Con Harry Potter e il prigioniero di Azkaban si entra nel vivo del ciclo del maghetto di Hogwarts. Perfettamente congegnato come gli ingranaggi di un orologio (e il paragone non è casuale), rappresenta la chiave di volta della storia di Harry, là dove passato e presente si congiungono per dare forma a quell'architrave che dovrà reggere tutti i capitoli successivi.
Al suo terzo anno alla scuola di magia e stregoneria, Harry solo in questo capitolo non dovrà vedersela con Voldemort, ma con un pericoloso criminale fuggito da Azkaban, la prigione dei maghi, tale Sirius Black, accolito del Signore Oscuro che pare cerchi proprio Harry per completare ciò che Voldemort, a suo tempo, non era riuscito a compiere. E' così che Hogwarts si ritrova presidiata dalle guardie di Azkaban, i terribili Dissennatori, e Harry, quasi controllato a vista, viene ammonito a non cercare di catturare Sirius Black (ma perché poi dovrebbe farlo?). Niente avventure, quindi?
Neanche per sogno. Ci penseranno una mappa magica, un nuovo professore di Difesa contro le arti oscure e un'inattendibile professoressa di Divinazione con la fissa per le sciagure, a movimentare la vita al castello e a creare una trama che ormai prende il largo e diventa di ampio respiro. Spiegando e gettando nuova luce su avvenimenti passati, alcuni già noti altri inediti per il lettore, seminando dettagli fondamentali per il prosieguo della storia, creando un mistero dove niente è come sembra e dove le carte si rimescolano di continuo con gran sorpresa, e goduria, del lettore.
Il finale è un puzzle dove finalmente le tessere si riposizionano correttamente e lascia già intravedere il filo conduttore del prossimo volume.
Sebbene ami molto questa storia, temevo fosse un po' troppo complicata e cervellotica, invece i bambini hanno mostrato di comprenderla e, soprattutto, di gradirla. In effetti tra ippogrifi, tornei di Quidditch, nuove formule magiche e personaggi, le sorprese sono così tante che i piccoli non restano mai delusi.
Se qualche cosa li ha disorientati è stato invece il fatto che il film omonimo non riporti tutta la storia, ma abbia dovuto necessariamente alleggerire la trama per evitare di durare quattro ore o più. Per i bambini risulta ancora difficile comprendere questo concetto, per loro è inaudito che, ad esempio, le appassionanti partite di Quidditch raccontate nel libro non siano tutte presenti nel film, ma questo non ha impedito loro di rivedere Harry Potter e il prigioniero di Azkaban decine e decine di volte.
Se devo fare un appunto al film, che comunque riesce a dare adeguato sviluppo alla trama e si avvale di una fotografia bellissima che oltre a illustrare perfettamente la storia, ne sottolinea con arguzia alcuni particolari (fate caso agli orologi!), è che il racconto sul padre di Harry ed i suoi amici viene semplificato eccessivamente. E' una parte che dà spessore al libro ed è un peccato che non trovi abbastanza spazio nel racconto cinematografico, ma tant'è, i linguaggi sono diversi e diverso è anche il peso che si dà ai dettagli della trama.
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban resta comunque il mio preferito tra i sette libri, per saper coniugare in maniera impeccabile il mistero con un'atmosfera che è ancora sbarazzina e gioviale. Il clima, dal quarto libro in poi, nonostante un infittirsi e un "insaporirsi" della trama, diventerà infatti sempre più cupo, sottolineando così il passaggio dall'infanzia all'età adulta dei nostri eroi. Ma questa è un'altra storia e per raccontarla c'è ancora tempo.
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban di J.K. Rowling, Salani, traduzione di Beatrice Masini
Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma