venerdì 15 giugno 2018

Le domandi grandi dei bambini

Capita, quando si è me, che si compri un libro in vista di un appuntamento, che so, la prima Comunione del proprio figlio, per approfondire il senso del passo che si sta per compiere. Capita, sempre prendendomi ad esempio, che si rimandi la lettura, con la certezza che tanto manca ancora un sacco di tempo salvo trovarsi, com'è come non è, a poche settimane dall'avvenimento senza aver manco aperto il libro. Capita, infine, ma non sempre, che si riesca a recuperare sul fil di lana. Tuttavia questa è una storia a lieto fine e il libro, Le domande grandi dei bambini-Itinerario di prima Comunione per genitori e figli, l'ho finito in tempo, prima della Comunione di Ieie e a parlarne in questo modo, adesso, non è che gli stia facendo una gran pubblicità. Ma no, non è così.
Il libro, che raccoglie le domande e i dubbi espressi da bambini delle elementari durante la catechesi, ha un titolo azzeccatissimo perché riunisce interrogativi di un'apparente ingenuità ma che in realtà toccano le corde più profonde dell'anima umana. A dimostrare che la sete di infinito, la curiosità, sono semi che germogliano nei cuori già nella prima infanzia.
Che differenza c'è tra l'uomo e la scimmia?
Perché c'è l'universo?
Ma insomma questo Dio è uno o sono tre?
Padre Maurizio Botta e don Andrea Lonardo hanno raccolto questi e altri interrogativi e hanno dato le loro risposte, suddividendole in due parti. Una, più didascalica e con un linguaggio a misura di bambino, ma mai semplicistica o superficiale, e l'altra, diretta ai genitori, ricca di riferimenti culturali che, oltre che al cuore, parla anche alla mente.
E' un libro adatto a più fasce di età, insomma, ma che mi sento di consigliare più che altro ai genitori che desiderano un supporto nell'educazione religiosa dei propri figli. O un vademecum cui affidarsi quando davanti alle loro domande si è in difficoltà e non si sa, se non cosa, come rispondere e farsi capire. E' quindi riduttivo e fuorviante dire che è adatto a chi deve prepararsi alla Comunione.
Si tratta di una lettura veloce e piacevole e, devo dire, arricchente anche per noi adulti che, come i bambini, non smettiamo mai di porci domande e abbiamo bisogno di capire sempre meglio e di più. Personalmente l'ho trovata illuminante e, siccome ho scoperto che esistono anche altri due volumi, penso che continuerò in questo percorso.
Ieie, dal canto suo, si è incuriosito nel vedere la copertina. Mi ha chiesto di cosa si trattasse e vi ha dato una breve sfogliata. Alla mia domanda se volesse leggerlo, ha traccheggiato, ha detto che no, per ora no, ma di lasciarlo, per favore, nella libreria della sua camera. E poi chissà, se son rose fioriranno.

Le domande grandi dei bambini-Itinerario di prima Comunione per genitori e figli, padre Maurizio Botta don Andrea Lonardo, Itaca edizioni

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma

giovedì 14 giugno 2018

Primo giorno di vacanze

Bilancio del primo giorno di vacanze:
-un righello regalato dalla scuola il giorno prima, infilato e sperduto nella porta scorrevole;
-un'altra porta ammaccata in maniera irreparabile;
-una cugina volata dalla bicicletta sulle rose e riemersa coperta di graffi (segue medicazione e pianti al ritmo della litania "non voglio morire");
-il cane fuggito dal cancello, aperto per recuperare il pallone, e poi miracolosamente rientrato;
-un tappeto, per fortuna di quelli per bambini dell'Ikea, macchiato in maniera irreparabile;
-zozzeria varia;
-BUM, CRASH, SBANG che si susseguono a ripetizione non appena volti lo sguardo;
-la capacità, nei pochi momenti di solitudine, di ripetere a loop "che noia";
-la profonda certezza che, per i miei genitori, le vacanze scolastiche erano un momento tutto sommato piacevole perché io, ancorché figlia unica e ancorché non potessi ospitare a casa amici e cugini a ogni ora del giorno, tendevo a lamentarmi ben poco e vivevo la fine della scuola col piacevole pensiero di potermi dedicare a tutte le attività che mi dilettavano. Senza fare danni.
Ma dopo tutto io ero una bambinA degli anni '80, e forse questo discorso (come sempre) non vale per i miei figli.

martedì 12 giugno 2018

Non è finita fino a che non è finita

...ma stavolta è proprio finita. Oggi, a quest'ultimo giorno di scuola ci arrivo con uno spirito diverso rispetto agli altri anni, quando un atroce dilemma mi tormentava "E mo che gli faccio fare per tutto il giorno a questi due?".
Quest'anno anno no, quest'anno è diverso, e anch'io mi sono trovata ad agognare la fine della scuola come e più dei bambini. Perché quest'anno è stato di una fatica immensa. Fatica di materie orali che per Ieie diventavano più impegnative, fatica di attività extrascolastiche da incastrare al nanosecondo, sempre con i minuti contati e le chiavi della macchina in mano, pronti a scattare. Fatica, soprattutto, dettata da un orario, la famigerata settimana corta, che non ha apportato alcun beneficio alla didattica, ma ha solo aumentato l'affanno.
Che cinque ore e mezza sui banchi e un'uscita alle 13.30, non avrebbero agevolato né studenti né genitori, era una verità senza bisogno di tante dimostrazioni. Avendo circa un'ora e mezzo in più di lezione ogni giorno, ci siamo trovati a gestire un carico di compiti maggiore con meno tempo a disposizione.
Nel nostro caso tornare a casa più tardi ha significato mettersi a fare i compiti subito dopo pranzo, senza la consueta pausa relax garantita in passato. Perché quando il tempo si riduce, se poi vuoi fare un'attività sportiva o invitare un amico a giocare, a qualcosa devi pur rinunciare.
A questo bisogna aggiungere il carico da undici dei compiti del fine settimana, che se gli altri anni il sabato tornati da scuola c'era poco e niente da fare, quest'anno non c'era week end che non si passasse venerdì pomeriggio e sabato mattina chini sui libri, in barba a quel principio che la settimana corta ha il vantaggio di permettere ai genitori di trascorrere più tempo coi figli. Sinceramente passare il sabato mattina a invitar costringere mio figlio a finire i compiti non è proprio il mio ideale di tempo di qualità!
E qui arriviamo al secondo punto. Alla fin fine, i compiti, lo studio, son problemi dei miei figli, che c'entro io? Se per la Lolla si è trattato di limitarmi a spiegare qualcosa che non era molto chiaro e controllare, con Ieie è stata tutta un'altra storia. Il ragazzino è dotato, ottima memoria, facilità di apprendimento ma, mai come quest'anno, capacità di concentrarsi non pervenuta. Al di là della poca voglia di sedersi alla scrivania, lo ritrovavo, dopo un po', a fare di tutto (sfogliare il libro di lettura di italiano, lanciare in aria una gomma/tappo/matita, simulare una partita di calcio) tranne che studiare. Alla fine, l'unica è stata quella di vestire i panni del carabiniere e mettermi seduta di fronte a lui di piantone.
E io lo so che le maestre dicono che i compiti li devono fare da soli, e in effetti da solo li ha fatti, semplicemente la mia presenza è servita a scoraggiare i suoi continui tentativi di bighellonare (ma che fatica!).
Va be', quanto meno la fatica è servita. Ha appreso quello che doveva apprendere, ha raggiunto i suoi obiettivi e un altro anno è da archiviare. Sperando che il prossimo porti un po' più di maturità (sì, eh? crediamoci). Che poi il prossimo sarà anche l'ultimo anno della primaria (ok finalmente mi sono abituata a chiamarla così) e l'entusiasmo, la paura, la commozione sono già pronti a esplodere.
Ma questo è un altro racconto e per ascoltarlo bisognerà aspettare ancora un anno.