In una Roma anni '60, la ventiseienne Giovanna è una sceneggiatrice molto apprezzata. Bella e determinata, preferisce farsi chiamare Giò, perché è un nome fresco, frizzante e ben le si addice visto che ha deciso che non farà la fine di tante donne, non stirerà mai camicie e non piangerà. Ma Giò è anche un mix di contraddizioni, cinica e ingenua, indipendente e bisognosa d'amore, donna e bambina, che esploderà quando il suo produttore le regalerà una vacanza di due mesi negli Stati Uniti per preparare una nuova sceneggiatura.
In questa terra promessa, sognata sin da quando, dodicenne, ascoltava col cuore in preda agli spasmi del primo amore, i racconti di un giovane soldato americano in fuga dai tedeschi e mai più rivisto, Giò si imbatterà in Richard, che fragile, sentimentale e infantile, è il suo esatto opposto. Nascerà una storia tormentata, complicata dall'immischiarsi dell'amico Bill, e che, per un breve tempo, farà di Giò un'altra persona, un'amante votata al proprio uomo più che una donna indipendente, fino al drammatico, inaspettato finale.
Scritto nel 1962, Penelope alla guerra è il primo romanzo pubblicato da Oriana Fallaci. Si sente nello stile ancora acerbo, nel fraseggiare asciutto (sebbene comprensibile visto che la Fallaci era anzitutto una giornalista), nella storia che vola via veloce senza indugiare troppo su situazioni e scene.
Eppure il romanzo mostra anche tutta la bravura della Fallaci, che riesce sin da subito a catturarti e incuriosirti e che dimostra grandi capacità introspettive e acume. Formidabili, a mio avviso, le descrizioni, o meglio l'analisi che fa degli Stati Uniti. Di questo Paese, che all'epoca emanava sull'Italia una luce di ricchezza, prosperità e glamour, la Fallaci riesce già a cogliere la bellezza e le enormi contraddizioni, e, di più ancora, riesce a prevedere come la modernità americana influenzerà il futuro del Vecchio Continente, con una lungimiranza e una lucidità che fa sembrare impossibile sia stato scritto oltre cinquant'anni fa.
La storia di Giò, che nell'America trova quasi un alter ego naturale, è, in sintesi, la storia delle donne appena uscite dalla guerra, divise tra un passato "casalingo" e un futuro ricco di nuove opportunità, con tutti i compromessi e le difficoltà che questo avrebbe comportato. Forse per questo Giò è tanto moderna. Nel finale, sola nella sua casa, sembra rappresentare tutte noi, costrette a ingoiare lacrime per poter essere tutto ciò che vogliamo.
Penelope alla guerra, Oriana Fallaci, Bur Rizzoli
Eppure il romanzo mostra anche tutta la bravura della Fallaci, che riesce sin da subito a catturarti e incuriosirti e che dimostra grandi capacità introspettive e acume. Formidabili, a mio avviso, le descrizioni, o meglio l'analisi che fa degli Stati Uniti. Di questo Paese, che all'epoca emanava sull'Italia una luce di ricchezza, prosperità e glamour, la Fallaci riesce già a cogliere la bellezza e le enormi contraddizioni, e, di più ancora, riesce a prevedere come la modernità americana influenzerà il futuro del Vecchio Continente, con una lungimiranza e una lucidità che fa sembrare impossibile sia stato scritto oltre cinquant'anni fa.
La storia di Giò, che nell'America trova quasi un alter ego naturale, è, in sintesi, la storia delle donne appena uscite dalla guerra, divise tra un passato "casalingo" e un futuro ricco di nuove opportunità, con tutti i compromessi e le difficoltà che questo avrebbe comportato. Forse per questo Giò è tanto moderna. Nel finale, sola nella sua casa, sembra rappresentare tutte noi, costrette a ingoiare lacrime per poter essere tutto ciò che vogliamo.
Penelope alla guerra, Oriana Fallaci, Bur Rizzoli