venerdì 27 marzo 2015

Tu

Ricordo bene il nostro primo, vero, incontro. Indossavi quella tutina bianca e fucsia, decorata con due gattini sotto un ombrello che si riparano da una pioggia di cuori. I capelli neri, pettinati con la scrima, l'odore di alcol della medicazione e una vigilatrice gentile che, nonostante a quell'ora tu dovessi stare nella nursery, fece uno strappo alla regola per farci conoscere.
Ricordo di aver affondato il naso nel tuo collo, per aspirare l'odore buono di nuovo. Ricordo lo stupore nel rigirarmi le tue manine tra le mie. Potevano essere così piccole e perfette allo stesso tempo? Poteva un'unghia raggiungere una dimensione tanto ridotta? Poteva tutto ciò essere uscito da me?
E ricordo la punta dolorosa di un pensiero che si incuneò in quella felicità: questa probabilmente sarà la mia ultima prima volta con un neonato mio. A dire il vero, considerando com'era andato il primo parto, sarebbe stata anche la prima e ultima prima volta.
mammasenzarete

Quattro anni sono passati da allora e il rimpianto precoce si è affievolito. Non ci sono stati vuoti tra noi, ma solo pieni, momenti densi e vissuti intensamente. Come immaginavo, cominciano a delinearsi i primi scontri: tu pesti i piedi perché non accetti restrizioni, a me fuma il cervello per l'impossibilità di ragionare con la tua cocciutaggine e perché non riesco a leggere i tuoi capricci. Niente di speciale, tutto previsto.
Poi però torna il sole e all'improvviso, senza un apparente perché, ci perdiamo nei nostri abbracci, ci guardiamo, sorridiamo, e stiamo lì strette, strette come se non ci fosse altro da fare.
Domani festeggerai il tuo quarto compleanno, non vedi l'ora. Io posso solo stare qui ad osservarti e fare da testimone ai tuoi cambiamenti perché, anche se ai miei occhi sei sempre la piccola smorfiosa di casa, mi accorgo che la tua testa e il tuo corpo ti portano avanti, verso mete tutte da scoprire. Fa male ed è bello allo stesso tempo. Sto rinunciando ad avere una bimba, ansiosa di scoprire che ragazzina, e che donna, sarai.
Ecco allora che, per ricordarmi di te adesso, posso solo ringraziarti di quello che sei. 
Grazie per esserci, innanzitutto. Grazie perché sei una sorella affettuosa, invadente e prepotente al punto giusto.
Grazie per le tue chiacchiere irrefrenabili che impediscono il silenzio; grazie per i disegni che svolazzano per tutta la casa; grazie per le tue risate che sono come biglie di vetro in caduta libera; grazie per la simpatia, le moine e le smorfie che elargisci con studiata generosità.
Grazie perché giochi da sola; grazie perché dormi da sola; perché sei autonoma, indipendente e coraggiosa. Grazie perché, anche quando confrontarti con gli altri ti mette a disagio, non ti lamenti e trovi la forza.
Grazie per come ti insinui fra le mie braccia al momento della buonanotte.
E anche se so che mi rende più difficile comprenderti, grazie per non assomigliarmi per niente.
Auguri.

lunedì 23 marzo 2015

Da dove cominciamo

Son passati più di quattro anni da quando, frugando su Internet per ben altri motivi, mi sono imbattuta nel mondo del blogging e del mummy blogging in particolare.
E' stato, devo ammetterlo, amore a prima vista. C'erano donne davvero brave a scrivere, ma non solo, quel che dicevano era interessante, divertente, piacevole e veniva voglia di tornare a visitare le loro pagine per leggere qualcosa di nuovo.
All'epoca aveva un bambino piccolo di nemmeno due anni, arrivato subito dopo esserci sposati (io e mio marito), ma subito subito, perché la gravidanza era durata solo sette mesi "arricchiti" da altri due di soggiorno in Utin.
In meno di un anno la mia vita era cambiata molto, e molte volte. Forse ero anche psicologicamente debilitata, e, insomma, imbattermi in quei blog mi ha aiutato a comprendere quel che mi stava succedendo e a capire che non ero sola. La maternità porta a tutte gli stessi dubbi e lo stesso stress.
Ecco quindi che nei freddi e lunghi pomeriggi invernali passati tȇte a tȇte con mio figlio, arrotondata nel frattempo da un secondo pancione, dopo aver giocato a nascondino, guardato foto, tirato fuori dal sacco tutti i giochi in nostro possesso, combattuto con la spada di gommapiuma e incastrato i pezzi nel puzzle di legno, esaurito il mio repertorio di mamma compagna di giochi, accendevo il computer e con Ieie sulle ginocchia ci abbandonavamo a un po' di sano relax in modalità finestre affiancate. Una con le canzoncine per bambini per lui e l'altra con i blog per me.
E' cominciato così, come un passatempo trasformatosi a poco a poco in un'idea dapprima strisciante"Perché non aprire un blog?" divenuta poi quasi un bisogno.
C'è voluto molto prima che il proposito diventasse realtà, ma fa parte della mia personalità tentennante e indecisa. Per la precisione, un parto, una trasloco, un ciclo di scuola completato e tutte le varie ed eventuali della vita e così eccomi qui. Un po' più vecchia, molto più stanca, con ancora più dubbi di prima e due bimbi lanciati sulla via della crescita.
La domanda, quindi, è d'obbligo: che blog sarà il mio? Perché sì, so cucinare, ma mi limito a proporre ricette trovate sui libri per cui, a meno di non darvi titolo e numero di pagina, il mio non sarà un blog di cucina; preparo tanti dolci, buoni eh?, ma nessuno talmente spettacolare da meritare un servizio fotografico; ammiro quelle mamme creative e portate per il bricolage, ma l'unico risultato nell'aver conservato nastri, scampoli, sacchettini e fiori finti, fedele al motto che tutto può avere una seconda vita, è che ho un cassetto del comò pieno di roba inutilizzata (su dai, non è vero, i nastri li adopero per aiutare mia figlia ad acconciare i capelli delle bambole). Consigli di moda non ne posso dare, che a volte lotto per un'ora con lo specchio reo di non esaltare gli abbinamenti che ho scelto; i viaggi mi piacciono, ma non è che parta così spesso da poter fare tutti 'sti racconti.
A conti fatti, dunque, c'è  solo una cosa che resta: scrivere. Adesso non dirò che scrivere per me è essenziale, che sin da bambina ho riempito pagine di ricordi e tutte quelle cose che anch'io ho letto spesso e ovunque. E' così anche per me, e basta.
Ma siccome il tempo fugge, e si porta via un pezzettino di noi, questo sarà il mio modo per fermarlo. Per ricordare, ché spesso i momenti scivolano via nei buchi della memoria. Per dipingere Ieie e Lolla e pensare di aver ancora i miei piccolini, quando saranno un uomo e una donna impegnati a vivere. Per confrontarmi, certo, e per dare un senso. A tutto.
Bene, credo sia tutto. Posso cominciare.