascorrere le vacanze; del cavudo che manda in fumo il decoro del commissario; degli interrogatori in cui Montalbano sembra un attore della commedia dell'arte con Fazio a fargli da abile spalla; delle disgrazie che colpiscono gli amici di Livia, gli scarafaggi, i topi e infine un cadavere nascosto in un piano ammucciato della villetta. Al punto che la coppia decide di tornarsene a Genova, con Livia al seguito.
E' qui si ride un po' meno, quando si scopre che la vittima, sparita e presumibilmente uccisa sei anni prima, quando la casa era in costruzione, era una ragazzina di appena quindici anni. Si ride ancora meno quando la gemella, Adriana, spiega al commissario di aver sempre saputo che la sorella fosse morta, di averlo capito sin dal giorno della scomparsa, quando era stata assalita da un senso di soffocamento e per quello strano legame che unisce i gemelli omozigoti aveva compreso come e perché sua sorella fosse stata uccisa. Un delitto terribile, ancor di più se si pensa all'età della vittima. Una ragazza bellissima, come Montalbano può intuire vedendo Adriana, che della gemella straziata è una stampa e una figura. Sarà per il caldo, ma è difficile rimanere indifferenti a tanta bellezza, soprattutto perché Adriana non nasconde una certa predilezione per il commissario.
Le indagini però devono proseguire e a Salvo piacerebbe tanto accusare Spitalieri, il geometra che aveva diretto i lavori di costruzione della villetta, un po'  perché è uno sdilinquente colluso con la mafia, un po' perché è noto in paese per una morbosa attrazione per le minorenni. Si dà il caso, però, che Spitalieri il giorno della scomparsa della ragazza fosse in viaggio, guarda caso a Bangkok, capitale del turismo sessuale. Dove indirizzare i sospetti, dunque?
Dicevamo che nei casi di Montalbano, oltre a uno stile, c'è un tema ricorrente. Ne La vampa d'agosto è la vecchiaia incipiente, i 55 anni di Montalbano che più e più volte si fanno sentire nel corso delle indagini e che diventano veramente ingombranti quando le avances di Adriana si fanno insistenti. Sarà proprio la vecchiaia, però, non tanto a dare una soluzione al caso, che su quello Montalbano caldo o non caldo, età o non età, sa ancora il fatto suo, ma a chiudere la vicenda. E stavolta lasciando un bel po' di amaro in bocca al commissario. Che la vecchiaia, per lo meno, dovrebbe venirci incontro col suo bagaglio di esperienza e non trarci in inganno come picciotti.

La vampa d'agosto, di Andrea Camilleri, Sellerio

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venerdì 9 aprile 2021

Pretty little liars-Burned

Primavera, tempo di gite scolastiche. La scuola di Aria, Hanna, Emily e Spencer organizza una Eco cruise, un viaggio alla volta dei Caraibi, su una nave da crociera, con attività e giochi a tema ambientale. Quale occasione migliore per sfuggire allo stalker A che continua a osservarle e minaccia di rivelare tutti i loro segreti?
E invece no, perché tra le centinaia di studenti di varie scuole imbarcati sulla nave, pare ci sia anche A, che non perde occasione per ricordare di aver assistito, un anno prima, alla morte di Tabitha, e che dimostra benissimo di conoscere ogni loro mossa o spostamento nel corso del viaggio.
Cercare di capire chi si nasconda dietro A è impresa ardua, ma il cerchio si stringe intorno a due persone in qualche modo legate ad alcune delle "marachelle" compiute in passato dalle liars: l'ex fidanzato di Tabitha e la cugina di una ragazza che Hanna aveva abbandonato dopo un incidente stradale che le aveva viste coinvolte. Che i due sospettati siano in combutta tra loro? 
Tra bombole per immersioni manomesse, denunce anonime alla polizia e foto compromettenti, le quattro amiche comprendono che il gioco di A si fa sempre più pericoloso, tanto che il misterioso stalker non ha remore neppure a far andare letteralmente in fumo la crociera. Le liars, poi, si dimostrano sempre un passo indietro, al punto da cadere, per l'ennesima volta, nel gioco di false piste messo in piedi dal misterioso persecutore.
Eppure qualcosa stavolta sfugge al controllo di A (dovrà pure, perché non è possibile che sia così tremendamente fortunato da riuscire in ogni sua malefatta), e proprio per questo si vedrà costretto a sabotare la crociera in modo da coprire...già in modo da coprire cosa?
Le liars ancora non ci sono arrivate, ma in effetti il finale, che al contrario delle altre tetralogie (ognuna delle quali poteva definirsi una stagione a sè) non ci regala un colpevole, ma lascia tutto in sospeso, fa intendere al lettore che forse le ragazze sono state più vicine a scoprire i giochi di A di quanto immaginino, tanto che l'autrice sembra suggerirci un possibile colpevole o quanto meno uno dei colpevoli. Sì perché, nonostante le protagoniste sembrino non averci mai pensato, già dall'episodio precedente sembra chiaro che A non può essere una sola persona, così abile da seguirle in posti diversi allo stesso momento.
Nonostante quindi, per ora la soluzione non arrivi (e va riconosciuto alla Shepard di tenere così  desta l'attenzione del lettore nonostante il ripetersi, nel corso dei libri, di un certo schema ormai prevedibile nel gioco di A), quanto meno il finale lascia alle liars qualche piccola consolazione. Dopo aver temuto per oltre un anno di finire in prigione per la morte di Tabitha, le ragazze scoprono che non avevano motivo di preoccuparsi e cominciano ad avere qualche elemento in più per smascherare A perché Emily rivelerà il segreto che il lettore già conosceva da ormai ben quattro libri. Restano gli altri interrogativi ancora in ballo: chi ha ucciso Tabitha e perché? qual è il segreto di Aria? ma soprattutto se dietro A si nasconde la stessa persona vista in Wanted, dove si è nascosta per tutto questo tempo?
Sono ancora quattro i volumi che portano a queste risposte. C'è da credere che A ne approfitterà per movimentare ancora un bel po' la vita delle liars.

Pretty little liars-Burned di Sara Shepard, Atom books

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma