mercoledì 22 febbraio 2017

Le pagelle

Ieri sono uscite le pagelle del primo quadrimestre. Niente da eccepire, i bambini hanno lavorato e portato a casa risultati più che buoni. Quel che mi ha veramente stupita, o meglio lasciata con la mascella a terra come nei cartoni giapponesi, è stato che la Lolla ha avuto una pagella migliore rispetto al fratello e sì, lo so, classi diverse, maestre diverse, il confronto non ha senso, ma ha avuto voti migliori anche rispetto a quando Ieie frequentava la prima.
Ora, nonostante Ieie abbia iniziato la primaria che sapeva già scrivere in stampatello e leggere più che discretamente, devo ammettere che quei primi giorni, mesi di scuola furono un incubo perché lui non aveva ancora lateralizzato, non sapeva che mano usare, non rispettava le righe, i margini e, insomma, era di un disordine cronico e senza senso che aveva gettato tutti, maestre comprese, nello sconforto. Superata questa impasse iniziale, però, non ha più avuto problemi. Certo disordinato lo è ancora e nel disegno, va bé, lasciamo stare, però compensa con altri talenti.
Per esempio, sin dalla prima impara poesie lunghe pagine e pagine in cinque minuti, quando con la Lolla, che ha la memoria post-it (adesso l'informazione c'è tra poco non c'è più), ci vogliono delle mezz'ore se non, in caso di poesie lunghe, dei giorni. Le tabelline? Io ho solo dovuto chiedergliele, Ieie tornava da scuola che le sapeva già, e sarà stato anche merito della maestra, ma lui ricorda i calciatori per squadra, squadra dove hanno giocato in precedenza, Paese e comune di nascita solo per aver letto l'album delle figurine, sicché un po' di merito va anche alla sua memoria.
Entrambi frequentano da quattro anni la stessa scuola di inglese, Ieie però sa comporre frasi in lingua, comprende una domanda al primo ascolto e coglie la pronuncia con una precisione che mi fa invidia (e infatti, ahimé, ogni tanto mi corregge). La Lolla, no.
Certo lei è ordinata, diligente, precisa come molte femmine e, se una cosa non la convince, la rifa (mai successo questo con Ieie). E', soprattutto, disciplinata.
Ma Ieie è curioso, interessato, va oltre, va avanti, intuisce, comprende in un lampo, collega e domanda. E che domande! Insomma, non perché sia mio figlio, ma proprio perché da mamma li conosco bene, devo ammettere che ha una mente più brillante.
Eppure, alla prova dei fatti, lei porta a casa risultati migliori. Come me lo spiego? Non me lo spiego. Forse, semplicemente, essere brillanti non paga.
E questo invece me lo spiego.

martedì 21 febbraio 2017

E' successo un casino

"E' successo un casino. Oggi la maestra mi ha chiesto perché ero arrabbiata" ha esordito così la Lolla tornando da scuola qualche giorno fa e le vene nei polsi mi sono tremate, conoscendo la capacità di mia figlia di rompere le ball, fracassare i ma, dare fastidio quando qualcosa non le va a genio e temendo che avesse fatto una piazzata con le maestre.
Ecco, invece, cos'era questo casino, così come ricostruito dagli interrogatori incrociati dei miei figli. La mattina, sullo scuolabus, Ieie aveva scambiato alcune figurine dei calciatori con un bimbo di seconda. Durante lo scambio, il bambino aveva chiesto a Ieie di dargli anche le figurine che non erano doppioni. Mio figlio, che sostanzialmente è un bonaccione incapace di dire no pur di tenersi l'amicizia di qualcuno, per motivi che non ha saputo spiegarmi, gliel'ha consegnate, salvo poi lamentarsene.
Non so cosa abbia detto o fatto poi Ieie, fatto sta che il passaggio di figurine con relativa arrabbiatura non è sfuggito all'occhio della Lolla che sembra vivere su un pianeta rosa a base di pupazzi e fiocchetti, ma a quanto pare è più presente di quanto si sospetti.
La Lolla, dicevo, si è anche accorta che le figurine, dalle mani del bimbo di seconda erano finite in quelle di uno di prima, un suo compagno di classe. Ed eccoci quindi tornati alla maestra che le chiedeva perché fosse arrabbiata.
"Ho detto che ero arrabbiata perché Michele aveva le figurine di mio fratello".
"E allora?".
"Allora me le sono fatte ridare e le ho portate a Ieie".
"Durante l'intervallo?".
"Sì".
Che dire. Sarà pure una gran rompiballe, capricciosa fino allo sfinimento, ma bisogna riconoscere alla Lolla la capacità di ottenere quello che vuole.
Ed io, che da bambina ero una bonacciona come mio figlio, non posso fare altro che invidiarla e ammirarla. E sperare che conservi e rafforzi questa sua caparbietà.
Chapeau.

lunedì 13 febbraio 2017

Per un panino

Al ritorno da scuola
"Mamma stamattina mi hai messo nello zaino il panino col prosciutto!".
"Sì amore ma era prosciutto di tacchino che ti piace".
"Ma non me l'hai detto!".
"Mi sono dimenticata, va be' non te ne sei accorta?".
"Io pensavo che ti eri sbagliata, che avevi dato a Ieie quello con la marmellata e a me col prosciutto. Così sono andata in classe di Ieie a fare a cambio".
"Già, io me la sono vista arrivare mentre chiacchieravo col mio amico".
"Ma il panino di Ieie era col prosciutto crudo, che non ti piace. Tu Ieie non gliel'hai detto?".
"E che ne sapevo. Noi non stavamo ancora facendo l'intervallo".
"..."
"Scusa Lolla, che hai fatto poi? Ti sei mangiata il panino col prosciutto crudo?".
"No sono tornata in classe di Ieie a fare di nuovo cambio".
"Quindi ti sei accorta che era col crudo...".
"Eh. Ho dato un morso, ho visto che era col prosciutto crudo e l'ho ridato a Ieie".
"Cioè gli hai dato il panino morsicato...?".
"Eh".
"E le maestre non ti hanno detto niente che andavi e venivi con un panino?".
"Ho detto che ti eri sbagliata a mettere il panino".
"..."
Vi abbiamo appena presentato "Momenti di ordinaria follia durante l'intervallo (o quel che è)".

mercoledì 8 febbraio 2017

L'altro lato dell'amicizia

Ti ho vista ieri: guardavi la tua amichetta giocare con un'altra bambina. Facevano finta, un gioco in cui voi due siete bravissime. Le guardavi, seduta in disparte, gli occhioni dilatati dal dispiacere, il capo chino, un'espressione così infantile che non ti è consueta e che mi ha sciolto il cuore.
Per la tua amica era come se non ci fossi, invisibile, trasparente, non uno sguardo né una parola. Incapace di comprendere e di reagire, tu, abituata a essere cercata, chiamata.
Avrei voluto prenderti e portarti via, proteggerti da quella delusione. Ma non l'ho fatto perché sarei stata infantile e dannosa.
Ti ho parlato, poi.
Di amicizie, di coraggio e faccia tosta. Parole che a mia volta ho sentito e non mi hanno fatto piacere, ma sono necessarie.
Perché le amicizie esclusive sono bellissime, ma possono farti sentire molto sola. Perché si può stare bene anche in tre o in quattro. Perché bisogna farsi avanti, non si può sempre aspettare. E a volte è necessario cercare altri amici, che non vuol dire dimenticare i vecchi.
Ti ho guardata e sapevo esattamente quanto faceva male. Ma forse anche quel male è necessario, è l'altro lato dell'amicizia e serve anche quello a crescere.

venerdì 3 febbraio 2017

Storia della bambina perduta

Scorrono rapidi gli ultimi trent'anni di Lenù e Lila: Storia della bambina perduta, quarto capitolo della saga dell'Amica geniale, si legge tutto d'un fiato, trascinati dai mille interrogativi che la storia suscita capitolo dopo capitolo.
Come ha fatto Lila a mettere su un'azienda di successo e a soppiantare il boss del quartiere? Che tipo di rapporti ha intessuto con gli amici del rione che la venerano come una divinità e si affidano in tutto e per tutto alle sue decisioni? Cosa è successo ad Alfonso? Chi c'è dietro la morte di Michele e Marcello? Che fine ha fatto Lila, scomparsa all'inizio della saga? E che fine ha fatto la bambina del titolo?
Elena, come al solito voce narrante, li pone e ce li pone, trascinandoci, con quello stile ormai familiare della Ferrante, da un capitolo all'altro desiderosi di arrivare prima poi al bandolo della matassa.
Questa volta la storia riprende a Napoli dove Elena, lasciato il marito, decide di trasferirsi con le figlie per seguire Nino. Il ritorno nella sua città, sebbene in un quartiere molto più prestigioso di quello in cui è cresciuta, è l'occasione per riallacciare i rapporti con Lila che all'inizio del libro farà di tutto per riavvicinarsi. Forte del successo lavorativo e personale, si adopererà come nume protettore dell'amica, con discrezione e senza intromettersi nella sua vita, pronta a intervenire quando le circostanze lo richiederanno.
E così seguiamo questo rapporto di amicizia complesso e struggente, snodarsi dalla fine degli anni '70 fino quasi ai giorni nostri, con una doppia gravidanza che renderà le due protagoniste, se possibile, ancor più vicine. Ci saranno terremoti, lutti, amori finiti, delusioni e momenti di buio. Lila ed Elena, pur invecchiando, continueranno a pungolarsi e ad essere indispensabili l'una per l'altra.
Purtroppo, nonostante una narrazione densa e coinvolgente, il finale è amarissimo. Non solo perché il lettore arriva in fondo con una sete di risposte che non sarà soddisfatta, ma anche perché, dopo tanto combattere, sembra non esserci salvezza per le nostre protagoniste. Il motivo forse ce lo spiega la stessa Ferrante quando scrive che a differenza dei racconti, "la vita vera, quando è passata, si sporge non sulla chiarezza ma sull'oscurità". Ecco, la sensazione è che l'autrice non abbia lasciato spazio al sentimentalismo, al romanzesco, al lieto fine dei racconti, ma abbia voluto rendere questa storia di un realismo talmente vivido al punto da far male come la conclusione di certe vite.
Per chi ha amato questa quadrilogia posso solo aggiungere che è già in cantiere una serie tv prodotta dalla Rai e che dovrebbe vedere la stessa Ferrante coinvolta nella sceneggiatura. La storia di Lila ed Elena, quindi, continua, e chissà che la narrazione sullo schermo non ci regali qualche risposta in più.

Storia della bambina perduta, Elena Ferrante, edizioni e/o

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma